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Benedetto XVI e
la Sicurezza sul Lavoro








Incontrando i fedeli della diocesi di Terni, Ratzinger ha ribadito l'importanza di assicurare a tutti un'occupazione sicura, permanente e dignitosa.

Breve disamina storica sul magistero pontificio in materia di lavoro:
dalla Quadragesimo Anno di Pio XI alla dottrina sociale di Wojtyla





"Occorre mettere in campo ogni sforzo perché la catena delle morti e degli incidenti venga spezzata".
E perché sia garantito a ognuno "un lavoro sicuro, dignitoso e stabile".

Questo il fulcro dell'udienza di Benedetto XVI, sabato scorso (26 marzo 2011), a circa 8mila fedeli della diocesi di Terni - Narni - Amelia e al loro vescovo monsignor Vincenzo Paglia, convenuti in Vaticano nell'Aula Paolo VI per commemorare il trentesimo anniversario della visita pastorale di Giovanni Paolo II alle acciaierie di Terni, il 19 marzo 1981.

Il pontefice ha ripercorso, così, brevemente le vicende imprenditoriali della città di Terni, uno dei poli della fabbricazione dell'acciaio in Italia, oggi alle prese con una difficile fase di riconversione industriale.















"Il lavoro elemento fondamentale della persona"




"In questo orizzonte si colloca anche il tema del lavoro, con i suoi problemi, soprattutto quello della disoccupazione", ha aggiunto il papa.

"È importante tenere sempre presente che il lavoro è uno degli elementi fondamentali sia della persona umana, che della società.
Le difficili o precarie condizioni del lavoro rendono difficili e precarie le condizioni della società stessa, le condizioni di un vivere ordinato secondo le esigenze del bene comune".







"La tragica realtà degli infortuni"




A questo punto Benedetto XVI si è soffermato sul "grave problema" della sicurezza.

"So che più volte avete dovuto affrontare anche questa tragica realtà", ha proseguito rivolto ai fedeli.

"Occorre mettere in campo ogni sforzo perché la catena delle morti e degli incidenti venga spezzata".

Il papa ha espresso preoccupazione anche per la precarietà del lavoro, soprattutto quando a farne le spese sono i giovani, che non manca di "creare angoscia in tante famiglie".
Nell'auspicare che possano comporsi positivamente alcune vertenze nel settore chimico della città umbra, ricordate nel suo indirizzo di saluto dal vescovo Paglia, il pontefice si è augurato che, "nella logica della gratuità e della solidarietà, si possano superare questi momenti, affinché sia assicurato un lavoro sicuro, dignitoso e stabile".







Lavoro e lavoratori nel magistero della Chiesa.




L'intervento di Benedetto XVI si situa lungo il tracciato della consolidata dottrina sociale della Chiesa, che a partire dalla Rerum Novarum di Leone XIII del 1891, ha fissato i principi cardine del magistero pontificio nei confronti del lavoro e dei lavoratori.
Con l'inizio dell'età industriale e l'irrompere della questione sociale, con le prime rivendicazioni operaie e la richiesta di condizioni di lavoro più eque e più giuste, i pontefici del Novecento sono intervenuti spesso su questo tema esprimendo il loro contributo alla discussione sui diritti sociali dell'uomo.







Le tante encicliche, da Pio XI a Giovanni Paolo II.




Proprio la celebrazione periodica della commemorazione dell'enciclica di papa Pecci ha offerto ai successori di Pietro l'occasione di esprimere in maniera chiara il loro pensiero: vanno lette in questo senso la Quadragesimo Anno di Pio XI del 1931, la Octogesima Adveniens di Paolo VI edita nel 1971 e la Centesimus Annus di Giovanni Paolo II, pubblicata nel 1991 in occasione del centenario della Rerum Novarum.

Ampi echi sono presenti anche nei radiomessaggi natalizi di Pio XII, nell'enciclica Mater et Magistra di Giovanni XXIII e nella Popolorum Progressio di Paolo VI, come pure nella costituzione pastorale Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II.

Anche Benedetto XVI ha dedicato alcuni brani della sua enciclica Caritas in Veritate del 2009 alle questioni sociali e non manca di intervenire nel corso di omelie e interventi pubblici sul tema del lavoro e della sua sicurezza.

Come nell'Angelus di domenica 5 luglio 2009, in cui ricordando le vittime e i feriti della drammatica sciagura ferroviaria di Viareggio di fine giugno, auspicava che "simili incidenti non abbiano a ripetersi e sia garantita a tutti la sicurezza sul lavoro e nello svolgimento della vita quotidiana".







Il tema del lavoro nel pontificato di Giovanni Paolo II.




Il lavoro e le sue implicazioni sociali hanno rappresentato una componente importante del pontificato di Giovanni Paolo II.

Oltre alla già ricordata Centesimus Annus, il papa polacco - operaio egli stesso durante la sua gioventù nelle cave di pietra e nelle fabbriche della Solvay - ha scritto la Laborem Exercens nel 1981 e la Sollicitudo Rei Socialis nel 1988 e ha rilanciato la festa del 19 marzo, san Giuseppe, patrono del lavoro e dei lavoratori, recandosi in visita pastorale in fabbriche, stabilimenti e cantieri.

Ancora, si ricorda l'avvio nel 1989 dell'Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica - organo consultivo e di definizione delle controversie per il personale alle dipendenze della Curia Romana, della Città del Vaticano e degli organismi o enti gestiti amministrativamente, in modo diretto, dalla Santa Sede - e il rafforzamento e la ridefinizione degli ambiti operativi del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace (istituito da Papa Montini nel 1967, che nel 2004 ha pubblicato il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, una vera e propria summa dell'attività e del magistero ecclesiale nel settore sociale).







I versi di un giovane Wojtyla dedicati a operaio morto sul lavoro.




Insieme a tanti testi e interventi così significativi, è interessante ricordare la testimonianza poetica del giovane don Karol Wojtyla che in una poesia del 1956, "La cava di pietra", così ricordava la morte sul lavoro occorsa a un suo compagno anni prima:

«Sollevarono il corpo. Sfilarono in silenzio. /

Da lui ancora emanava fatica ed un senso di ingiustizia. /

Avevano bluse grigie, scarpe infangate fin sopra la caviglia... La pietra bianca

entrò in lui, corrose la sua essenza /

e a sé l'assimilò tanto da farne pietra».







L'interesse dei media vaticani.




Specchio mediatico del magistero papale, anche gli organi di informazione della Santa Sede hanno rilasciato grande spazio alle tematiche del lavoro.

La Radio vaticana interviene spesso sulle questioni sociali, in Italia e nel mondo, con interviste, reportage e inchieste.
E sono ancora in molti a ricordare l'attenzione che l'Osservatore Romano, sotto la guida di io Agnes, dedicava alla sicurezza sul lavoro, pubblicando quotidianamente un tragico bollettino con gli infortuni professionali avvenuti il giorno prima, e rilanciando con forza le ragioni, economiche e sociali, di una prevenzione mirata e puntuale.

Una campagna quotidiana che ebbe il plauso anche del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.







La tutela del lavoro in Vaticano.




Ma come sono applicate la sicurezza e la prevenzione sul lavoro nello Stato del papa? Il 10 dicembre 2007 è stata promulgata la legge LIV, seguita da un regolamento applicativo, che ha innovato e disciplinato la materia.

Si tratta di un testo quadro, che ha dato attuazione ai principi fissati dalla legge, seguendo fin dove possibile, la normativa italiana di riferimento e ponendosi nel solco della dottrina sociale della Chiesa sul lavoro e sulle condizioni sociali dei lavoratori. Ma tenendo conto anche della peculiare realtà di lavoro in cui operano i dipendenti vaticani, il regolamento insiste molto sulla formazione dei lavoratori.







Ispettori vaticani addetti ai controlli anche sulle ditte esterne.




Nel regolamento viene stabilito il principio che le norme sulla sicurezza coinvolgono anche il personale di ditte esterne, che è soggetto ai controlli degli ispettori vaticani, sia all'interno delle Mura Leonine che nelle pertinenze e negli immobili extraterritoriali.

Prevede una sorta di vademecum con le norme da seguire e da rispettare, che viene consegnato ai lavoratori e alle loro amministrazioni, e stabilisce la predisposizione di un documento di valutazione dei rischi, realizzato dai singoli dicasteri vaticani, al cui interno è previsto un responsabile della sicurezza.

Il rispetto di queste prescrizioni è affidato al Servizio per la Salute dei lavoratori, in forza presso il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, che si compone di un'unità operativa ed è formata da un medico, da un ingegnere, da un ufficiale dei vigili del fuoco e da un funzionario.







I corsi di formazione.




Dal novembre 2009 hanno luogo periodicamente i corsi di formazione sulla sicurezza e la salute dei lavoratori per i delegati e gli incaricati delle varie amministrazioni vaticane.

Figura introdotta dagli articoli 3, 4 e 5 della legge, il delegato e l'incaricato per la sicurezza viene nominato dai rappresentanti legali dei diversi enti e amministrazioni per valutare i rischi negli ambienti lavorativi di competenza e vigilare in mondo permanente sui relativi adeguamenti.

I partecipanti al corso vengono in genere suddivisi in tre gruppi da trenta persone.
Ad essi viene messo a disposizione del materiale didattico, consistente in una copia cartacea delle "Norme in materia di sicurezza e salute dei lavoratori nello Stato della Città del Vaticano" e in un cd-rom contenente, oltre a presentazioni illustrate, i testi dei principali riferimenti legislativi.

L'obiettivo dei corsi è quello di fornire gli strumenti necessari a coordinare e organizzare l'attività del personale, realizzando una corretta e completa prevenzione.

Viene offerta anche una formazione di base per la gestione delle emergenze, degli incendi e del primo soccorso.




Autore:
Ciro Fusco, Roma

fonte:
http://www.inail.it/

Argomento pubblicato su Blog CATTOLICI, il Raccoglitore Italiano di BLOG di Fedeli CATTOLICI...
http://blogcattolici.blogspot.com/
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"[...] Non abbiate paura!
APRITE, anzi, SPALANCATE le PORTE A CRISTO!
Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo.
Non abbiate paura!
Cristo sa "cosa è dentro l’uomo". Solo lui lo sa!
Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro,
nel profondo del suo animo, del suo cuore.
Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra.
È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione.
Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo.
Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna. [...]"


Papa Giovanni Paolo II
(estratto dell'omelia pronunciata domenica 22 ottobre 1978)



 
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