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"Poi quello SBAGLIO
della mente umana che È
la TEORIA DEL GENDER"

















Durante la visita pastorale a Pompei e a Napoli ed in particolare nell'incontro con i giovani sul lungomare Caracciolo del 21 marzo 2015, il Santo Padre alla domanda di una coppia di sposi sulla difficoltà della famiglia nel frangente attuale, rispondeva:

"La famiglia è in crisi: questo è vero, non è una novità. I giovani non vogliono sposarsi, preferiscono convivere, tranquilli e senza compromessi;"

e continuava elencando una serie di cause diverse, dalla mancanza di fede fino a:

"... Poi ci sono le colonizzazioni ideologiche sulle famiglie, modalità e proposte che ci sono in Europa e vengono anche da Oltreoceano
Poi quello SBAGLIO della mente umana che È la TEORIA DEL GENDER, che crea tanta confusione.
Così la famiglia è sotto attacco.
Come si può fare, con la secolarizzazione che è attiva? Come si può fare con queste colonizzazioni ideologiche? Come si può fare con una cultura che non considera la famiglia, dove si preferisce non sposarsi?"


Noi crediamo fondamentale salvaguardare l'essere umano creato uomo e donna secondo il disegno di Dio ed in considerazione della sopracitata presa di posizione di Papa Francesco si è ritenuto opportuno approfondire questo argomento con una serie di articoli e considerazioni utili per riflettere sul momento difficile che sta attraversando la nostra società.

In particolare si è voluto offrire un piccolo contributo ai "genitori, spesso poco informati o tenuti volutamente all'oscuro dei nuovi programmi insegnati nelle scuole, perché prendano coscienza del grave problema educativo che tale ideologia rappresenta per i loro figli e perché conoscano anche il più ampio panorama culturale all'interno del quale la “teoria gender” è stata partorita." (Pontificio consiglio per i Laici)

Nel Convegno pastorale della Diocesi di Roma, il Santo Padre asseriva:

"I figli maturano vedendo papà e mamma così; maturano la propria identità nel confronto con l’amore che hanno papà e mamma, nel confronto con questa differenza... E questa comunione nella diversità è molto importante anche per l'educazione dei figli, perché le mamme hanno una maggiore sensibilità per alcuni aspetti della loro vita, mentre i papà l'hanno per altro."

È necessario mantenere viva l'attenzione sul tema dell'educazione e fornire ai genitori i migliori strumenti per prendersi cura dell'istruzione dei propri figli.
A tal proposito, si ricorda l'articolo 30 della Costituzione: "è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli..." e l’articolo 26 (comma 3) della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo: “I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli”.

Per una maggiore comprensione, si riporta anche la scheda informativa del Pontificio consiglio per i Laici, che afferma:

"Dietro la cosiddetta “teoria gender”, che pretende di cancellare le differenze, le specificità e le ricchezze insite nell’essere uomo e nell’essere donna, si nasconde una radicale negazione dell’antropologia cristiana e del disegno creatore di Dio che ha fatto della differenza, della complementarietà e della reciprocità maschio-femmina il costitutivo dell’essere umano.
Ma, come ha detto Papa Francesco: «Rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione» (Udienza generale, 15 aprile 2015).
È dunque in atto già da alcuni anni il tentativo – che si fa sempre più aggressivo col passare del tempo – di introdurre in ogni parte del mondo una nuova mentalità, una nuova cultura (anti-cultura!), nuovi valori (anti-valori!) che, partendo dai primissimi anni dell’istruzione scolastica, intendono far penetrare in tutti una visione distorta della persona umana, della sessualità, del matrimonio, della famiglia, delle relazioni interpersonali in genere.
Si tratta di una visione che prescinde del tutto dal progetto di Dio e che riduce la differenza sessuale a mera costruzione culturale e pertanto modificabile, alterabile a proprio piacimento."



A fine pagina sono disponibili articoli, documenti e video di utile consultazione






"I cristiani, come tutti gli uomini di buona volontà, sono chiamati, per un grave dovere di coscienza, a non prestare la loro collaborazione formale a quelle pratiche che, pur ammesse dalla legislazione civile, sono in contrasto con la Legge di Dio. Infatti, dal punto di vista morale, non è mai lecito cooperare formalmente al male. Tale cooperazione si verifica quando l'azione compiuta, o per la sua stessa natura o per la configurazione che essa viene assumendo in un concreto contesto, si qualifica come partecipazione diretta ad un atto contro la vita umana innocente o come condivisione dell'intenzione immorale dell'agente principale. Questa cooperazione non può mai essere giustificata né invocando il rispetto della libertà altrui, né facendo leva sul fatto che la legge civile la prevede e la richiede: per gli atti che ciascuno personalmente compie esiste, infatti, una responsabilità morale a cui nessuno può mai sottrarsi e sulla quale ciascuno sarà giudicato da Dio stesso (cf. Rm 2, 6; 14, 12)."

Papa San Giovanni Paolo II - Evangelium Vitae, 74












"Don, ma il gender che roba è?"





Alcune delucidazioni su quello che il Papa ha definito "un errore della mente umana"


Don, papa Francesco ha definito la teoria del gender “un errore della mente umana”. Che significa?

Papa Francesco ha il dono di riassumere in poche parole concetti profondi; questo a volte può generare incomprensioni in persone prevenute, o nei titoli di certi giornali… Però ha il merito inestimabile di obbligare a una riflessione seria, se siamo davvero interessati a capire il pensiero del Pontefice. L’espressione “errore della mente umana”, non l’ha inventata lui; si ritrova in teologia morale, in filosofia e in psicologia, nel contesto del rapporto tra le nostre capacità cognitive e la realtà. Non si riferisce a un errore qualsiasi: infatti nel processo di conoscenza siamo sempre esposti a sbagliare, anzi, la conoscenza umana procede naturalmente per approssimazione: “sbagliando s’impara”. Si riferisce invece a un errore strutturale, di principio, per cui, commesso quello, non possiamo imparare più nulla della realtà, ma restiamo prigionieri dell’errore.



Eppure la teoria del gender ormai è condivisa da tutti...

Questa adesione generalizzata per sé non è della gente, ma dei mezzi di comunicazione e delle potenze finanziarie e politiche, e non dimostra la giustezza della teoria. Anzi, i processi stessi di omologazione mediatica ne testimoniano indirettamente la falsità. La conoscenza della realtà è complessa, problematica, non può essere ridotta a uno schema semplicistico, allo slogan: “maschile e femminile sono una costruzione culturale, la natura non c’entra...”. Uno slogan non ammette sfumature, per questo può prestarsi a giustificare gli sviluppi più aberranti.



Dicono però che solo gli omofobi e i cattolici integralisti vi si oppongono...

È evidente che non è una questione religiosa, e tanto meno si tratta di discriminare gli omosessuali. Ma l’unico modo di promuovere una menzogna è zittire chi dice la verità. È un bisogno tipico degli “errori della mente umana”: non se ne può discutere, altrimenti ne emerge subito l’inconsistenza. Il nazismo e il comunismo sono buoni esempi di questi errori strutturali: una teoria vale più del dato reale. Quindi, poiché il reale, uomini compresi, non corrisponde alla teoria, va manipolato o eliminato. Anche quelle vecchie ideologie venivano inculcate ai bambini nelle scuole, come si vuole fare oggi con il gender. Infatti gli errori della mente umana hanno bisogno dell’imposizione, della calunnia e della violenza per sopravvivere alla realtà, non c’è altra via. Alla fine, certo, soccombono, ma a che prezzo!



Eppure la teoria del gender sembra il punto più evoluto della cultura occidentale. Opporsi significa essere retrogradi.

Il valore di una cultura è dato dalla sua capacità di interpretare il reale, di costituire cioè una relazione armonica tra le persone, la società e il mondo. Ora noi siamo in una cultura che nega il valore del reale, fino a considerarlo un dato negativo, e attribuisce a se stessa la capacità e il diritto di generare un’ alternativa al dato reale: il nemico è la realtà stessa con le sue evidenze. Ma una costruzione mentale in contrasto assoluto con la realtà si chiama delirio: non siamo più in una cultura, ma in un delirio! Nel nostro caso: un delirio di onnipotenza. Opporsi a una tal cosa non è questione di progressisti o conservatori. Significa semplicemente mantenere un equilibrio psichico.



Ma sembra che chi si oppone sia sconfitto in partenza: guarda l’Irlanda!

Il problema dell’Irlanda è semplicemente che la gente non sa più cos’è un matrimonio. È chiaro che i mezzi di cui dispone il gender per confondere e diffondersi sono incomparabilmente più efficaci di qualunque tentativo di opposizione. Tuttavia è questo il tempo di fare resistenza, di combattere centimetro per centimetro con le armi della ragione, ma anche semplicemente dell’evidenza. Ogni famiglia che mostra la bellezza del matrimonio vero è un pugno allo stomaco dei gran sacerdoti del pensiero unico. Questa resistenza, apparentemente inutile e marginale, sgretolerà il gigantesco idolo dai piedi di argilla che è la teoria del gender. Quando? non so. Speriamo presto.


fonte:
ZENIT.org - Innovative Media Inc - Don Antonio Grappone








"Per esempio, io mi domando, se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione. Per risolvere i loro problemi di relazione, l’uomo e la donna devono invece parlarsi di più, ascoltarsi di più, conoscersi di più, volersi bene di più."

Papa Francesco







Il gender, la società senza sesso e il compito di noi madri e padri.
Alla riscoperta della bellezza del corpo





Eugenia Scabini: è giunto il momento di una presenza vigile e attiva delle famiglie. Non per una battaglia ideologica ma per fare riemergere «un’ecologia dell’uomo» che lo protegga dalla distruzione di se stesso


Eugenia Scabini, autrice di questo articolo, è professoressa di Psicologia dei legami familiari presso la facoltà di Psicologia dell’Università cattolica di Milano, di cui è stata preside dal 1999 al 2011.

Vi ricordate il 12 maggio 2007, quella singolare manifestazione a Roma chiamata “Family day”? Al di là degli obiettivi, è stata anche, per chi vi ha partecipato, una grande festa di popolo, di vitalità delle famiglie. Sono passati non molti anni da quel giorno e il nostro mondo è occupato da tutt’altri scenari che hanno impegnato in dibattiti e manifestazioni, ma anche in precise scelte giuridiche e sociali, molti paesi europei tra cui la Francia e la Spagna: il matrimonio per le coppie omosessuali, con possibilità o meno di adozione dei figli, la sostituzione dei termini “padre” e “madre” con il più generico “genitore A” e “genitore B” o uno e due.

Tutto questo ci ha in parte sorpreso, a volte preoccupato, ma comunque nella maggioranza dei casi l’abbiamo vissuto un “po’ a distanza”, vuoi perché capitava altrove, vuoi perché urgenti e pressanti aspetti legati alla crisi economica ci avevano forse fatto sentire questi temi meno fondamentali per la vita delle famiglie, sottovalutandone la loro importanza ai fini di una vita squisitamente umana.

Tuttavia, ora con una strategia meno frontale ma più sottilmente invasiva, si fanno avanti anche da noi proposte o iniziative come l’utilizzo a Milano dei moduli per l’iscrizione alla scuola con la generica definizione di “genitore” invece che di “padre” e “madre” o la pubblicazione della “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, a firma di Unar e del dipartimento per le Pari opportunità.

Quest’ultima va ben oltre la più che legittima denuncia del bullismo e dell’omofobia e, mettendo in scacco alcuni capisaldi della costruzione dell’identità personale e familiare, ha provocato più che legittime proteste soprattutto per quanto riguarda il fronte educativo, proteste che hanno poi portato a un blocco della iniziativa.

È quindi il momento che quel popolo festoso riprenda coscienza di sé e faccia sentire la sua voce, non tanto per vincere una battaglia che si presenta chiaramente ideologica, ma per fare riemergere quella che papa Benedetto ha indicato come «un’ecologia dell’uomo» che sia in grado di proteggerlo «contro la distruzione di se stesso», recuperando e vivificando i fondamentali dell’umano.

Ma quali sono i fondamentali dell’umano? Innanzitutto la persona che, con la sua inviolabile dignità umana e la sua libertà, è riferimento centrale della civiltà europea ed esplicitamente al centro della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Dire persona è ben diverso che dire individuo, entità astratta e sciolta dai legami, che pure ha determinato lo sviluppo del pensiero del Novecento. La persona, unica e irripetibile, è costitutivamente un “essere in relazione”: in breve, ciascuno di noi è un “generato” che rimanda costitutivamente ai “generanti”, entro una catena generazionale del dare-ricevere la vita imprescindibile per l’identità di ciascuno e, al tempo stesso, per l’identità della società in cui le persone si muovono.

Come ben dice papa Francesco nella Lumen Fidei: «La persona vive sempre in relazione. Viene da altri, appartiene ad altri, la sua vita si fa più grande nell’incontro con altri. E anche la propria conoscenza, la stessa coscienza di sé, è di tipo relazionale, ed è legata ad altri che ci hanno preceduto: in primo luogo i nostri genitori, che ci hanno dato la vita e il nome. Il linguaggio stesso, le parole con cui interpretiamo la nostra vita e la nostra realtà, ci arriva attraverso altri, preservato nella memoria viva di altri. La conoscenza di noi stessi è possibile solo quando partecipiamo a una memoria più grande».



Un corpo vivente

Ma dire che la persona è “un essere in relazione” non è dire una cosa vaga e impalpabile, perché la persona è un corpo vivente. Vorrei porre l’accento sulla parola “corpo”, quel corpo che oggi è da una parte esaltato e dall’altra manipolato a piacimento e ridotto a un insieme di organi. Sappiamo invece dalla ricerca psicologica che, sin dalle prime fasi della vita, il corpo umano è attraversato da primordiali emozioni, stati mentali, capacità di interazioni e, fin dalla vita intrauterina, risponde ed è influenzato (soprattutto attraverso il corpo della madre) da ciò che lo circonda e dal mondo affettivo e relazionale della sua famiglia, che lo attende, pre-figurando il suo “posto”.

Il corpo umano è vivo, è vivente. Corpo vivente significa affermare che l’aspetto sorgivo dell’essere umano è costituito da un’unità biologica, psichica, spirituale e relazionale. La persona è, e come tale può pensarsi e agire, entro tale unità e in forza di essa. La vita umana, che la Chiesa ha sempre con grande forza difeso, è data dalla coscienza che essa è il bene per eccellenza senza del quale nulla potrebbe sussistere. Dire corpo vivente significa al tempo stesso dire “corpo sessuato”.

L’essere sessuato investe tutta la persona umana e non è solo una differenza anatomica. L’umanità esiste al maschile e al femminile e una società vera è quella in cui le persone possono compiere l’imprescindibile itinerario di umanizzazione che le porta dal nascere maschio e femmina, al divenire uomo e donna.

In questo processo la famiglia ha un ruolo fondamentale: come dice il noto psicologo Urie Bronfenbrenner, «la famiglia rende umani gli esseri umani». E qui sta il fondamento dei diritti della famiglia che troviamo chiaramente espresso nella Carta dei diritti della famiglia di cui da poco abbiamo celebrato i 30 anni della sua pubblicazione (e che vale la pena rileggere). Qui, e non prima, si innesta l’itinerario in cui la cultura, a partire da questa originaria differenza (e non a prescinderne) offre la trama dei significati personali e sociali, essenziali nella costruzione dell’identità. In questa prospettiva il corpo, lungi dall’essere un limite di cui liberarsi – e attraverso interventi manipolatori, passare dall’essere maschio al diventare femmina e viceversa e alle ormai numerose varianti – è la risorsa primordiale e la sede della persona: io “sono” un corpo e non “ho” un corpo.



La dualità maschio femmina

Con felicissima espressione Giovanni Paolo II nelle famose “Catechesi del Mercoledì” così ribadisce l’unità di corpo e persona e la sua riconoscibilità nella relazione tra l’uomo e la donna. «Quando il primo uomo, alla vista della donna esclama: “È carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa” (Gen, 2,23), afferma semplicemente l’identità umana di entrambi. Così esclamando, egli sembra dire: “Ecco un corpo che esprime la ‘persona’”» (Udienza generale 9 gennaio 1980).

Così viene figurato il mistero dell’essere umano, creato nella dualità di maschio e femmina e, quindi, radicato in una differenza, ma pure segnato da una comune appartenenza al genere umano. È quest’ultima che consente all’uomo e alla donna, al maschile e al femminile, di non essere abissalmente distanti, ma, nella relazione e tensione reciproca, parti indispensabili dell’intera umanità. L’altro consente a me stesso di riconoscermi, l’altro è la mia attrattiva e il mio destino. L’altro: l’altro genere, l’altra generazione, l’Altro, il Creatore di tutte le cose che ha creato l’uomo a Sua immagine e somiglianza e l’ha creato maschio e femmina. Così ci dice l’antropologia del principio che ci pone dinnanzi all’umano come costituito da una “uguaglianza differenziata”.

Giovanni Paolo II, per esprimere questa condizione originaria ha coniato una espressione nuova, un neologismo. Ha parlato dell’uomo e della donna come «uni-dualità relazionale», che consente a ciascuno «di sentire il rapporto interpersonale e reciproco come un dono arricchente e responsabilizzante» (Lettera alle donne 8).

La corporeità e l’essere situati nella differenza sessuale ci parla così dell’unità procreativa e del generare nella direzione del «dono arricchente e responsabilizzante» bene vitale e primario della famiglia e fonte della stessa sopravvivenza e sviluppo della società. Ma il compito affidato all’uni-dualità interpersonale non si ferma qui poiché l’uomo e la donna, con il loro comune e collaborativo contributo, devono portare a compimento il mondo e la storia. «Il matrimonio e la procreazione in se stessa non determinano definitivamente il significato originario e fondamentale dell’essere corpo, né dell’essere, in quanto corpo, maschio e femmina», così ancora ci dice questo grande Papa (Udienza generale 9 gennaio 1980).



La comparsa dell’individuo

Certo non facile è mantenere insieme la comunanza senza svilirla nella omologazione e la differenza senza creare pericolose scissioni. Non facile mantenere viva la tensione tra il femminile e il maschile senza farla esplodere nel conflitto o rinchiuderla nel dominio e subordinazione dell’uno sull’altro. I cristiani non si fanno troppe illusioni al proposito perché sanno che c’è stata una turbativa all’origine (il peccato originale che Giovanni Paolo II peraltro equamente distribuisce tra l’uomo e la donna) e sanno perciò che l’armonia tra i generi ma anche tra le generazioni (le due differenze costitutive dell’umano) vanno sempre pazientemente ricostruite nella vita familiare e sociale e non senza grande sofferenza.

Così la realizzazione storica di questo riconoscimento di pari dignità della persona umana ha incontrato non poche difficoltà ed è ancora oggi ben lungi dall’essere rispettato. Ne hanno fatto le spese soprattutto le donne come del resto lo stesso Giovanni Paolo II profeticamente dalla Mulieris dignitatem (1988) alla Lettera alle donne (1995) e in altri numerosi interventi già oltre trent’anni fa denunciava, rilanciando in positivo la peculiarità indispensabile dell’apporto della donna alla vita umana e sociale, parlando di «genio femminile».

Dove sono oggi finiti questi fondamentali e la loro ricchezza e attrattiva? Sono finiti nella latenza, vivono come un patrimonio sommerso al quale così poco riusciamo ad attingere e a far diventare rilevante nella vita personale, familiare e sociale. Invece della persona compare l’individuo con il suo diritto di autodeterminazione e di scelta insindacabile anche quando tale scelta ha conseguenze dirette su un altro essere umano come tristemente accade quando si genera “affittando” un utero o si approva l’eutanasia per i minori come avvenuto di recente in Belgio.

Invece dell’unità corpo-persona assistiamo, come acutamente osservava la psicoanalista Janine Chasseguet-Smirgel già una decina di anni fa, ad una depersonalizzazione del corpo da se stesso, ad una scissione tra io corporeo e io psichico. Il corpo vivente si frantuma, diventa un oggetto muto, si lascia meccanicamente e passivamente trascrivere dalla tecnologia che ne ha preso possesso, non senza guadagno commerciale. La frammentazione del corpo vivente produce schegge impazzite e contraddizioni palesi: edonismo del “fisico”, determinismo del genetico (persino della libertà e moralità) e al tempo stesso attribuzione di enorme potenza alla cultura che avrebbe la capacità di costruire e de-costruire la differenza sessuale.



Recuperare i fondamentali

Nelle teorie del gender di tipo radicalmente costruttivista, oggi di moda, la “differenza reciprocante” del femminile e del maschile collassa in una rappresentazione dell’essere umano come indistinto, indifferenziato, ibrido e si preconizza una società transgenere, postpadre e postmadre. E la questione non sta, come in genere si dibatte, sulla capacità delle coppie, magari dello stesso sesso, di saper ben allevare bambini ma sta nel mettere questi ultimi nella condizione di affacciarsi alla vita con un vuoto di origine.
Il tema della generatività e del suo intrinseco riferimento all’origine è questione centrale sia da un punto di vista antropologico che psicologico, come abbiamo più volte evidenziato nella nostra “prospettiva relazionale-simbolica” di lettura del “famigliare”. In questa deriva, l’itinerario a ritroso che l’umanità oggi rischia di percorrere trascina al ribasso la persona dal riconoscimento, al misconoscimento, all’indifferenza, all’incuria.

Quale il nostro compito? Recuperare i fondamentali e metterli in azione. È oggi il tempo di una presenza attiva, vigile e propositiva degli adulti, delle madri e dei padri (ma sappiamo che possiamo e dobbiamo essere madri e padri anche dei figli altrui) perché nostra è la responsabilità verso le nuove generazioni. Esse devono potersi nutrire di quelle risorse materiali, simboliche e morali che fanno della vita una vita umana. E l’educazione è l’ambito primario di tale impegno perché l’educazione è un proseguimento della generazione come ci ha ben insegnato quel grande uomo e vero seguace di Cristo che è stato don Luigi Giussani. Lui ha svegliato dal torpore più di una generazione e con ciascuna di loro si è messo in moto appassionatamente facendo ritrovare entro la proposta-esperienza cristiana la risposta ai desideri profondi del cuore e un senso dell’agire vivace e concreto nella vita sociale.



Comunione, non divisione

Ogni generazione comincia da capo ma è destinata al fallimento se suppone di cominciare da zero. Deve poter ritrovare nel patrimonio che le arriva, magari impoverito, la traccia di un cammino. Noi non siamo migliori dei nostri padri come cantavamo un tempo pensando invece di riuscirci. Ma possiamo riprenderci e risvegliarci partendo proprio dalla domanda che ci viene dai nostri figli, dalle nuove generazioni.
Dobbiamo fare questo viaggio però insieme, madri e padri, fratelli di condizione e accomunati dalla stessa responsabilità. Il destino del femminile e del maschile è la comunione non la divisione e neppure la realizzazione solitaria. Questa generazione è sfidata nel corpo, come ogni giorno vediamo nella cronaca, e su questo punto si concentra la domanda di umanizzazione e la ricerca di identità.

Forse che per il cristiano il tema è secondario? Il corpo, cristianamente la carne, il corpo di Cristo, il corpo della Chiesa, la resurrezione dei corpi... Che cosa di più attraente di una proposta che fa trovare speranza, vita e pace nell’abbraccio con un Corpo pieno di luce che ci lega profondamente gli uni agli altri e ci rende amici e fratelli, piuttosto che un percorso errabondo alla ricerca di sé attraverso la spettacolarizzazione del proprio corpo o la peregrinazione da un corpo sessuato ad un altro?

Torniamo insieme all’origine. E l’unico modo per essere ancora generativi e per far sì che possano esserlo le nuove generazioni, col loro irripetibile volto.


fonte:
Tempi - Eugenia Scabini








"L'essere genitori si fonda nella diversità di essere, come ricorda la Bibbia, maschio e femmina. Questa è la "prima" e più fondamentale differenza, costitutiva dell'essere umano. E’ una ricchezza. Le differenze sono ricchezze. C’è tanta gente che ha paura delle differenze, ma sono ricchezze. E questa differenza è la “prima” e la fondamentale differenza, costituita dell’essere umano."

Papa Francesco













L’enciclica di Francesco dice no al gender





"Laudato si’", in continuità con il magistero precedente, evidenzia la necessità di un’ecologia umana rispettosa delle differenze sessuali


Che papa Francesco avesse a cuore le tematiche che attengono alle radici biologiche e antropologiche dell’uomo era già chiaro da tempo. In più occasioni, d’altronde, nel corso delle ultime settimane, il Pontefice ha richiamato all’esigenza di salvaguardare la complementarietà tra uomo e donna, definita “vertice della creazione divina”.

La sensibilità del Papa ha trovato riscontro nella stesura dell’Enciclica Laudato si'. In un passaggio di fondamentale importanza del testo, egli sottolinea che “non si può proporre una relazione con l’ambiente a prescindere da quella con le altre persone e con Dio”. Un simile atteggiamento - ammonisce Francesco, eludendo così ogni equivoco ambientalista - altro non sarebbe che “un individualismo romantico travestito da bellezza ecologica e un asfissiante rinchiudersi nell’immanenza”.

In definitiva, il rispetto dell’uomo precede e anticipa quello dell’ambiente.

Già nella catechesi offerta il 5 giugno 2013, Giornata Mondiale dell’Ambiente, il Santo Padre ebbe a precisare che “coltivare e custodire” sono concetti che non comprendono solo “il rapporto tra noi e l’ambiente, tra l’uomo e il creato”, bensì riguardano “anche i rapporti umani”. Di qui l’esigenza - avvertita da Francesco - di riscoprire una “ecologia umana”, termine usato per la prima volta da San Giovanni Paolo II nell’Enciclica Centesimus Annus. Il Papa polacco osservò che “oltre all'irrazionale distruzione dell'ambiente naturale è qui da ricordare quella, ancor più grave, dell'ambiente umano, a cui peraltro si è lontani dal prestare la necessaria attenzione”.

L’anello di congiunzione tra quel monito presente nella Centesimus Annus e le sollecitazioni di papa Francesco, è costituito dal discorso che Benedetto XVI rivolse al Bundestag (il parlamento federale tedesco) nel settembre 2011. “Anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere - affermò il Papa emerito -. L’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé. L’uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura, e la sua volontà è giusta quando egli rispetta la natura, la ascolta e quando accetta se stesso per quello che è, e che non si è creato da sé”.

Se ne evince che, al contrario, quando l’uomo pretende di governare la natura per svuotarla di senso e sostituirsi a Dio, la sua volontà assume contorni non giusti ma superbi, che evocano il mito di Prometeo che sottrae il fuoco a Zeus decretando così la propria condanna. È in questa prospettiva che si colloca la ridefinizione del sesso su basi esclusivamente culturali: l’uomo che si erge a Dio si arroga persino di poter decidere della propria identità sessuale, di farne un elemento liquido in cui le differenze si confondono e si dissolvono.

È così che nasce l’ideologia gender, che papa Francesco si è chiesto, nell’Udienza generale del 15 aprile scorso, “non sia espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa”. Proseguendo nel ragionamento, il Pontefice ha rilevato che la rimozione della differenza è “il problema, non la soluzione”.

L’argomento è stato poi ripreso due mesi più tardi, l’8 giugno scorso. Incontrando i vescovi di Porto Rico in visita ad limina in Vaticano, papa Bergoglio ha spiegato che “le differenze tra uomo e donna non sono per la contrapposizione o la subordinazione, ma per la comunione e la generazione, sempre a ‘immagine e somiglianza’ di Dio”. Di qui l’appello del Pontefice - rivolto invece ai vescovi di Estonia e Lettonia, giunti in Vaticano due giorni dopo i colleghi portoricani per lo stesso motivo - a “promuovere la famiglia, quale dono di Dio per la realizzazione dell’uomo e della donna creati a sua immagine e quale ‘cellula fondamentale della società’”.

E ancora, la domenica successiva, aprendo il Convegno ecclesiale della diocesi di Roma, papa Francesco si è quindi rivolto direttamente alle famiglie, spronandole ad affrontare la battaglia contro le “colonizzazioni ideologiche” surrettiziamente introdotte nelle scuole italiane e “che avvelenano l’anima e la famiglia”.

Un tale veleno, che mina le basi biologiche ed antropologiche dell’uomo, è più dannoso di quello che si scioglie negli oceani o che penetra nelle radici degli alberi secolari. Esso può corrodere fino a demolire l’umanità, poiché uccide la propensione all’incontro tra uomo e donna quale occasione e condizione indispensabile per la riproduzione della specie umana.

Ecco allora che al terzo capitolo, intitolato Ecologia della vita quotidiana, paragrafo 155, dell’Enciclica Laudato si', Francesco si esprime con toni molto chiari a proposito dell’ideologia gender, pur senza citarla mai esplicitamente. “L’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune - afferma -; invece una logica di dominio sul proprio corpo si trasforma in una logica a volte sottile di dominio sul creato”.

Perciò, “imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana”. Ed “anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé.

In tal modo è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirsi reciprocamente”. Pertanto - conclude con parole inequivocabili - “non è sano un atteggiamento che pretenda di ‘cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa’”.

Questo passaggio dell’Enciclica traccia una marcata linea di continuità tra gli ultimi tre pontefici a proposito di “ecologia dell’uomo”. E il loro appello verrà raccolto domani, 20 giugno, da quanti scenderanno in piazza San Giovanni, per gridare al mondo la verità e l’importanza della differenza sessuale.


fonte:
ZENIT.org - Innovative Media Inc - Federico Cenci








"San Paolo ha scritto che da Dio deriva ogni paternità (Ef 3,15) e possiamo aggiungere anche ogni maternità. Tutti siamo figli, ma diventare papà e mamma è una chiamata di Dio! E’ una chiamata di Dio, è una vocazione. Dio è l’amore eterno, che si dona incessantemente e ci chiama all'esistenza."

Papa Francesco







“Gender: il nuovo marxismo che vuole distruggere l’uomo”





Padre Étienne Roze, autore del saggio ‘Verità e splendore della differenza sessuale’, traccia un’analisi dell’ideologia di genere e indica gli strumenti per sconfiggerla


“La complementarità tra l’uomo e la donna, vertice della creazione divina, è oggi messa in discussione dalla cosiddetta ideologia di genere”. Papa Francesco, durante l’incontro di lunedì scorso con in vescovi di Porto Rico in visita ad limina, è tornato ad accendere i riflettori sulla minaccia rappresentata dal gender. La sua preoccupazione riflette quella della Chiesa tutta, chiamata a testimoniare la bellezza della differenza sessuale dinanzi al proliferare di un’ideologia che pretende di corrodere il bagaglio biologico e antropologico che ha accompagnato per secoli l’umanità.

È in questa prospettiva che si colloca il poderoso saggio Verità e splendore della differenza sessuale (ed. Cantagalli), scritto da don Étienne Roze, parroco d’origine francese nella diocesi di Albano Laziale, dottorato in scienze del matrimonio e della famiglia. Nell’intervista che segue, l’autore risale alle origini del gender, alle implicazioni che da esso scaturiscono e indica infine il modo in cui affrontare e vincere questa battaglia contro un pensiero unico che vuole distruggere le differenze.

***

Padre Roze, come si è arrivati a mettere in dubbio un dato, scontato per gli uomini d’ogni tempo e cultura, qual è la differenza sessuale?

Per rispondere a questa domanda devo risalire alle fonti cui attinge la gender theory. Essa ha a che fare con una deriva dell’intelligenza che trova nel nichilismo la sua massima espressione, dove al realismo subentra l’idealismo. La natura diventa un non senso, cioè è l’uomo che si fa Dio e può plasmare la realtà e la verità a suo piacimento. Quindi, nella misura in cui la realtà che ci circonda non è più un dato originario che ci precede e ci dà dei significati, si pretende di ridefinire anche la differenza sessuale. Questo regresso culturale matura attraverso le applicazioni moderne del nichilismo - cito ad esempio l’esistenzialismo, il costruttivismo e lo strutturalismo - le quali sono state studiate, assorbite e reinterpretate dalle femministe attive nelle università americane negli anni ’70 e ’80. È da questa sintesi che nasce la gender theory, che si affaccia nella storia nel 1995, a Pechino, nel corso della Conferenza mondiale sulle donne. In quest’occasione la nota femminista Judith Butler teorizza, per la prima volta in un contesto così importante, un netto dualismo tra genere e sesso.



Il gender viene brandito dai suoi fautori come un’arma contro le discriminazioni...

Esatto. Il gender si inserisce in una dialettica di odio e di antagonismo tra due elementi, affinché uno possa sconfiggere l’altro. È il passo che conduce dal nichilismo, il quale è un mero filosofeggiare, al marxismo, che traduce la filosofia in storia. Karl Marx è il maestro di queste femministe. Il comunismo ha creato un conflitto per sopprimere le discriminazioni tra il proletariato e il capitale, ma sappiamo com’è andata a finire...
Oggi, nella reinterpretazione femminista del metodo di Marx, il capitale è rappresentato dall’eterosessualità e il proletariato da tutti i generi fluidi e in continua evoluzione, che in lingua inglese vengono indicati con il termine queer. Essi sono una cinquantina, oltre alle identità raggruppate sotto l’acronimo Lgbt. Secondo le congetture di queste femministe, la storia è stata dominata per secoli dall’oppressione dell’eterosessualità come condizione necessaria per la riproduzione dell’essere umano, ma è finalmente giunta l’ora in cui le catene della schiavitù verranno spezzate.
In che modo? Attraverso l’ectogenesi, ossia la possibilità di avere dei bambini al di fuori di un corpo femminile. A questo punto l’essere donna non avrà più a che fare con il dato reale della maternità, che invece verrà completamente assorbita dalla biotecnica.



Questa ideologia si introduce nei palazzi istituzionali, nei luoghi di cultura come la scuola... A chi giova?

Giova a chi ha il potere, il quale ha interesse affinché un pensiero unico schiacci l’umanità rendendola docile a ogni imposizione. La storia dimostra che affermare un pensiero unico rende più facile il lavoro alle classi dominanti. Gli esempi in tal senso sono recenti e atroci: la pretesa di Hitler di imporre il dominio di una razza ariana e quella comunista di massificare le persone privandole della propria dignità. Sicuramente il gender non giova però all’uomo, perché la differenza è condizione di nascita. Se la differenza viene cancellata, avremo un vuoto che ci fagociterà fino a distruggerci. È uno scenario che ricorda quanto si legge nella Bibbia.



A quali passaggi fa riferimento?

Ad esempio, nel capitolo 7 del libro di Geremia, versetto 34, troviamo: “Io farò cessare nelle città di Giuda e nelle vie di Gerusalemme le grida di gioia e la voce dell’allegria, la voce dello sposo e della sposa, poiché il paese sarà ridotto a un deserto”. E ancora, nell’Apocalisse, capitolo 18 versetti 21-23, si legge: “...e la voce di sposo e di sposa non si udrà più in te”. Ebbene, non vorrei passare per un profeta della malora, ma la società concepita dai fautori del gender, priva della differenza tra uomini e donne che possano unirsi e procreare, diventerebbe un deserto…



Come evitare questo scenario? Scrive il card. Elio Sgreccia nell’introduzione al suo libro: “La migliore confutazione della filosofia decostruttiva del gender sta nella presentazione della positività racchiusa nell’antropologia cristiana”...

Il card. Sgreccia ha colto l’intuizione che sta dietro al mio libro, la quale sgorga dalla frase di Fedor Dostoevskij, “la bellezza salverà il mondo”. Nel testo, dopo aver presentato nel primo capitolo la gender theory, ho cercato di mettere in evidenza la verità e lo splendore della differenza sessuale considerandola a livello filosofico, esegetico, antropologico, biologico e psicologico. Nel corso dei secoli, le varie eresie hanno consentito alla Chiesa di svolgere un’opera di approfondimento per confutarle.
Oggi il gender, pur non essendo un’eresia bensì un’ideologia, ci sta dando la possibilità di approfondire la dimensione creaturale della differenza sessuale. È dunque importante agire su due piani: su quello pubblico, attraverso manifestazioni come quella che si terrà in piazza San Giovanni il 20 giugno, e su quello intellettuale. Si tratta di saper cogliere, affrontare e fare tesoro di questa nuova battaglia.


fonte:
ZENIT.org - Innovative Media Inc - Federico Cenci








"E questa comunione nella diversità é molto importante anche per l'educazione dei figli, perché le mamme hanno una maggiore sensibilità per alcuni aspetti della loro vita, mentre i papà l'hanno per altro."

Papa Francesco













Il Messaggio del Pontificio Consiglio per la Famiglia rivolto al Comitato Difendiamo i nostri figli:





+ Vincenzo Paglia – Presidente PCF


Cari amici del Comitato Difendiamo i nostri figli,

con piacere intendo far giungere alla manifestazione da voi promossa questo Messaggio, a nome del Pontificio Consiglio per la Famiglia.

Papa Francesco, incontrando alcuni giorni fa dei vescovi europei, ha detto loro, citando la Sua preziosa Esortazione Evangelii Gaudium: Desidero con voi condividere la mia ferma volontà di promuovere la famiglia, quale dono di Dio per la realizzazione dell’uomo e della donna creati a sua immagine e quale «cellula fondamentale della società», «luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dovei genitori trasmettono la fede ai figli” Queste parole del Papa testimoniano l’amore della Chiesa per il nostro mondo e il nostro tempo.



Ci chiediamo: quale futuro prepariamo per i nostri figli, per le nuove generazioni?

Credo la famiglia cristiana, fondata sul matrimonio monogamo e indissolubile, possa costituire una grande risorsa per la società del futuro. Chi fa esperienza della bellezza e della serenità che scaturisce da un matrimonio felice sa bene il valore che apporta alla società un legame stabile e fruttuoso.
È un capitale sociale su cui investire attenzioni, riflessioni ed energie. Viviamo in una società che sembra aver smarrito la capacità di tessere e vivere legami e rapporti d’amore stabili, robusti, sulle cui spalle fondare storie di famiglie salde, capaci di accompagnare i più deboli, di educare figli, di sostenersi da anziani.
La mentalità di questo mondo irrompe pericolosamente dentro le mura domestiche o impedisce che con pazienza e tenacia si formi una famiglia solida. Ma la Chiesa, che annuncia il Vangelo dell’amore misericordioso, ama gli uomini e le donne e per questo propone la vera bellezza della famiglia unita, stabile, aperta alla vita, all’amore per i nonni e per tutti coloro che, a casa, nel tempo della debolezza hanno bisogno di aiuto e di sostegno. Una famiglia ove le differenze sono sempre una ricchezza, un’opportunità e mai un ostacolo da eliminare.



I nostri figli hanno il diritto di essere sostenuti da una famiglia fondata seriamente sul matrimonio.

Nella società si fa sempre più pericolosa la tentazione di vivere e crescere da soli, in una vita impostata solitaria, come se gli altri fossero avversari o nemici. E tutto diventa breve, rapidamente consumabile e fluido.
Se il mondo sa costruire solo legami brevi, noi vogliamo una famiglia lunga! Se la società si fa liquida noi proponiamo una famiglia forte, salda, fondata sulla roccia del Vangelo e della Chiesa. Nell’uomo e nella donna, creati a immagine del Dio Trinitario, è posto in fondo al cuore il desiderio di comunione e di famiglia. Se chiediamo a chi è giovane di individuare il valore più importante nella vita, indicherà, ancora oggi, la famiglia.
È urgente e necessario che anche i governi dei nostri Paesi si impegnino con fantasia e responsabilità a creare opportunità e occasioni perché le giovani generazioni siano aiutate e incoraggiate a crearsi una famiglia e a desiderare di avere dei figli. La Chiesa, esperta di umanità e piena di amore per l’uomo contemporaneo, è chiamata – con passione e rispetto per tutti – a mostrare alla società quale sia il vero bene per il futuro del genere umano: imparare a creare e far maturare famiglie forti nell’amore, accoglienti e capaci di formare donne e uomini che si sentano realizzati nella loro missione di rendere questo nostro mondo migliore di come ci è stato affidato.
I nostri figli, i bambini di oggi, attendono da noi un’assunzione seria e profonda di responsabilità perché sappiamo mostrare loro e al mondo intero tutta la ricchezza e la grandezza della famiglia cristiana. Per questo auguro alla vostra Manifestazione un pieno successo, con la certezza che porterà un contributo prezioso alla vita della Chiesa e di tutte le persone che hanno a cuore il bene dell’intera umanità.


APPROFONDIMENTI:
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La rivelazione e la scoperta del significato sponsale del corpo
(Giovanni Paolo II - 1980)


Pontificio Consiglio per la Famiglia - Carta dei Diritti della Famiglia

Capire il "Gender" in meno di 3 minuti
(Video - La Manif Pour Tous Italia)


Gender, i cinque punti per fare chiarezza (Avvenire)

“Cos’è il gender – per non esperti” (Comitato Articolo 26)

Papa: Differenza uomo donna fa crescere figli. Famiglie reagiscano a colonizzazione ideologica (Radio Vatiana)

Schede informative sulla teoria gender (Pontificio Consiglio per i Laici)

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Salvaguardare l’humanum, creato maschio e femmina (Pontificio Consiglio per i Laici)

Papa Francesco denuncia la teoria del gender come colonizzazione ideologica simile alle dittature (Video - Tv2000)

Papa Francesco sulla teoria del gender: è un passo indietro. Uomo e donna hanno pari dignità (Video - Tv2000)

Pedagogia "gender", più di 60 studi ne spiegano i rischi (Avvenire)

La teoria gender. Che cos'è? Nel servizio del Tg2000 ne ripercorriamo la storia
(Video - Tv2000)


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20 giugno a San Giovanni:"No alla diffusione della teoria del «gender» nelle scuole"
(Video - Tv2000)


Oltre un Milione di Famiglie in Piazza
(Video - La Manif Pour Tous Italia)


MADRE TERESA di Calcutta: La Madre è il Cuore della Famiglia!
(Video - Blog CATTOLICI)


Il decalogo del Family day per aiutare i genitori alle prese con il gender a scuola (Tempi)













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"[...] Non abbiate paura!
APRITE, anzi, SPALANCATE le PORTE A CRISTO!
Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo.
Non abbiate paura!
Cristo sa "cosa è dentro l’uomo". Solo lui lo sa!
Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro,
nel profondo del suo animo, del suo cuore.
Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra.
È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione.
Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo.
Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna. [...]"


Papa Giovanni Paolo II
(estratto dell'omelia pronunciata domenica 22 ottobre 1978)



 
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