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Fondamenti della MISSIONE






"Oggi la gente è affamata d'amore,
e l'amore è la sola risposta
alla solitudine e alla grande povertà.
In alcuni paesi non c'è fame di pane,
la gente soffre invece di terribile solitudine,
terribile disperazione, terribile odio,
perché si sente indesiderata,
derelitta e senza speranza.
ha dimenticato come si fa a sorridere.
ha dimenticato la bellezza del tocco umano.
ha dimenticato cos'è l'amore degli uomini.
Ha bisogno di qualcuno che
la capisca e la rispetti."


Madre Teresa di Calcutta








Missionaria fin dalle sue origini, la SANTA CHIESA non ha cessato, per compiere l’opera cui non può venir meno, di indirizzare ai suoi figli un triplice invito: alla preghiera, alla generosità, e, per alcuni, al dono di se stessi. Oggi ancora le missioni, soprattutto quelle d’Africa, attendono dal mondo cattolico questa triplice assistenza. (Fidei Donum, n. 19)








La natura missionaria della Chiesa nel disegno salvifico di Dio




Città del Vaticano (Agenzia Fides) -
Oggi come un tempo, la missione richiede coraggio. Parlarne è abbastanza facile. Viverla esige ben altro impegno. Essere presenti nel mondo così com’è, ammaliato dal miraggio del denaro e del potere, attraversato dalla violenza, esserci dentro con la forza del Vangelo esige una dose di coraggio. Il concetto di missione è uno di quelli che in questi ultimi tempi ha subito una variazione di significato. Nel passato, soprattutto a partire dall’epoca delle grandi scoperte geografiche, esso stava ad indicare semplicemente l’attività della Chiesa tra i popoli non ancora evangelizzati. Il rinnovamento teologico, partito con l’inizio del secolo scorso, ha prodotto una diversa interpretazione del tema. Questa nuova visione ha permesso una riformazione ecclesiologica del concetto. Infatti la missione è stata vista come elemento di autoidentificazione. La Chiesa ha compreso di non essere se stessa senza essere missionaria. Se da una parte la Chiesa ha compreso di essere missionaria per sua natura, dall’altra il concetto di missione non è più circoscritto al mondo non ancora evangelizzato, ma assume un carattere pastorale nei confronti dei fedeli che già credono in Cristo, per alimentare e rendere sempre più matura, in essi, la fede e sviluppare la vita divina fino a portarli alla perfetta fusione con il Signore.
La Chiesa peregrinante, dunque, è missionaria per sua natura,"in quanto essa trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il disegno di Dio Padre" (AG 2; cfr LG 2-4).
Prima di essere nostra, la missione è opera di Dio. Prima di essere compito da realizzare, è amore da accogliere. La Chiesa non esiste da sé e per se stessa, essa è un prolungamento nel tempo e nello spazio della presenza di Cristo e della sua missione.
Essa è chiamata per sua natura a uscire da se stessa in un movimento verso il mondo per essere segno, strumento, presenza dell’amore e della salvezza di Dio. La missione sta nel cuore stesso della Chiesa e la pervade interamente, è la sua stessa ragione di essere, è un riflesso dell’amore di Cristo e ha il compito di irradiare questa stessa luce su tutti gli uomini.
La Chiesa dunque è chiamata a continuare l’opera di Dio, questo è il suo fondamento, Sacramento della presenza di Dio per gli uomini, essa è chiamata ad annunciare Gesù Cristo come lieto messaggio per il mondo, quale luce e speranza in mezzo agli interrogativi che il mondo si pone, quale senso nuovo che offre una chiave di ricerca. La missione non si sposa con la paura, esige di uscire all’aperto, di mettersi in cammino e di rispondere ad una chiamata che viene dall’esterno.







"Sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà fino alla fine sarà salvato."

Matteo 10,22








L'attualità della missione




Città del Vaticano (Agenzia Fides) -
"La Chiesa è per sua natura missionaria, e dal giorno di Pentecoste lo Spirito Santo non cessa di spingerla sulle strade del mondo, fino agli estremi confini della terra e fino alla fine dei tempi". Con queste parole rivolte ai fedeli convenuti in piazza S. Pietro per la recita del "Regina caeli" nella solennità di Pentecoste (27 maggio 2007) Papa Benedetto XVI riassume il suo Messaggio indirizzato alla Chiesa universale per la Giornata Missionaria Mondiale 2007:
"Tutte le Chiese per tutto il mondo".
Per una felice coincidenza anche la V Conferenza Generale dell’Episcopato dell’America Latina e dei Carabi ha concluso la sua Assemblea (celebrata ad Aparecida) con un comunicato nel quale si ripropone, tra l’altro, di iniziare "una nuova tappa pastorale, nelle attuali circostanze storiche, segnata da un forte ardore apostolico e da un maggiore impegno missionario per proporre il Vangelo di Cristo come cammino verso la vera vita... assumere il grande compito di custodire ed alimentare la fede del Popolo di Dio, ricordare ai fedeli che, in virtù del battesimo, sono chiamati ad essere discepoli e missionari di Gesù Cristo... rinnovare le comunità ecclesiali e le strutture pastorali per la trasmissione della fede in Cristo".
A sua volta il comunicato della 57ª Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana (4 giugno 2007) afferma che la Missio ad Gentes è "orizzonte e paradigma dell’impegno pastorale della Chiesa italiana".
Tali richiami del Magistero Pontificio ed Episcopale hanno suggerito all’Agenzia Fides - nella sua specifica finalità di mantenere vivo e incrementare lo spirito missionario - di proporre una breve panoramica sul fondamento della missione (un primo contributo è stato pubblicato il 30/10/2007) come emerge dalla Sacra Scrittura nel contesto del disegno salvifico della Trinità, e nell’interpretazione del Magistero, sulle diverse modalità concrete della missionarietà della Chiesa, in continuazione dell’opera di Dio, e in particolare sulla vocazione missionaria del laico nel contesto della missionarietà della Chiesa.





Il mandato divino della missione




Città del Vaticano (Agenzia Fides) -
La chiamata alla missione ha la sua iniziativa in Dio stesso, che fin dall’eternità ha deciso di chiamare gli uomini a partecipare alla sua vita. L’ attuazione di questo disegno comporta diverse fasi che vanno dalla creazione stessa e, attraverso la fase intermedia dell’elezione del popolo ebraico, giungono fino alla costituzione della Chiesa ad opera del Figlio di Dio Incarnato.
Con la creazione Dio chiama l'uomo e il mondo alla vita, per cui l'uomo appare in particolare relazione con Lui e partecipe della sua stessa vita:
"Tale partecipazione non viene imposta, ma offerta come premio per l'osservanza del patto: l'astensione dal mangiare il frutto proibito. La libertà dell'uomo di instaurare un dialogo con Dio e di sottoscrivere con Lui un'alleanza fanno parte, fin dal 'principio' di quel che viene detta imago Dei. In questo patto iniziale, l'uomo è uguale a Dio per la libertà. Ma i progenitori, facendo cattivo uso della libertà, ruppero il patto di alleanza, con gravi conseguenze: perdita della comunione con Dio, perdita del dominio pacifico della natura, del controllo degli istinti e delle passioni, dell'innocenza e dell'immortalità" (A. Garuti, "Il mistero della Chiesa" - Manuale di ecclesiologia, Roma 2004, pag. 122-123).
Nella fase preparatoria dell’Antico Testamento Jahwé chiama a sé il suo popolo, stipula con lui un’alleanza (berit) che fa di Israele un "popolo di sua peculiare appartenenza fra tutte le nazioni" (Es 19, 5), un "popolo suo proprio" (Dt 26, 18) e promette fedeltà (hesed), ulteriormente illustrata dalle metafore di pastore e di sposo che designano Israele come "gregge del suo pascolo" e come "sposa" (cf. Sal 79, 13; 95, 7, 100, 3; Is 40, 11; Ger 23, 2; Ez 34, 1-31 ecc).
Dio è presentato espressamente come Padre (cf. Dt 32, 5; Os 11, 1.3) ed Israele ne è il figlio (cf. Os 11, 1), anzi il primogenito (cf. Es 4, 22). Dal significato originario di 'am ne deriva che Israele costituisce la "famiglia di Dio".
Nonostante la sua mentalità particolaristica chiusa ad ogni universalismo, Israele è chiamato ad una mediazione "il" popolo di Dio e "il" servo di Dio, è il mediatore regale, profetico e sacerdotale della salvezza.
Alla fedeltà di Jahwé fa riscontro l’infedeltà del popolo, che Egli tuttavia non abbandona ma continua a richiamare a sé attraverso l’invio di suoi intermediari, i profeti, che parlano ed agiscono in nome suo, e possono quindi essere considerati i primi “missionari”, in quanto inviati da Lui ("apostoli") per indurre il suo popolo a conservare l’alleanza e godere della sua offerta di salvezza.
Pertanto già nell’Antico Testamento la missione è contemporaneamente chiamata ed invio. L’elezione avviene sempre in vista di una missione. Il popolo eletto diventa quindi testimone che fa conoscere l’esistenza e la presenza salvifica dell’unico Dio (cfr. Is, 41, 19; 43, 10, 56, 3; Gi 1, 2ss).
Lo stesso atteso Messia è preannunciato dai profeti come colui che sarà mandato per annunciare la buona Novella ai poveri (cfr. Is 61,1), come colui al quale tutti gli uomini presteranno obbedienza (cfr. Mal 3,1).
Nella pienezza dei tempi il Padre mandò il Figlio suo, "l’apostolo del Padre" e il "missionario" e "l’inviato da Dio per eccellenza" di cui parlavano i profeti (cf. Lc 4 17 - Is 61, 1): la sua missione si differenzia dalle missioni dei profeti dell’Antico Testamento, perché Lui è "Figlio di Dio" (cf. tra l’altro Mc 1, 1ss; 12, 2ss), che per dare compimento al disegno salvifico della Trinità, viene nel mondo come "salvatore", come "propiziazione" per i nostri peccati, affinché "viviamo" per mezzo suo (cf Gal 4, 4; Rom 8, 15), e fonda la Chiesa "sacramento universale di salvezza" (LG 48).
Anche nel Nuovo Testamento la missione implica chiamata e invio, a cominciare da Cristo stesso, il quale "uscito da Dio" (Gv 8, 42), pone la sua tenda tra di noi (Gv 1, 14), e a giusto titolo si appropria delle parole del Servo: “Il Signore ha mandato il suo Spirito su di me. Egli mi ha scelto per portare il lieto messaggio ai poveri” (Lc 4, 18).
A sua volta Cristo, l’inviato del Padre, (cfr. Gv 6, 43; 8, 42) sceglie e invia i Dodici per continuare la sua stessa missione: ne scelse Dodici per averli con sé e per mandarli a predicare
In effetti Cristo ha conferito il mandato da Lui ricevuto ai Dodici, che divengono i suoi "Apostoli", cioè suoi missionari: "Come il Padre ha mandato me, così io mando voi" (Gv 20, 21); "Andate dunque e rendete miei discepoli tutti i popoli" (Mt 28,18). In virtù di questo mandato gli Apostoli hanno l’incarico di diffondere l’amore salvifico - sacramentale di Gesù, di dare la testimonianza della fede in Lui, di annunziare il suo Vangelo tutti gli uomini».
La missione dei Dodici si prospetta quindi come una partecipazione, come il prolungamento e la continuazione della missione stessa di Cristo. Dagli Apostoli la stessa missione passa alla Chiesa, con le stesse caratteristiche di universalità (cfr. Gv 15,16). Il virtù di questo mandato gli Apostoli partirono per condividere la speranza che aveva totalmente trasformato il loro essere.











La missionarietà della Chiesa nel Magistero conciliare




Città del Vaticano (Agenzia Fides) -
Il Concilio Vaticano II è quanto mai esplicito nell’affermare nei documenti della Lumen Gentium e nell’Ad Gentes, la missionarietà intrinseca della Chiesa. La sua affermazione di fondo è: "La Chiesa peregrinante per sua natura è missionaria, in quanto essa trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il disegno di Dio Padre"
(AG 2. Cfr. AG 5.6.9.10; LG 8.13.17.23; CD 6).
L’attività missionaria, come del resto la Chiesa stessa, è dunque collegata direttamente con la missione del Dio trinitario. A sua volta la Lumen Gentium richiama allo stesso legame tra Cristo e la Chiesa quando afferma che essa è un riflesso della luce di Cristo e ha il compito di irradiare questa stessa luce su tutti gli uomini (LG 1). L’immagine della luce viene poi integrata da quella di sacramento: "la Chiesa è in Cristo come un sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano" (LG 1).
L’identità della Chiesa dunque è centrata in Cristo, e come tale non solo è il segno della comunione con Dio e dell’unità dell’umanità, ma è anche lo strumento per la realizzazione di quella comunione e di quella unità. Ne consegue la necessità della Chiesa in ordine alla salvezza, come è stata espressa nella storia attraverso l'assioma "Fuori della Chiesa non c'è salvezza", assioma che nel suo contenuto viene ribadito dal Vaticano II: "Esso [il Concilio] insegna, appoggiandosi sulla sacra scrittura e sulla tradizione, che questa Chiesa pellegrinante è necessaria alla salvezza. Infatti solo Cristo, presente per noi nel suo corpo, che è la Chiesa, è il mediatore e la via della salvezza; ora, Egli, inculcando espressamente la necessità della fede e del battesimo (cf. Mc. 16,16; Gv. 3,5), ha insieme confermato la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano mediante il battesimo come per la porta. Perciò non potrebbero salvarsi quegli uomini, i quali, non ignorando che la Chiesa Cattolica è stata da Dio per mezzo di Gesù Cristo fondata come necessaria, non avessero tuttavia voluto entrare in essa o in essa perseverare" (LG 14).
Dal momento che "tutti gli uomini, dalla grazia di Dio, sono chiamati alla salvezza" (LG 13), la Chiesa ne è sacramento universale. Ma perché questa volontà salvifica universale si realizzi nella sua pienezza, "la Chiesa, per le esigenze più profonde della sua cattolicità e all’ordine del suo fondatore, si sforza di annunciare il Vangelo a tutti gli uomini", poiché la vocazione missionaria appartiene al suo stesso essere (cf. AG 2; LG 17; GS 40, AA 2).
Il Decreto sull’attività missionaria della Chiesa, "Ad gentes"”, può essere considerato un complemento della Costituzione "Lumen gentium", in quanto vi si afferma che proprio attraverso l’impegno missionario la Chiesa si sforza di realizzare il suo ideale di sacramento universale della salvezza. Esso infatti, pur riconoscendo che Dio può portare gli uomini alla fede attraverso vie ignote, afferma che "è compito imprescindibile della Chiesa e insieme suo sacrosanto diritto di diffondere il Vangelo" (AG 7).
Possiamo dunque concludere che il Concilio Vaticano II ha messo in luce l’origine trinitaria della Chiesa e della sua missione. La Chiesa non esiste da sé e per se stessa: essa è il prolungamento nel tempo e nello spazio della presenza di Cristo e della sua missione, originati a loro volta dall’amore del Padre e portate a compimento per la forza dello Spirito. Il mistero di comunione della Trinità diventa così origine, modello, meta della missione. La Chiesa è chiamata per sua natura ad uscire da se stessa in un movimento verso il mondo per essere segno, strumento, presenza dell’amore e della salvezza di Dio, che si esprime nella Parola, si celebra nella liturgia, si fa testimonianza, si attua nel servizio all’uomo e al mondo per la manifestazione e la crescita del Regno. La missione sta nel cuore stesso della Chiesa e la pervade interamente, è la sua stessa ragione d’essere.





La missionarietà della Chiesa nel Magistero postconciliare




Città del Vaticano (Agenzia Fides) -
Nel periodo postconciliare si è assistito, in nome del pluralismo religioso, ad una specie di livellamento: Cristo era presentato come uno dei tanti mediatori di salvezza e la Chiesa come una delle tante vie di salvezza, per cui si arrivò a parlare di crisi delle missioni. In particolare si è assistito ad una crisi nella tradizionale e meritoria opera missionaria, al punto che si è chiesti se valesse la pena spendere uomini ed energie per questa impresa. In realtà, più che dal versante ecclesiologico, la crisi veniva da una diversa memoria degli errori compiuti e dal nuovo rapporto con le altre religioni. Poiché quest’ultime non sono state più viste in termini di opposizioni bensì di stima e di apprezzamento, per quanto hanno di vero e santo (cfr. LG 17), nasceva, inevitabilmente, il grande interrogativo sul senso delle missioni.
Contro tale tendenza intervennero i Papi Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, per rivendicare l’unicità salvifica di Cristo e della Chiesa e di conseguenza il diritto e dovere della Chiesa a svolgere la sua attività missionaria. Paolo VI nell’Evangelii Nuntiandi (8 dicembre 1975), partendo dalla consapevolezza che Cristo è vangelo di Dio, afferma che la Chiesa è una comunità evangelizzata ed evangelizzatrice e pertanto ha come sua identità più profonda e come vocazione propria l’evangelizzazione, ossia esiste per evangelizzare (n. 7). Ne indica poi il fondamento con queste precise parole: "La Chiesa nasce dall’azione evangelizzatrice di Gesù e dei dodici... Nata, di conseguenza, dalla missione, la Chiesa è, a sua volta, inviata da Gesù. La Chiesa resta nel mondo come un segno insieme opaco e luminoso di una nuova presenza di Gesù... . Essa lo prolunga e lo continua" (n. 15). L’impegno missionario è un mandato divino, per cui tutta la Chiesa "è missionaria, e l’opera evangelizzatrice è un dovere fondamentale del popolo di Dio" (n. 59).
Giovanni Paolo II, nella sua prima enciclica, nella quale intendeva tracciare il programma del suo pontificato, la Redemptor hominis (4 marzo 1979), sottolinea lo stretto legame tra la missione di Cristo e la missione della Chiesa: "la Chiesa vive il Mistero del Signore… e ricerca continuamente le vie per avvicinare questo Mistero del Suo Maestro Signore al genere umano, ai popoli, alle nazioni,ad ogni uomo. La Chiesa esiste per la missione, è per la missione… esiste per rendere possibile l’incontro tra Cristo e l’uomo" (n. 7).
La missione costituisce, dunque, la sostanza della Chiesa e la sua preoccupazione fondamentale. Per arrivare a dimostrare come la Chiesa possa rendere possibile questo incontro Giovanni Paolo II ha usato l’espressione: "Gesù Cristo è la via principale della Chiesa", precisando che: "Egli stesso è la nostra via alla casa del Padre, ed è anche la via a ciascun uomo".
Sulla stessa linea si collega l’enciclica Redemptoris Missio (7 dicembre 1995), dedicata alla permanente validità del mandato missionario: "La Chiesa è missionaria per sua natura, poiché il mandato di Cristo non è qualcosa di contingente e esteriore, ma raggiunge il cuore stesso della Chiesa".


a cura di p. Adriano Garuti e Lara De Angelis







"Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me."

Giovanni 15, 18










Testimonianze di nostri Missionari








Missionari





Padre Mario Mantovani, comboniano, ucciso da un giovane che aveva battezzato.


P. Mario Mantovani è caduto sotto i colpi di un fucile alla vigilia della solennità della Madonna Assunta in Cielo, mentre transitava per Lobel, una località ad una quarantina di chilometri dalla missione di Kanawat, insieme a fr. Godfrey Kiruowa, ugandese. I due erano partiti da Kanawat ed erano diretti a Kapedo per amministrare i sacramenti e celebrare la liturgia della festa dell’Assunta. I due missionari comboniani sono stati uccisi dai guerrieri karimojong. L’auto sulla quale viaggiavano, alla guida della quale c’era fr. Godfrey, si è trovata tra una banda di guerrieri Dototh e una di guerrieri Jie. Il religioso ugandese, a quanto risulta, è stato colpito per primo con un colpo alla testa e successivamente da altri due proiettili. P. Mario quando ha visto che non c’era più niente da fare per il confratello, è sgusciato fuori dall’auto ancora incolume, ed è riuscito a nascondersi nell’erba alta. L’assassino, timoroso di essere stato riconosciuto da padre Mario, lo ha inseguito e lo ha ucciso senza pietà. Poi gli ha preso le scarpe e altri piccoli oggetti personali e se li è portati nella sua capanna. È stato proprio per il ritrovamento di questi oggetti che le autorità locali hanno identificato il presunto uccisore, che in un primo tempo ha rischiato di essere linciato dai fedeli di p. Mario che, per la sua lunga permanenza nella regione, era conosciuto e amato da tutti. L’uccisore era un cristiano, battezzato proprio da p. Mantovani, che aveva lavorato come meccanico alla missione.
P. Mario ha passato i suoi 46 anni di missione nel medesimo territorio, in Uganda, vasto come una regione italiana, il più duro, il più aspro, il più pericoloso tra le missioni dei Comboniani e del mondo. P. Mantovani non si faceva riguardo ad avvicinare i malati di lebbra. Entrava nelle loro capanne, medicava le loro ferite (senza mettersi i guanti), portava loro un po’ di cibo, qualche coperta, del sapone e un po’ di tabacco, anzi, prendeva il tabacco con loro, rompendo così ogni barriera, e s’intratteneva a parlare affabilmente come fossero dei sani.
Un’altra categoria prediletta dal Padre erano gli anziani. Poteva capitare che qualche anziano, quando non era più in grado di badare a se stesso e trovandosi il clan in tempo di carestia, venisse lasciato da solo nel deserto a morire. Le iene sarebbero state la sua tomba. P. Mario mise in piedi un’organizzazione di cristiani che lo avvisavano, quando qualche anziano veniva abbandonato. Egli partiva immediatamente e andava a prenderlo, se lo portava alla missione e lo accudiva con amore. Queste cose piacevano alla gente e costituivano una testimonianza fondamentale in favore dei missionari e della religione che predicavano.
“Per anni – ha scritto – sono stato in varie missioni ove non ho mai dato ai bambini né il battesimo, né la prima comunione, perché i genitori non sapevano nulla e i ragazzi, dai 4 anni fino ai 15 dovevano custodire ogni giorno pecore, capre e mucche. Sono stati gli anni della semina nel pianto. Durante questi anni, però, ho cercato di aprire tante piccole scuole, ma rimanevano vuote.
Dopo 10 anni, col parere dei catechisti si invitarono i pastorelli a venire alla sera in missione per imparare il catechismo e poi mangiare un po’ di polenta. Pian piano hanno cominciato a frequentare la missione. Dopo 20 anni c’erano giovani di 16-17 anni che cominciavano a frequentare la prima elementare. Dopo tre anni di istruzione ricevevano il battesimo e la prima comunione. Ora i giovani ricevono la cresima all’età di 18-20 anni. Dopo non se ne vanno più. Molte volte, quando passo con la macchina per la visita alle cappelle, mi vedono e mi corrono incontro per salutarmi. Sono tutti miei fratelli che avvicino sulla strada, nel campo, al pascolo, alla missione. E così la Chiesa cresce e si consolida con i fedeli, i catechisti e anche i sacerdoti, tutti di questa terra dove sembrava non crescessero che spine, sabbia e sassi”.





Fratel Anton Probst, clarettiano: "Mbuta", il grande fratello.


Fratel Anton era molto attivo e impegnato nella sua attività missionaria.
Ha vissuto nella Repubblica democratica del Congo per 23 anni, dal 1968 del 1991. Con il suo talento pratico si occupava di tutti i servizi tecnici: la meccanica, la falegnameria, l’idraulica, etc.. Ha lasciato anche una preziosa documentazione di dati sulla pioggia e del clima che sono molto importanti per il nostro paese.
Come ricorda P. Kihunga Nzungu Zénon CMF, la sua sollecitudine di integrarsi nella popolazione ha fatto si che partecipasse ad alcuni riti tradizionali di iniziazione. Durante tutta la sua vita terrena ha portato il braccialetto di rame (un simbolo tradizionale) nel quale era inciso il suo nome africano “Gamudondu”, il che significa “piccolo albero, che regge: capo famiglia, capostipite, capo del villaggio.” Fratel Anton era un missionario del carisma di Claret; ha attraversato i monti, le valli e le pianure alla ricerca dell’anima congolese e quindi africana.
Inoltre non possiamo non parlare delle sue qualità di religioso: era pronto al servizio e sempre disponibile. Come Maria lo distinguevano umiltà e semplicità. Voleva sempre svegliare nei suoi giovani confratelli il gusto per la vita religiosa il che spiega anche il suo soprannome "Mbuta", che significa "grande fratello, guida, confidente, iniziatore dei giovani confratelli".
Ha amato l’Africa, ha lavorato per l’Africa, è morto in e per l’Africa. Gli chiediamo di intercedere per noi affinché il sangue che ha versato in terra africana sia fertile per il seme di nuove vocazioni che si dedicano pienamente a Cristo e alla Chiesa Universale.
I novizi di Akono, in Camerun, mettono in guardia: “Chi vuole parlare di fratel Anton incontra subito una difficoltà e cioè quella di dover descrivere una personalità molto complessa. Infatti tutti quelli che sono passati nelle comunità dei Claretiani di Akono o che sono entrati in contatto con i Claretiani, almeno una volta hanno sentito parlare di "Mtuba" o del "Grande fratello"; ma chi ha sentito parlare di lui si può forse vantare di essere riuscito a capire i misteri della sua personalità? Questa è senz’altro una domanda difficile! Noi novizi Claretiani abbiamo conosciuto fr. Anton soltanto il 20 settembre 2003, quando ci ha accompagnati dalla parrocchia di Nkolbisson al noviziato di Akono. Quello che ci ha colpito prima di tutto era la sua tranquillità e la sua prudenza che ci ha quasi stupiti. Durante il tempo passato con lui ci sono rimasti impressi alcuni tratti della sua personalità. Fratel Anton era un lavoratore instancabile. Arrivava al punto di eliminare tutti i tempi di riposo previsti durante la giornata. Tutti i giorni riprendeva lo stesso lavoro con la stessa persistenza e con lo stesso slancio, la stessa diligenza e la stessa cura. Quando doveva parlare agli studenti non cominciava mai se non eravamo tutti nella stanza e a volte andava personalmente a chiamare i ritardatari. Non era un uomo dai discorsi speculativi ma un pedagogo pratico e non sarebbe sbagliato dire che la suo conoscenza era enciclopedica: Se ne va un saggio, la sua morte lascia in noi un grande dolore e un enorme vuoto”.





Suor Czeslawa Lorek: "Cosa posso fare per il Papa? Come posso aiutarlo? Lo so, andrò in missione!".


Suor Czeslawa Lorek era nata nel 1938 a Binczyce Gorne, in Polonia, in una famiglia dove si respirava la semplicità della vita cristiana. Il suo parroco, padre Stanislaw Pieprznikm fu la sua prima guida religiosa e la seguì durante il discernimento vocazionale e l’inizio della vita religiosa. Un giorno, durante l’adorazione dinanzi al Santissimo Sacramento, la ragazza sentì una voce interiore che le diceva: “Figlia, donami il tuo cuore”. Dopo quella esperienza, tutto accadde molto rapidamente.
Entrò nella Congregazione del Sacro Cuore (RSCJ) nel 1960 e durante il suo primo periodo di formazione venne preparata a lavorare con i bambini, come catechista e come maestra d’asilo. Nel 1978 prese parte alla prima udienza del nuovo Papa appena eletto, Giovanni Paolo II. All’interno del suo cuore sentì di nuovo una voce che diceva: “Cosa posso fare per il Papa ? Come posso aiutarlo ? Lo so, andrò in missione!”.
Nel dicembre 1978 chiese il permesso alle sue superiore di andare nello Zaire, offrendo questa motivazione: "Le parole del Papa hanno aumentato la mia fede nella Provvidenza di Dio. Metto me stessa nelle sue mani, che mi hanno scelta, chiamata a seguirlo, e ora mi invitano ad offrire la mia vita e ad andare nella terra che mi indica. Il mio unico desiderio è di adempiere al suo volere e dire; Eccomi, Signore, manda me! Sono povera, non ho denaro né talenti, ma voglio rinunciare ad ogni cosa pur di testimoniare che Dio è amore. Io ho sperimentato l’amore di Gesù e sono stata spinta a testimoniare l’amore nella vita di tutti i giorni. Voglio pregare e ringraziare il Signore, perché in me ha fatto grandi cose. Voglio adempiere alla sua volontà perché la Missione della Chiesa possa essere adempiuta".
Nel 1984, dopo un lungo periodo di preparazione, finalmente partì per lo Zaire. Il suo proposito era di fare ogni cosa per il Regno di Dio ed essere strumento del suo amore e della sua pace. La realtà della vita in quella nazione a quell’epoca era scioccante e piena di sfide. Suor Czeslawa lavorò con i bambini, con i carcerati e con le donne.
Dopo la guerra, si trasferì a Kinshasa. Nel 1995 fu colpita da un cancro, ma dopo l’operazione e la convalescenza, volle tornare in missione. Nel 2001 trascorse l’ultimo periodo di vacanza in patria. L’11 maggio 2003 venne aggredita in chiesa a Kinshasa, dove stava lavorando. Morì il 21 maggio 2003, mettendo la sua vita nelle mani di Dio. Le sue consorelle e chi l’ha conosciuta la ricordano come una persona che irradiava l’amore di Dio, la serenità, la pace, sensibile e completamente dedita all’Africa.





Marko Makuec Shir, catechista martire a Kutum (Sudan)


Tra i partecipanti del "Corso per traumi", organizzato dalla parrocchia di Nyala nel febbraio 2003, c'era anche il giovane catechista Marko Makuec Shir, un dinka di Gogrial, padre di tre bambini. Il corso spiegava come superare situazioni traumatiche, casi molto comuni in Sudan dopo quasi 40
anni di guerra. Marko non sapeva che sei mesi più tardi avrebbe subito la sua ultima esperienza traumatica, colpito a morte da una pallottola proprio a Kutum, la cittadina dove esercitava il suo ministero dal 1998. Kutum è un centro piacevole e fertile a circa 80 km. a nord di El Fasher, la capitale dello stato, ad un'altitudine di circa 800 m. sopra il livello del mare. La vita si svolgeva tranquilla nella cittadina e l'unica ragione per cui i catechisti non erano inclini ad andarvi era la sua posizione isolata. Il 25 aprile 2003 la situazione mutò drammaticamente. El Fasher venne attaccata da un gruppo di ribelli che, quando si ritirarono con veicoli e mezzi blindati, lasciarono dietro di sé distruzione e morte. Marko spedì la moglie e i figli a Khartoum, mentre lui rimaneva a Kutum per assistere una dozzina di famiglie cristiane e una guarnigione di 500 soldati, per la maggior parte cristiani. Durante il giorno si occupava di due suoi negozi lungo una via del centro, uno chiamato "kushuk" in lingua locale e, l'altro, una cabina telefonica, dove la gente si recava per telefonare.
Venerdì 12 agosto 2003 i ribelli attaccarono di sorpresa la cittadina di Kutum e dopo alcune ore di combattimento la presero. Quando il rumore della battaglia si spense, Marko si recò all'ospedale per visitare un amico che era rimasto ferito. Lì incontrò un ribelle che gli chiese la carta d'identità. Mentre si frugava nelle tasche, arrivò un secondo ribelle che, sospettandolo di essere un soldato, all'improvviso sparò e l'uccise sul colpo. Marko non è mai stato un soldato, ma nel suo centro riceveva molti soldati, per la preghiera. Forse per questo era stato sospettato di essere
uno di loro. Come un vero dinka, Marko non ha avuto paura di mettere a rischio la propria vita per i suoi fratelli e per il Vangelo.





Joe Castillo, ucciso dopo 5 anni di impegno missionario per la Pastorale sociale e la difesa dei Diritti umani.


Joe Castillo e sua moglie Yelitza, una volta terminati i loro studi presso le Università del Venezuela, entusiasmati dal Progetto missionario delle Pontificie Opere Missionarie, vollero andare come missionari nel Vicariato apostolico di Machiques (Venezuela), dove giunsero nel 1998. Il Vicario apostolico, Mons. Ramiro Diaz Sanche OMI, affidò loro l’ufficio per la Pastorale sociale e dei Diritti umani: un compito che portarono avanti con grande impegno e competenza, dal momento che Joe era avvocato e Yelitza professoressa. Furono cinque anni di duro lavoro in quella zona, durante i quali entrarono in contatto con numerose situazioni, dall’aiuto ai poveri alla difesa dei popoli indigeni Yukpa e Barì, che abitano quelle montagne. Anche il conflitto colombiano ha fatto sentire le sue conseguenze nella zona, soprattutto con l’arrivo dei profughi.
Terminato il periodo di impegno missionario, i due sposi avevano deciso di trasferirsi definitivamente nella città di Merida. Il pomeriggio del 27 agosto 2003 però furono aggrediti presso l’abitato di Tinaquillo di Machiques. Nella storia del Vicariato apostolico non si ricorda un episodio di maggior violenza: l’automobile su cui viaggiavano venne bloccata da un mezzo motorizzato che scaricò tutto il caricatore delle armi sui due laici inermi. Joe morì sul colpo, la moglie e il figlioletto rimasero feriti gravemente. In seguito il Vicariato è stato oggetto di pressioni e minacce per intimidire gli operatori pastorali.





Annalena Tonelli, 35 anni in Africa: "comunicava entusiasmo a tutti"


"Quando è arrivata la prima volta in Africa, nel 1969, sembrava una ragazzina, dimostrava meno dei suoi 23 anni. Annalena veniva in Kenya ad insegnare l’inglese ai bambini del distretto di Thomsfall, dove i Padri della Consolata si occupavano di molte scuole locali. Era in compagnia di altre due volontarie che venivano come lei da Forlì, sembravano entusiaste di compiere questa esperienza missionaria . Entusiasmo:era questo che comunicavano alle persone che le circondavano. Veniva voglia di lasciare il lavoro che stavi facendo per andare ad aiutarla".
Così suor Orietta Pino, delle Missionarie della Consolata, ricorda l’incontro con una giovanissima Annalena Tonelli, appena arrivata dall’Italia, dove si era impegnata in favore dei poveri della sua città, nella missione di Maralal, nella zona delle tribù ei Samburu, dove le suore gestivano una scuola con internato per 164 ragazze a cui provvedevano per ogni necessità, dai libri ai vestiti.
Negli anni, in quella zona desertica, Annalena torna più volte a visitare le missioni delle Suore della Consolata. Nel frattempo dentro di sé ha capito che la sua missione è al servizio dei nomadi ammalati di TBC. Così, lei che aveva una laurea in legge, comincia a studiare medicina, si specializza in malattie tropicali in Italia e poi torna di nuovo in Africa.
"Annalena era una donna forte, allegra, non guardava alla fatica" ricorda ancora suor Orietta. "Aveva un grosso spirito di sacrificio che la portava a condivivere la povertà dei fratelli a cui dedicava tutte le sue energie. Dormiva sempre su una stuoia, anche se in camera c’era un letto a disposizione, perché il suo spirito di sacrificio era grande come il suo cuore".
Anche suor Floriana Lano, missionaria della Consolata a Mogadiscio dal 1970 al 1991 ha immagini vive di una Annalena già matura non solo come donna, ma nella sua vocazione laica di totale donazione di se al popolo somalo. "Quando veniva da noi per qualche ritiro spirituale, ci raccontava del suo lavoro presso l’ospedale di Wajir, dove era diventata responsabile di un progetto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Lì era stata anche aggredita e picchiata, e aveva riportato alcune ferite. Quando siamo andate a trovarla all’ospedale per vedere come stava, era lei che faceva coraggio a noi. Era una donna che non aveva paura e non cedeva mai ai ricatti, ci diceva che appena guarita avrebbe ricominciato a lavorare. La sua attività l’assorbiva completamente e la sua energia sembrava inesauribile. Era un esempio di dedizione anche per noi religiose".





Si ringrazia l'Agenzia Fides.
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Il martire non ha tempo. Era incomprensibile 2000 anni fa, ed è incomprensibile oggi; era ed è necessario proprio perché va oltre i criteri e i calcoli sapienti: "Chi perde la sua vita per me la guadagna" (Mt 10, 39). ...
(p. Franco Cagnasso, Pime)








ISTITUTI e CONGREGAZIONI







La Compagnia di Gesù


La Compagnia di Gesù, ordine cattolico di chierici regolari mendicanti, fu fondata nel 1540 da S. Ignazio di Loyola, un nobile militare basco, che giunse a trovare Dio in ogni cosa. Oggi contiamo oltre 20.000 membri e serviamo la Chiesa in 112 nazioni e cinque continenti. ...



INDICE DEI SANTI



Nome
Festa

1. Andlauer Modesto
Sacerdote, martire in Cina
Febbraio 4
2. Arrowsmith Edmund
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
3. Bellarmino Roberto
Sacerdote, Cardinale
Settembre 17
4. Berchmans Giovanni
Studente di Filosofia
Novembre 26
5. Bobola Andrea
Sacerdote, martire in Polonia
Maggio 16
6. Borgia Francesco
Sacerdote, terzo Generale della Compagnia di Gesù
Ottobre 3
7. Brébeuf Jean de
Sacerdote, martire in America del Nord
Ottobre 19
8. Briant Alessandro
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles, Novizio
Dicembre 1
9. Brito Juan de
Sacerdote, martire in Cina
Febbraio 4
10. Campion Edmund
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
12. Chabanel Noel
Sacerdote, martire in America del Nord
Ottobre 19
14. Daniel Antonio
Sacerdote, martire in America del Nord
Ottobre 19
15. Del Castillo Juan
Sacerdote, martire in Paraguay
Novembre 16
16. Denn Paul
Sacerdote, martire in Cina
Febbraio 4
17. Evans Philip
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
18. Garnet Thomas
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
19. Garnier Charles
Sacerdote, martire in America del Nord
Ottobre 19
22. González de Santa Cruz Roque
Sacerdote, martire in Paraguay
Novembre 16
23. Goupil René
Fratello, martire in America del Nord
Ottobre 19
24. Grodziecki Melchiorre
Sacerdote, martire in Cecoslovacchia
Luglio 2
25. Isoré Remy
Sacerdote, martire in Cina
Febbraio 2
27. Jogues Isaac
Sacerdote, martire in America del Nord
Ottobre 19
28. Kisai Diego
Fratello, martire in Giappone
Febbraio 6
31. La Lande Jean de
Fratello, martire in America del Nord
Ottobre 19
32. Lalemant Gabriel
Sacerdote, martire in America del Nord
Ottobre 19
33. Lewis David
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
35. Mangin Leo Ignace
Sacerdote, martire in Cina
Febbraio 4
36. Miki Paolo
Studente di Teologia, martire in Giappone
Febbraio 6
37. Morse Henry
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
38. Ogilvie John
Sacerdote, martire in Scozia
Ottobre 14
39. Owen Nicholas
Fratello, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
41. Pongracz Stephen
Sacerdote, martire in Cecoslovacchia
Luglio 2
45. Rodríguez Alfonso
Sacerdote, martire in Paraguay
Novembre 16
46. Soan Juan de Gotó
Studente, Novizio martire in Giappone
Febbraio 6
47. Southwell Robert
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
48. Walpole Henry
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1




INDICE DEI BEATI


1. Acquaviva Rodolfo
Sacerdote, martire di Salsette (Goa)
Febbraio 4
2. Akaboshi Tommaso
Scolastico, martire in Giappone
Febbraio 4
3. Alvarez Francisco
Fratello, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
4. Alvarez Gaspar
Fratello, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
5. Alvarez Manuel
Fratello, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
7. Andrade Diego de
Sacerdote, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
8. Andrieux René Marie
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Gennaio 19
9. Aranha Francisco
Fratello, martire di Salsette (Goa)
Febbraio 4
10. Ashley Ralph
Fratello, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
11. Azevedo Ignazio de
Sacerdote, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
12. Baena Alonso de
Fratello, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
14. Balmain François
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Gennaio 19
15. Basté Basté Narciso
Sacerdote, martire della Rivoluzione Spagnola 1936
Marzo 11
16. Benoit Vourlat Jean Franç. M.
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Gennaio 19
17. Berauld du Perou Charles J.
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Gennaio 19
18. Berno Pietro
Sacerdote, martire di Salsette (Goa)
Febbraio 4
19. Berthieu Jacques
Sacerdote, martire in Madagascar
Febbraio 4
20. Beyzym Jan
Sacerdote, missionario in Madagascar
Ottobre 12
21. Bori Puig Pablo
Sacerdote, martire della Rivoluzione Spagnola 1936
Marzo 11
22. Bonnaud Giacomo
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Febbraio 4
23. Caldeira Marcos
Studente, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
24. Carbonell Sempere Constantino
Sacerdote, martire della Rivoluzione Spagnola 1936
Marzo 11
25. Carvalho Diego
Sacerdote, martire in Giappone
Febbraio 4
26. Carvalho Miguel
Sacerdote, martire in Giappone
Febbraio 4
27. Castro Benito de
Scolastico, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
28. Caun Vicente
Fratello, martire in Giappone
Febbraio 4
29. Cayx Dumas Claude
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Gennaio 19
30. Chartón de Millou Jean
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Gennaio 19
31. Collins Dominic
Fratello, martire in Scozia
Ottobre 30
32. Corby (Corbington) Ralph
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
33. Cordier Jean Nicolas
Sacerdote, martire a La Rochelle, Francia
Gennaio 19
34. Cornelius John
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
35. Correia Antonio
Scolastico, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
36. Correia Luis
Scolastico, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
37. Costa Simãon da
Fratello, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
38. Costanzo Camillo
Sacerdote, martire in Giappone
Febbraio 4
39. Cottam Thomas
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
40. De Angelis Girolamo
Sacerdote, martire in Giappone
Febbraio 4
41. Delfaud Guillaume
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Gennaio 19
42. Delgado Aleixo
Scolastico, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
43. Dinis Nicolás
Scolastico, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
44. Escribano Gregorio
Fratello, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
46. Fenwick (Caldwell) John
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
47. Fernández Ambrosio
Fratello, martire in Giappone
Febbraio 4
48. Fernández Antonio
Fratello, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
49. Fernández Domingo
Fratello, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
50. Fernández Ioão I.
Scolastico, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
51. Fernández Ioão II.
Scolastico, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
52. Fernández Manuel
Scolastico, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
53. Ferreres Boluda Juan Bautista
Sacerdote, martire della Rivoluzione Spagnola 1936
Marzo 11
54. Filcock Roger
Sacerdote, martire in Irlanda
Dicembre 1
55. Fontoura Pedro de
Scolastico, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
56. Francisco Antonio
Sacerdote, martire di Salsette (Goa)
Febbraio 4
57. Friteyre Durve Jacques
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Gennaio 19
58. Fugishima Dionisio
Fratello, martire in Giappone
Febbraio 4
59. Fusai Gonzalo
Scolastico, martire in Giappone
Febbraio 4
60. Gagnieres des Granges Franç.C.
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Gennaio 19
61. Gaius Augusto
Postulante ammesso, martire in Giappone
Maggio 7
63. Gavan John
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
64. Gelabert Amer Pedro
Fratello, martire della Rivoluzione Spagnola 1936
Marzo 11
65. Gonçalves Andrew
Scolastico, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
66. Grimaltos Monllor Ramón
Fratello, martire della Rivoluzione Spagnola 1936
Marzo 11
67. Guérin de Rocher Pierre
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Gennaio 19
68. Guérin de Rocher Robert Franç.
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Gennaio 19
69. Harcourt (Barrou) William
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
70. Hernández Morató Darío
Sacerdote, martire della Rivoluzione Spagnola 1936
Marzo 11
71. Henriques Gonçalo
Scolastico, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
72. Herque du Roule Eloi
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Gennaio 19
73. Holland Thomas
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
75. Imber Joseph
Sacerdote, martire a La Rochelle, Francia
Gennaio 19
76. Ireland (Iremonger) William
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
77. Ixida Antonio
Sacerdote, martire in Giappone
Febbraio 4
78. Juan (?)
Candidato, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
79. Kawara Ludovicus
Scolastico, martire in Giappone
Febbraio 4
80. Kimura Leonardo
Fratello, martire in Giappone
Febbraio 4
81. Kimura Sebastian
Sacerdote, martire in Giappone
Febbraio 4
82. Kingocu Juan (Chugocu)
Scolastico, martire in Giappone
Febbraio 4
83. Kinsaco Ioannes
Fratello, martire in Giappone
Febbraio 4
84. Kyuni Antonio
Scolastico, martire in Giappone
Febbraio 4
85. Lanfant Alexandre Charles M.
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Gennaio 19
86. Laporte Claude Antoine Raoul
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Gennaio 19
87. La Ville Crohain Mathurin Nicolas
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Gennaio 19
88. Le Gue Charles François
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Gennaio 19
89. Le Livec Francisco Hyacinte
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Gennaio 19
90. Le Rousseau Vincent Joseph
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Gennaio 19
91. López Simão
Scolastico, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
92. Machado João Baptista
Sacerdote, martire in Giappone
Febbraio 4
93. Magallaes Francisco de
Scolastico, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
96. Mayorga Juan de
Fratello, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
97. Méndez Alvaro Borralho
Scolastico, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
98. Middleton Robert
Sacerdote, martire a La Rochelle, Francia
Dicembre 1
99. Nagashima Michael
Fratello, martire in Giappone
Febbraio 4
100. Navarra Pietro Paolo
Sacerdote, martire in Giappone
Febbraio 4
101. Nelson John
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
102. Núnez Pedro
Scolastico, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
103. Oldcorne Edward
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
104. Onizzuca Sandaju Pietro
Fratello, martire in Giappone
Febbraio 4
105. Ota Agostino
Fratello, martire in Giappone
Febbraio 4
106. Pacheco Alonso
Sacerdote, martire di Salsette (Goa)
Febbraio 4
107. Pacheco Francisco
Sacerdote, martire in Giappone
Febbraio 4
108. Pacheco Manuel
Scolastico, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
109. Page Francis
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
110. Pérez de Godoy Francisco
Scolastico, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
111. Pires Diego Mimoso
Scolastico, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
112. Pro Juárez Agustín
Sacerdote, martire messicano
Settembre 25
113. Ribeiro Bras
Fratello, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
114. Rinscei Pedro
Fratello, martire in Giappone
Febbraio 4
115. Rodríguez Luis
Scolastico, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
116. Rodríguez Manuel
Scolastico, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
118. Sadamatzu Caspar
Fratello, martire in Giappone
Febbraio 4
119. Shumpo (Saito) Miguel
Scolastico, martire in Giappone
Febbraio 4
120. Sales Giacomo
Sacerdote, martire in Aubenas
Gennaio 19
121. Sales Genovés Vicente
Fratello, martire della Rivoluzione Spagnola 1936
Marzo 11
122. Sampo Pedro
Scolastico, martire in Giappone
Febbraio 4
123. Sánchez Fernando
Scolastico, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
124. San Martín Juan de
Scolastico, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
125. San Vitores Diego Luis de
Sacerdote, martire nelle Isole Marianne
Ottobre 6
126. Saultemouche Guglielmo
Fratello, martire in Aubenas
Gennaio 19
127. Seconds Jean Antoine
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Gennaio 19
128. Simón Colomina Anselmo
Sacerdote, martire della Rivoluzione Spagnola 1936
Marzo 11
129. Sitjar Fortiá Tomás
Sacerdote, martire della Rivoluzione Spagnola 1936
Marzo 11
130. Soares Antonio
Scolastico, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
131. Spinola Carlo
Sacerdote, martire in Giappone
Febbraio 4
132. Tarrats Comaposada José
Fratello, martire della Rivoluzione Spagnola 1936
Marzo 11
133. Thomas Bonnotte Louis
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Gennaio 19
134. Torres Baltazar de
Sacerdote, martire nel viaggio al Brasile
Febbraio 4
135. Tozó Miguel
Fratello, martire in Giappone
Febbraio 4
136. Turner Anthony
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
137. Tzuji Tomás
Sacerdote, martire in Giappone
Febbraio 4
138. Vareilhe Duteil François
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Gennaio 19
139. Vaz Amaro
Fratello, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
140. Verron Nicholas Marie
Sacerdote, martire della Rivoluzione Francese
Gennaio 19
141. Whitebread Thomas
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
142. Woodhouse Thomas
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
143. Wright Peter
Sacerdote, martire in Inghilterra e Galles
Dicembre 1
144. Xinsuki Paolo
Fratello, martire in Giappone
Febbraio 4
145. Yempo Simón
Fratello, martire in Giappone
Febbraio 4
146. Zafra Juan de
Fratello, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19
147. Zola Giambattista
Sacerdote, martire in Giappone
Febbraio 4
148. Zuraire (Zudaire) Esteban
Fratello, martire nel viaggio al Brasile
Gennaio 19





Pontificio Istituto Missioni Estere


Il martire non ha tempo. Era incomprensibile 2000 anni fa, ed è incomprensibile oggi; era ed è necessario proprio perché va oltre i criteri e i calcoli sapienti: "Chi perde la sua vita per me la guadagna" (Mt 10, 39). ...






"I nostri fratelli sono perseguitati,
sono cacciati via,
devono lasciare le loro case
senza avere la possibilità di portare niente con loro.
A queste famiglie e a queste persone voglio esprimere la mia vicinanza
e la mia costante preghiera.
Carissimi fratelli e sorelle tanto perseguitati,
io so quanto soffrite,
io so che siete spogliati di tutto.
Sono con voi nella fede in Colui che ha vinto il male!"


Papa Francesco






Missionari martiri del Pime



Nome


1. BEATO GIOVANNI MAZZUCCONI
Papua N. Guinea 9-1855
2. Santo Alberico Crescitelli
Yentsepien (Cina) 21-7-1900
3. Padre Cesare Mencattini
Kimen (Cina) 12-7-1941
4. Mons. Antonio Barosi
Tingtsuen (Cina) 19-11-1941
5. Padre Girolamo Lazzaroni
Tingtsuen (Cina) 19-11-1941
6. Padre Mario Zanardi
Tingtsuen (Cina) 19-11-1941
7. Padre Bruno Zanella
Tingtsuen (Cina) 19-11-1941
8. Padre Carlo Osnaghi
Yekikang (Cina) 2-2-1942
9. Padre Emilio Teruzzi
Saikung (Hong Kong) 26-11-1942
10. Padre Pietro Galastri
Shadow (Birmania) 25-5-1950
11. Padre Mario Vergara
Shadow (Birmania) 25-5-1950
12. Padre Alfredo Cremonesi
Kyaupon (Birmania) 7-2-1953
13. Padre Pietro Manghisi
Mongyu (Birmania) 15-2-1953
14. Padre Eliodoro Farronato
Mongyang (Birmania) 11-12-1955
15. Padre Angelo Maggioni
Andarkota Bangladesh 14-8-1972
16. Padre Valeriano Fraccaro
Saikung (Hong Kong) 28-9-1974
17. Padre Tullio Favali
Tulunan (Filippine) 11-4-1985
18. Padre Salvatore Carzedda
Zamboanga (Filippine) 20-5-1992





Missionari e Missionarie della Consolata


Di fronte ad un mondo che ha sempre più paura del futuro, di fronte a uomini e donne che non sono più capaci di sollevare lo sguardo e guardare in alto e di sognare, i missionari uccisi ci invitano ad essere ancora più forti nella fede, a credere che una nuova umanità è possibile, a sperare in un futuro migliore.



Granada Serna, P. Ariel (1941-1991)
Nacque il 02.03.1941 a Marulanda (Caldas), Colombia. Entrò nel nostro Istituto a 15 anni e ricevette l'ordinazione sacerdotale il 21.12.1968. Svolse il suo apostolato in Colombia 10 anni: pastorale missionaria, economo; poi nel Niasssa (Mozambico) fino al termine della sua vita, salvo un anno a Roma per un Corso di pastorale, e altri sei mesi in Terra Santa: rinnovamento spirituale e aggiornamento biblico.
Carattere gioviale e generoso, grande capacità di “relazionarsi” con i Confratelli ma anche con la gente.
Missionario-martire. Infatti egli cadde vittima dei guerriglieri Mozambicani. Il sangue dei martiri, ancora oggi, è seme di cristiani; è il modo straordinario e più prezioso di fare missione.
Morì per strada presso Massangulo il 15.02.1991. Aveva 50 anni. Sepolto a Unango.



Andeni, P. Luigi (1935-1998)
Nacque a Barbariga (Italia) il 25.11.1935. Diciottenne entrò nel nostro Istituto e il 19.12.1964 fu ordinato sacerdote. Il suo primo apostolato in Italia fu l'animazione vocazionale. Il 1970 attua il suo sogno: destinato alla Missione di Marsabit (Kenya). Vice parroco a Moyale, parroco a Sololo prima e poi ad Archer's Post. Sono le tappe dell'entusiastico lavoro di evangelizzatore. Nel 1975 è in Italia per un corso di aggiornamento teologico; rientrò in Kenya ma nel 1979 è destinato in Italia come animatore vocazionale: lavoro poco gratificante, ma svolto con generosità, entusiasmo e competenza.
Nel 1985 è ancora a Marsabit, missione di Suguta Marmar (10 anni) ed a Archer's Post: nuove iniziative, nuove costruzioni e altri problemi.
Missionario dall'entusiasmo contagioso che sapeva immedesimarsi con ambiente e persone fra le quali lavorava: giovane con i giovani, povero con i poveri, fedele alla tradizione, ma aperto alle buone novità, attento ai segni dei tempi, disponibile sempre a seminare la “parola” anche tra i musulmani, convinto che la grazia del buon Dio può suscitare veri figli di Abramo anche tra le sabbie del deserto.
Morì ad Archer's Post il 15.09.1998 vittima di un tragico assalto di banditi. È sepolto a Barbariga (Brescia).





Ordine di Sant'Agostino


Los datos están tomados de A. Hartmann, Sources to Martyrs of the Order of St. Augustine, Augustiniana 46 (1996), 67-145. Es obvio que el epíteto de mártir está tomado en un sentido amplio.



Se indica fecha y lugar del martirio.

Alfonso de S. Agustín, en Mindanao, Filipinas, 20.05.1637.
Alfonso de la Cruz, en Cartagena, Colombia, 13.02.1630.
Alfonso de S. José, en Filipinas, 1631.
Alvares, Rafael da Madre de Deos, en Malaca, 3.10.1605.
Álvarez, Bartolomé, en Perú, 18.07.1629
Antonio da Conceição, en Rios de Senna, 15.03.1700
Antonio da Natividade, en Mombasa, 1631
Arévalo, Francisco, en Cantaduanes, Filipinas, marzo 1576
Arias, José, en Filipinas, 1660.
Arias, Miguel, en Tayabas, Filipinas, 1764.
Arrufate Díez, Andrés de, en Maricao, Venezuela, en 1617
Ayala, Beato Fernando, en Takashima, Japón, 01.06.1617
Badre, Isidro, en Bulabago, Filipinas, 09.04.1874
Baltezar, P. en Aspan, 1631
Bartolomé de los Ángeles, en Uraba, Perú, 13.02.1630
Baztán, José, en Cebú, Filipinas, 04,04,1897
Bedoya, Pedro, en Mariveles, Filipinas, 1606
Bello, Francisco, en Cantaduanes, Filipinas, marzo 1576
Belo Botelho, Manoel Da Conceição, en Zanzibar, febrero 1694
Calle Bernardo, junto con otros 60 cristianos, en Aguarunas, Perú, 04.06.1904
Cameron, Miquel, en Jolo, Filipinas, 1769
Candenas, Domingo, en Filipinas, 28.03.1897
Carvalho, Domingos de Sto. Agostinho, en Mombassa, febrero 1661
Casas, Juan de las, en Filipinas, 1607
Corral, Juan de, en Marruecos, 12.03.1628
Correa, Francisco da Graça, en Nagasaki, Japón, 16.08.1634
Da Costa. Domingos do Nascimento, en Mombasa, 21.08.1631
Da Costa, Francisco da Presentação, en Mombasa, 25.04.1729
Da Costa, Lourenço da Conceição, en Mangalor, en 1618
Damorin, Juan, en Nagasaki, Japón, en 1610.
De Araujo, Gonçalo da Graça, en Mombasa, marzo 1661
Diogo de la Madre de Deus, en Mombasa, en 16.08.1631
Domingos de Sto. Agostinho, en Mombasa, en 1661
Egidio de San Roque, en Malabar, en octubre 1621.
Enríquez, Andrés, en Tanauan, 13.05.1763
Espínola, Juan, en Cantaduanes, Filipinas, marzo 1576
Eugenio de S. Agostinho da Serra, en Mangalor, 1618
Ferreira, Antonio da Paixão, en Mombasa, 21.08.1631
Ferreira, Antonio da Piedade, en Ampora, en 1659
Ferrer, Rafael, en Amazonia, en 1610
Flores, Antonio de, en Ternate, Maluco, en 1626
Francisco, en Nagasaki, Japón, 17.08.1633
Francisco de Jesús-María, en Mindanao, 21.12.1636
Gallego Abad, Abilio, en el lago Tungting, China, en 22.08.1933
Gamucci, Michelangelo, entre los turcos, en 1526
García, Marcos, en Perú, en 1569
García Herrero, Santiago, en Candon, Filipinas, 25.03.1898
Gaspar de Sto. Agostinho, en Mombasa, 1632
Guillermo de San Agustín, en Persia, Gran Armenia, 15.01.1612
Gutiérrez, Beato Bartolomé, en 28.08.1580, en Nagasaki, Japón.
Herrera, Diego, con nueve compañeros, en Cantaduanes, Filipinas, marzo 1576
Herrera, Diego de, en China, en 1640
Heytor da Madre de Deos, en Soar, en 1630
Hierro, Francisco, en Manila, en 1762
Horta, Luis da Madre de Deos, y otros tres religiosos, en Mascate, India, en 31.10.1647
Hurtado de Ibarguen, Agustín, en Perú, con cinco cristianos, en 02.04.1702
Jacinto de Jesús-María, en Filipinas, en 1631
Ibáñez, Laureano, en Chipillosani, Perú, 17.07.1629
Jihioye, Tomás de San Agustín, en Nagasaki, Japón, 06.11.1637 (próxima beatificación)
Jiménez, Tomás, en Cebú, Filipinas, 04.04.1898
Juan, hermano, en Nagasaki, Japón, 17.08.1633
Juan de Madre Dei, en Filipinas, en 1625
Juan de San Nicolás, en Filipinas, el 19.03.1637
Juan de Sto. Tomás, en Tanda, Filipinas, 19.07.1631.
João André de São João, en Mombasa, en 1661
José, hermano, en Persia, en 15.01.1612
Giuseppe di S. Gimignano, por los turcos en 1524
Juan de la Cruz, en Ugulim, en 1632
Juan de Santa Cruz, en Cantaduanes, Filipinas, marzo 1576
Kahioye, Beato Tomás, en Nagasaki, Japón, 28.10.1630
Kuhioye, Beato Pedro, en Nagasaki, Japón, 28.10.1630
Leitão, Bernardo de Jesús, en Hugli, India, 1632
Lesmes, Santiago de, en Cantaduanes, Filipinas, marzo 1576
Lopes, Agostinho do Rosario, en Tremapatam, China, 02.10.1598
Lopes, Gregorio dos Anjos, en Hugli, India, 1632
Lumbreras, Beato Martín de San Nicolás, en Nagasaki, Japón, 11.12.1632
Manoel das Chagas, en Bengal, Daca, 1635
Manoel de Jesus, en Mombasa, 13.12.1698
Manoel de São João, en Malabar, 1667
Marín, Andrés, en Cantaduanes, Filipinas, marzo 1576
Marín, Esteban, en las Filipinas, noviembre 1601.
Martínez de Viedma, Francisco, en Cantaduanes, Filipinas, marzo 1576
Melo, Nicolás, en Astrakhan, en enero de 1615.
Mesa, Francisco, en Malonor, Filipinas, 1663.
Miguel de San José, en Japón, 1637.
Michoa, Luis, en Japón, 22.11.1613
Montejo, Pedro, en aguas del Japón en abril 1607.
Montes, Ricardo, en Candon, Filipinas, 25.03.1898.
Nicolás de San Agustín, en Nishni Novgorod, Rusia, 1611.
Nicolás de Sta. María, en Malabar, 1592.
Nogueira, Manoel da Nazaret, en Zanzibar, en 1649
Núñez, Rodrigo, en Cantaduanes, Filipinas, marzo 1576
Ortíz Ruiz, Diego, protomártir del Perú, en Vilcabamba en 1568
Otálora, José de, en Aricagua, Venezuela, primera mitad del s. XVIII
Patiño, Francisco, en Bolhoon, Filipinas, en 1691
Paz, Felipe de, en Rio Chapare, Bolivia, en 1673
Peñas, Juan de las, en Decapulhuacan, México, en 1587
Pedro de San Antonio, en Filipinas, 1631
Piernavieja, Antonio, en Maragondo, Filipinas, en marzo 1897.
Ramírez, Miguel, en Riobamba, Perú, 1609
Redondo, Rafael, en Candon, Filipinas, 25.03.1898
Renedo, Francisco, en St. Guguinto, Filipinas, 27.05.1898
Rioja, Félix de, Bugason, Filipinas, 29.06.1734
Rivero, Matías, Maragondon, Filipinas, 1897
Rodríguez Núñez, Diego de, en Cantaduanes, Filipinas, marzo 1576
Ruiz de Mora, Juan de Santa Cruz, en Cantaduanes, Filipinas, marzo 1576
San Andrés, José de, Bulacan, Filipinas, 04.02.1763
Sánchez, Leocadio, en St. Guguinto, Filipinas, 27.05.1898
Sánchez, Beato Melchor de San Agustín, en Nagasaki, Japón, 11.12.1632
Santa María, José de, en Ilocos, Filipinas, 21.05.1662
Santos, Moisés, en Barasoain, Filipinas, 31.03.1898
São Roque, Egidio de, en Malabar, en octubre de 1621
Shozuburo, Beato Juan, con ocho terciarios, en Nagasaki, Japón, 28.10.1630
Simoens, Beato Vicente, en Nagasaki, Japón, 03.09.1632
Tayemon, Beato Miguel, en Nagasaki, Japón, 28.10.1630
Teixeira, Francisco de Nazareth, en Hugli, Bengala, 16.10.1713
Tejedor, Hipólito, en Sta. Isabel, Filipinas, 06.04.1898
Terrero, beato Francisco, en Nagasaki, Japón, 03.09.1632
Urribari, Vicente, en Aricagua, Venezuela, al comienzo del s. XVII
Valenzuela, Pedro, en Zambales (Filipinas?) en febrero de 1648
Vera Miguel, en St. Guguinto, Filipinas, 27.05.1898
Viesca, Felipe, en Moxos, Perú, en el s. XVII
Vilajoli, Miguel, en Aguarunas, Perú, 04.06.1904
Villar de Saz, Bernardino de, en Cantaduanes, Filipinas, marzo 1576
Zenzano, Francisco, en Bugason, Filipinas, 1734
Zúñiga, Beato Pedro, en Nagasaki, Japón, 19.08.1622







"Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli."

Mattteo 5, 11-12








Francescani del secolo XX



Santi martiri del 1900


S. Gregorio Grassi
S. Francesco Fogolla
S. Antonino Fantosati
S. Elia Facchini
S. Teodoro Balat
S. Giuseppe Gambero
S. Cesidio Giacomantonio
S. Andrea Bauer




MARTIRI IN CINA (1904-1952)


VERHAEGHEN JOSEPH (Teotimo) – Belgio
+ Sha-tse-ti – 19 luglio 1904
VERHAEGHEN FREDERIC – Belgio
+ Sha-tse-ti – 19 luglio 1904
ROBBERECHT FLOREST – Belgio
+ Sha-tse-ti – 19 luglio 1904
ADONS JULIEN
+ 14 gennaio 1922
MELOTTO ANGELICO – Italia
+ Henan – 4 settembre 1923
FOIDL STANISLAO –
+ Changsha – 17 ottobre 1925
CLOODS P. TRIBURZIO - Belgio
+ Fong-Chan-Kang – Cina – 25 agosto 1929
TRUDONE S.E.Mons. JANS – Belgio
+ Siao t’ang – Cina – 9 settembre 1929
VAN WEERT P. BRUNONE – Belgio
+ Siao t’ang – Cina – 9 settembre 1929
FYNAERTS P. RUPERTO – Belgio
+ Siao t’ang – Cina – 9 settembre 1929
ZENG GUOXIAN BONAVENTURA – Cina
+ Laohekou – 18 maggio 1931
SANTINI LUCA – Italia
+ Hebei – 8 settembre 1931
ADONS P. MARINO – Belgio
+ Tchong-ki – Cina – 30 aprile 1931
CHECCACCI P. IGINO– Italia
+ Hebei – 6 ottobre 1931 (30 novembre 1931)
RICCI ERMENEGILDO – Italia
+ Chayuankou – 23 novembre 1931
STIMPEL P. OTMARE – Italia
+ Hunan – Cina – 31 marzo 1933.
JORGE FRANCO FRANCO – Colombia
+ Hunan – 14 dicembre 1936
LEONARDELLI P. GRACIANO – Italia
+ Kichow (Hupeh) – Cina – 27 luglio 1937
PEGORARO P. EPIFANIO – Italia
+ Han Kow – Cina – 31 ottobre 1937
FOURKE P. FEDERICO – Francia
+ Idushien (Shantung) – Cina – 30 aprile 1938.
CIAVAGLIA P. BONAVENTURA – Italia
+ Taiyuanfu (Shansi). Cina – 2 maggio 1938
PADBERG P. SILVESTRO – Germania
+ Chaikialhwang – Cina – nel 1938
COCCHI P. GINEPRO – Italia
+ Taiyuanfu (Shansi) – Cina – 5 marzo 1939.
EXLER P. ? - ? –
+ Luanfu – Cina – 7 ottobre 1939
VAN DIJK P. WILGISO – Olanda
+ Luanfu – Cina – 22 dicembre 1941
SCHOLBERG MATTIA – Olanda
+ 15 dicembre 1941
VIDAL PASCAL – Spagna
+ dicembre 1941
HOLSUM P. AGOSTINO – Germania
+ Yentow – Cina – nel 1 gennaio 1947
BRUNS P. LEONIDA – Olanda
+ Kiangchow – Cina – 20 ottobre 1947
PESSERS Mons. QUINTINO – Olanda
+ Kiangchow – Cina – 20 ottobre 1947
JENSEN Fr. BENEDETTO – Danimarca
+ Yentow – Cina – 1 gennaio 1947.
STANISLAS P. ROLANDO - ?
+ Luiyang – Cina – 19 luglio 1949
ARCAND P. DIDACO – Canada
+ Shantung – Cina – 10 febbraio 1952.
YANG GUANGJI ANTONIO UMILE
+ 11 novembre 1957
RUYS DOSITHEUS – Olanda
+ 14 giugno 1948
PEGORARO EPIFANIO – Italia
+ Dajianlu – 25 dicembre 1935
NADAL PASCAL - Spagna
+ Dajialu – 25 dicembre 1935




Martiri del Comunismo


ROLANDO STANISLAO – Italia
+ Liuyang – 19 luglio 1949
GUBBELS NATALE - Belgio
Ichang – 18 novembre 1950
ADONS HUBERTUS – Belgio
+ Tanzishan - 24 marzo 1950 (?)
ARCAND DIDACO – Canada
+Shantung (Cina) – 10 febbraio 1952
LI CHONGHOU FRANCESCO – Cina
+ Laohekou – 30 giugno 1953
CHEN LIANGZUO LEONARDO – Cina
+ Wuchang – dicembre 1954
GUERRA ROBERTO - Italia
+ Laohokow – 9 gennaio 1955
YANG DELE – Cina
+ Hengyang – 14 luglio 1956
ZHANG FANGJI FRANCESCO – Cina
+ Hengyang – 20 giugno 1959
LI XUANDE PACIFICO – Cina
+ 1973 (?)
CHI MATTEO – Cina
+ 21 luglio 1967
GUO ANTONIO - Cina
+ 1973
LI PACIFICO – Cina
+ novembre/dicembre 1979
LEONIDES BRUNS – Olanda
+ Hengshuichen – 25 (o 20) ottobre 1947




MARTIRI MISSIONARI


PRENNEUSHI P. MATTEO – Albania
+ Alessio, Albania – 11 marzo 1948.
NIKAJ P: CIPRIANO – Albania
+ Alessio, Albania – 11 marzo 1948
MOISDON P. JEAN-PAUL – Francia
+ Abidjian, Costa d’Avorio – 22 ottobre 1970
MARUZZO P. TULLIO MARCELLO – Italia
+ Quiriguà, Guatemala – 1 luglio 1981
MORAIS P. FRANCISCO – Portogallo
+ Homoine, Mozambico – nel 1983
ARCESIO MONTES – Colombia
+ Bogotà – 10 luglio 1975
ALFREDO ROBLES – Colômbia
+ Bogotá – 25 dicembre 1983
SAMUEL NHANALA P. FEDERICO – Mozambico
+ Maputo, Mozambico – 26 novembre 1984.
LAWLOR P. KEVIN – Australia
+ Kampala, Uganda – 25 gennaio 1986
DIAS P. CIPRIAN – Pakistan
+ Karachi, Pakistan – 16 settembre 1988
COLOMBO S. Ecc. Mons: PIETRO – Italia
+ Mogadiscio, Somalia – 9 luglio 1989
TURATI P. PIETRO – Italia
+ Gelib, Somalia – 9 febbraio 1991
MILICEVIC P. NIKITA – Bosnia
+ Fojnica, Bosnia Erzegovina, 14 novembre 1993
MIGIC P. LEON – Bosnia
+ Fojnica, Bosnia Erzegovina, 14 novembre 1993
GASHUGI Fr. GEORGES – Rwanda
+ Gikongoro, Rwanda – 18 aprile 1994
MOKOMELE P. CONTANT THABO – Sud Africa
+ Johannesburg, Sud Africa – 19 settembre 1994
GRASSI P. BIAGIO – Italia
+ Betfage, Israele – 8 settembre 1995.
CURIC P. VJEKOSLAV – Bosnia
+ Kigali, Rwanda, 31 gennaio 1998.
FABIO P. HECTOR – Colombia
+ Guayaquil, Ecuador – 23 gennaio 1999
TOM P. FABIAN – Australia
+ Port Moresby, Papua NG – 16 agosto 2001
CAMPBELL Fr. MANUS – Irlanda
+ Durban, Sud África – 21 maggio 2003
GABRIELI P. TADDEO – Italia
+ Imperatriz, Brasile – 19 luglio 2003
DELGADO Fr. MANUEL – Messico
+ Búfalo, Messico – 6 febbraio 2005
REDAELLI P. ANGELO – Italia
+ Owando, Congo Brazzaville – 12 settembre 2005
LUIS Fr. HERRERA MORENO – Colombia
+ Bonda (Colombia) – 28 giugno 2006.





Frati Cappuccini del Veneto e Friuli-Venezia Giulia


La vita sociale, politica e religiosa angolana
dall'indipendenza in poi è stata un succedersi
di scossoni e di autentici terremoti
che hanno coinvolto anche i missionari.
Cinque dei loro sono stati uccisi.



Missionari martiri dei Frati Cappuccini



Nome


1. P. Lazzaro Graziani Angola 16.03.1961
2. P. Piergiovanni Filippi Angola 21.04.1961
3. P. Piergiorgio Cavedon Angola 02.01.1981
4. P. Giuseppe Moretto Angola 27.05.1985
5. P. Amedeo Giuliati Angola 21.06.1989





Congregazione dei Marianhill


Several numbers of our Constitutions speaks about the mystery of the Cross of Christ and our sharing in that mystery. We need not be ashamed of the folly of the Cross (Cf. Nº 108); we must not forget that we are following Christ crucified and must proclaim the message of the Cross (Cf. Nº 113); we must remember that it is part of the following of Christ to take up the cross of every day (Cf. Nº 244).
Some of our brethren had a very special share in the mystery of the Cross of Christ, especially those ones who left their lives violently in the missionary service.[1]

Namely:


Mgr. Adolph Gregor Schmitt CMM, who was killed on 5th December 1976 at Regina Mundi Mission (Zimbabwe).

Fr. Possenti Anton Weggartner CMM, who was killed on 5th December 1976 at Regina Mundi Mission (Zimbabwe).

Br. Karl Kroner CMM, who was killed on 9th January 1978 at Pinetown (South Africa).

Br. Peter Edmund Geyermann CMM, who was killed on 2nd June 1978 at Embakwe Mission (Zimbabwe).

Br. Andreas Georg von Arx CMM, who was killed on 2nd June 1978 at Embakwe Mission (Zimbabwe).

Fr. Edmar Georg Sommerreisser CMM, who was killed on 25th April 1981 at Regina Mundi Mission (Zimbabwe).

Br. Matthias Sutterlüty CMM, who was killed on 10th November 1983 at Embakwe Mission (Zimbabwe).

Br. Kilian Valentin Knörl CMM, who was killed on 19th April 1988 at Empandeni Mission (Zimbabwe).

Fr. Hubert Hofmans CMM, who was killed on 23rd November 2001 at Lae (Papua- New Guinee).


All these brethren of ours are a permanent reminder of those words of Jesus: “Remember what I told you: ‘No slave is greater than his master’. If they persecuted me, they will persecuted you too... The world will make you suffer. But be brave! I have defeated the world”. (Jn. 15,20; 16,33)





I missionari Saveriani


“Non abbiamo una Giornata in cui ricordiamo in modo particolare i nostri martiri. Li ricordiamo giorno per giorno, insieme ai nostri confratelli defunti, in occasione del loro anniversario – afferma P. Rino Benzoni, Superiore generale dei Saveriani -. Penso comunque che questa possa essere una proposta da fare al nostro prossimo Capitolo Generale”.



I missionari martiri Saveriani


P. Caio Rastelli
(Ghiara di Fontanellato PR 1872 – Taiyuen-fu / Cina 28.02.1901)
Primo missionario saveriano inviato in Cina (1989), poco dopo il suo arrivo si trova coinvolto nella rivolta dei Boxer a sfondo antioccidentale e anticristiano. Membro della stessa diocesi dove trovarono la morte i Mons. Fogolla e Grassi, vari seminaristi e cristiani (cattolici e protestanti), riuscì a salvarsi con una fuga avventurosa. Al ritorno nella missione dopo la tempesta, ancora provato dalle privazioni della fuga, si sobbarcò a fatiche estenuanti per salvare il salvabile, fatiche che lo portarono alla morte in brevissimo tempo. Anche se la morte non è avvenuta violentemente, il P. Caio è sempre stato considerato dalla congregazione come il primo suo martire.


P. Giovanni Botton
(Carmignano di Brenta PD 1908 – Hsuchang / Cina 30.04.44)
Il suo martirio si inserisce nelle vicende della seconda guerra mondiale e della guerra Cino-giapponese. Viene ucciso dai soldati giapponesi durante l’attacco alla città, mentre esce da uno scantinato per evitare che siano uccisi tutti coloro che si sono rifugiati. Il suo sacrificio infatti salvò tutti gli altri.



I tre martiri del CONGO


P. Luigi Carrara (Cornale di Pardalunga BG 1933 – Baraka / Congo 1964)

Fratel Vittorio Faccin (Villaverla VI 1934 – Baraka / Congo 28.11.1964)

P. Giovanni Didoné ( Cusinati di Rosà VI 1930 – Fizi / Congo 28.11.1964)

L’uccisione di questi tre confratelli si inserisce nel quadro delle vicende che seguirono l’indipendenza del Congo dal Belgio, tra cui si inserisce la rivolta mulelista di stampo comunista, detta dei Simba. Accecato dall’ira per una sconfitta subita e dall’odio per i missionari, un capo ribelle li uccide insieme ad un sacerdote locale, l’Abbé Atanasio Joubert.


P. Mario Veronesi ( Rovereto TN 1912 – Jessore / Bangladesh 04.04.1971)
Figura di missionario molto amato dalla gente e dai confratelli, la sua uccisione si inserisce nelle vicende della guerra che portò alla indipendenza del Bangladesh, per opera dei soldati Pakistani. Potrebbe essere annoverato tra i martiri dell’indipendenza del Bangladesh.


P. Valeriano Cobbe (Camisano Vicentino1932 – Shimulia / Bangladesh 14 Ottobre 1974)
Aveva organizzato gli abitanti del villaggio di Shimulia in una cooperativa agricola comprendente duecento famiglie di contadini. Dopo aver riscattato terreni che le famiglie avevano dato in pegno agli usurai, favorì la coltivazione del riso scavando pozzi e fornendoli di pompe a motore, portando il villaggio a un buon grado di sviluppo. Aveva acquistato anche un terreno che aveva diviso in piccoli lotti per famiglie nullatenenti, dove ognuna poteva avere una capanna e un orto.
Queste attività non furono ben viste dagli sfruttatori della miseria altrui. Il lavoro con i fuori casta aveva creato opposizioni. Fu ucciso da alcuni sicari la sera del 14 Ottobre 1974.


P. Alberto Pierobon (Cittadella PD 1927 – Almirante Tamandarè / Brasile 31.07.1976)
Non si è mai saputo chi lo ha ucciso e ne ha mutilato il corpo. La sua morte si inserisce comunque in una dedizione totale per il bene della gente che gli era stata affidata.


P. Salvatore Deiana ( Ardauli OR 1956 – Altamira / Brasile 16.10.1987)
Morto per un incidente stradale nella stessa macchina dove viaggiava il vescovo di Altamira. Le circostanze dell’incidente non sono mai state chiarite, gli autori spariti, i testimoni mai interrogati, facendo sorgere seri dubbi che si trattasse di un incidente provocato per uccidere il Vescovo.



I martiri del BURUNDI


P. Ottorino Maule (Gambellara VI 1942 – Bujengero/Burundi 30.09.1995)

P. Aldo Marchiol ( Udine 1930 – Bujengero /Burundi 30.09.1995)
(Katina Gubert, laica missionaria, Fiera di Primiero TN 1921 - Bujengero/Burundi 30.09.1995)

L’uccisione di questi due confratelli e della laica volontaria si inserisce nelle dolorose vicende del Burundi in seguito alla uccisione del primo presidente democraticamente eletto e delle lotte interetniche e di potere che ne sono seguite, vicende che hanno provocato centinaia di migliaia di morti tra cui vari sacerdoti e religiosi.
I confratelli avevano denunciato l’ uccisione a sangue freddo di civili inermi fatti passare come ribelli, avvenuta non lontano dalla missione per opera dei militari. Per vendetta alcuni militari sono entrati di notte alla missione, hanno fatto mettere i padri e la Katina in ginocchio e li hanno uccisi con alcuni colpi d’arma da fuoco alla testa.





I missionari Comboniani


P. Umberto Pescantini, Segretario generale dell'Animazione missionaria dei missionari Comboniani, afferma: “Non abbiamo alcuna giornata o celebrazione a livello di Istituto per ricordare tutti i nostri “martiri” missionari. A livello locale si sono svolte varie iniziative per ricordare qualcuno dei missionari comboniani “martiri”, soprattutto nel loro paese di origine (ad esempio P. Raffaele Di Bari a Barletta, e P. Ezechiele Ramin a Padova). Segnaliamo soprattutto il ricordo continuo e crescente di P. Ezechiele Ramin, la cui figura fa molto presa sui giovani. Per ricordarlo sono state pubblicate alcune biografie ed una raccolta delle sue lettere.”


P. Ezechiele Ramin
Il 24 luglio 1985 a Cacoal in Brasile, veniva ucciso p. Ezechiele (Lele) Ramin, missionario comboniano. Aveva 32 anni. Martire della carità lo ha definito Papa Giovanni Paolo II, qualche giorno dopo la sua morte. La sua uccisione è da attribuirsi alla sua azione in difesa degli Indios Suruì e dei lavoratori della terra nello Stato di Rondonia (Brasile). Mentre tornava da una ricca fazenda, dove si era recato per dissuadere i contadini dall'impugnare le armi, veniva assassinato dai pistoleiros, mandati dai latifondisti. Martire della carità lo ha definito Papa Giovanni Paolo II, qualche giorno dopo la sua morte.


I 23 missionari martiri Comboniani:

P.Luciano Fulvi ucciso a Laybi (Uganda) tra il 30 e il 31 marzo 2004 - anni 76
P. Mario Mantovani ucciso a Kapedo (Uganda) il 14 agosto 2003 - anni 84
Fr. Godfrey Kiryowa ucciso a Kapedo (Uganda) il 14 agosto 2003 - anni 30
P. Raffaele di Bari ucciso a Pajule (Uganda) il 1 ottobre 2000 - anni 71
Fr. Alfredo Fiorini ucciso a Muiravale (Mozambico) il 24 agosto 1992 - anni 38
P. William Nyandru ucciso a Morulem (Uganda) il 25 ottobre 1991 - anni 31
P. Egidio Biscaro ucciso a Pajule (Uganda) il 29 gennaio 1990 - anni 61
P. Egidio Ferracin ucciso ad Alenga (Uganda) il 4 agosto 1987 - anni 50
P. Ezechiele Ramin ucciso a Cacoal (Brasile) il 24 luglio 1985 - anni 32
P. Osmundo Bilbao Garamendi ucciso a Kisubi (Uganda) il 20 aprile 1982 - anni 37
P. Silvio Serri ucciso a Obongi (Uganda) l’11 settembre 1979 - anni 46
P. Silvio Dal Maso ucciso a Pakwach (Uganda) il 3 maggio 1979 - anni 66
P. Antonio Fiorante ucciso a Pakwach (Uganda) il 3 maggio 1979 - anni 53
P. Giuseppe Santi ucciso a Lira (Uganda) il 14 aprile 1979 - anni 59
P. Marco Vedovato ucciso a Mirador (Brasile) il 19 ottobre 1968 - anni 38
P. Barnaba Deng ucciso a Wau (Sudan) il 2 agosto 1965 - anni 29
P. Antonio Zuccali ucciso a Rungu (Congo) il 2 dicembre 1964 - anni 42
P. Evaristo Migotti ucciso a Rungu (Congo) il 1° dicembre 1964 - anni 42
P. Lorenzo Piazza ucciso a Rungu (Congo) il 1 dicembre 1964 - anni 49
P. Remo Armani ucciso a Isiro (Congo) il 24 novembre 1964 - anni 47
P. Luigi Corsini ucciso a Todos Santos (Messico) il 7 maggio 1963 - anni 34
P. Angelo Arpe ucciso a Nboro (Sudan) il 1 novembre 1946 - anni 60
P. Alfredo De Lai ucciso a Socotà (Etiopia) il 26 aprile 1941 - anni 27





Le missionare Comboniane


“Anche noi Missionarie Comboniane partecipiamo alla Giornata di preghiera e digiuno per i Missionari uccisi” comunica suor Rachele Fassera, Segretaria generale SMC. “Abbiamo due consorelle comboniane che sono state uccise e che vengono ricordate ogni anno nel giorno anniversario della loro nascita al cielo: suor Liliana Rivetta, uccisa in Uganda il 10 agosto 1981, e suor Teresa Dalle Pezze, uccisa in Mozambico il 3 gennaio 1985”.


Suor Liliana Rivetta (1943-1981)
Nasce a Gavardo il 15 novembre 1943. A 22 anni, 25 marzo 1965, decide di entrare tra le Missionarie Comboniane e fa il noviziato a Londra. Dopo la prima professione, nel 1967, e il completamento della formazione, nel 1969 parte per l’Uganda, a Lira, dove svolge la sua missione tra i più piccoli dell’asilo fino al 1973, quando rientra in Italia per la professione perpetua. Nel gennaio 1977, dopo un’ulteriore specializzazione, parte per Kariobangi, nel Kenya. Nel 1978 raggiunge Amudat (Uganda), tra i Pokot. Nel 1981 rientra in Italia per un periodo di riposa. Tornata in missione da appena due mesi, il 10 agosto 1981 muore mentre svolge il suo servizio, vittima di un agguato mortale ad opera di una delle tante bande di razziatori che imperversavano. Tornava da Moroto ad Amudat portando del materiale scolastico; da poco aveva accettato di sostituire una consorella responsabile della scuola elementare governativa di Amudat per consentirle di curarsi. Era alla guida della vettura su cui viaggiavano anche un’altra suora e quattro maestri. La macchina cade in una imboscata, suor Liliana viene raggiunta da un proiettile al cuore e muore all’istante. I razziatori arraffano quello che possono e fuggono. “Questa è la vita che ho scelto” scriveva nell’ultima lettera inviata a casa, giunta dopo la sua morte. Una scelta di amore per l’Africa ed i Pokot, di cui aveva imparato, lingua, usanze e costumi, e che aiutava in ogni modo, cercando aiuti e distribuendoli, soprattutto in tempo di carestia.


Suor Teresa Dalle Pezze (1939-1985)
Nata il 10 ottobre 1939 nei dintorni di Vicenza, aveva lasciato il suo piccolo paese a 18 anni, come tanti coetanei, per andare a lavorare in Svizzera e così aiutare la famiglia. Nel pensionato gestito dalle suore che la ospita, matura la vocazione e nel 1961 entra tra le Pie Madri della Nigrizia. Non fatica ad inserirsi nel gruppo delle novizie e in uno stile di vita sobrio, povero, austero ma anche ricco di gioia. Nel 1964 la prima professione e nel 1968, dopo un periodo di formazione e di studio della lingua, giunge in Mozambico. Il suo campo di lavoro è la scuola, come dirigente e come insegnante, a Netia, Memba e Monaco. Un compito non facile che suor Teresa svolge con dedizione e impegno. Nel 1975 l’indipendenza del paese dal Portogallo, l’espulsione dei missionari, la nazionalizzazione delle scuole… Suor Teresa, pur titubante in questo nuovo clima anti-religioso, accetta di rimanere e insegna a Monapo dal 1976 al 1980. Nonostante le difficoltà e le tensioni, continua nel suo lavoro perché vuole bene alla sua gente. Nel 1980 la scuola viene trasferita a Netia e suor Teresa assume anche l’incarico di “responsabile della salute” degli alunni. Cerca di aiutare in ogni modo i bambini e i ragazzi, molti dei quali separati dai genitori dalla guerriglia, ricorrendo spesso ai benefattori in Italia. Nel clima di restrizioni religiose cercava sempre di proseguire la sua opera pastorale e missionaria. La guerriglia dilaga anche nella provincia di Netia, seminando morte, odio e violenza. Il 3 gennaio 1985, dietro l’insistenza della consigliera generale che visto il suo stato di salute estremamente precario l’aveva pregata di rientrare in Italia alla fine dell’anno scolastico, suor Teresa si reca a Monapo per i documenti necessari. Durante il viaggio di rientro il convoglio in cui si trovava cadde in una imboscata dei guerriglieri, suor Teresa fu raggiunta da tre pallottole e morì sul colpo.





Francescane Missionarie di Maria


“Nel nostro Istituto non abbiamo una giornata fissata per celebrare i missionari uccisi per il Vangelo – afferma Suor Rosanna Marin, FMM, Coordinatrice del Servizio d’informazione -. In Italia lo facciamo insieme a tutti, il 24 marzo, giornata che celebriamo in modo particolare anche seguendo le indicazioni del Movimento Giovanile Missionario della POM dell’Italia. L’8 luglio celebriamo in tutto l’Istituto, in tutte le parti del mondo dove ci troviamo, la commemorazione dei Martiri della Cina del 1900, ed in particolare le nostre sette sorelle martiri. Nel 2006, nel nostro Bollettino d’Informazione, abbiamo voluto ricordate alcune delle sorelle che hanno dato la vita durante il secolo scorso. Evidentemente abbiamo ricordato delle sorelle che sono morte curando gli ammalati di malattie infettive ed anche sorelle che, pur non essendo state uccise, hanno vissuto delle situazioni tragiche nei gulag della Siberia. Pur non avendo ancora fatto un elenco completo delle sorelle ‘martiri’, tra le informazioni in nostro possesso possiamo comunicare quanto segue:


Le sette Sante Martiri uccise a Taiyuan-fu (Cina), 9 luglio 1900:

Sr. Maria Ermellina (Irma Grivot), francese
Sr. Maria della Pace (Marianna Giuliani), italiana
Sr. Maria Chiara (Clelia Nanetti), italiana
Sr. Maria di Santa Natalia (Jeanne Marie Kerguin), (francese)
Sr. Maria di San Giusto (Anne franose Moreau), francese
Sr. Maria Adolfina (Caterina Dierkx), olandese
Sr. Maria Amandina (Paulina Jeuris), belga
Tre sorelle cinesi uccise a Changlo nello Chantong, Cina, il 29 aprile 1938:
Sr. Fanciko Malya, Sr. Luowang Malya, Sr. Magdalena Malyia.
Una sorella tedesca uccisa a Katscher (ora Polonia) nel 1945:
Sr. Maria Gabrielis (Monika von Ballestrem)
Una sorella spagnola uccisa nel Cachemir nel 1947:
Sr. Maria Teresalina (Joaquina Zubiri)
Una sorella maltese uccisa in Libia il 5 luglio 1989:
Sr. Emmanuela Vassallo
Durante la guerra sono rimaste uccise:
Sr. Marie Arnoldina du Sacré Cœur (Maria Weber), francese, 11 gennaio 1945, Budapest
Sr. Maria Lintina (Magdolna HorvathO, ungherese, 11 gennaio 1945, Budapest
Sr. Maria Etela (Kornelia Kovach), ungherese, 19 gennaio 1945 Budapest
Sr. Maria Optata (Augusta Szroeder), polacca, 11 febbraio 1945, Budapest
A Stanleyville (Kisangani) R.D. Congo, il 25 novembre 1964, durante la rivoluzione:
Sr. Maria di San Marciano (Irene Perez) spagnola
Sr. Maria di Santa Margherita da Cortona (Angela Di Schiena),italiana
Inoltre:
Sr. Maria Le thi Thien - Maria Stephana , vietnamita, nel settembre del 1975 à Ban Me Thuot (Vietnam)
Sr. Mary of St Clarence (Christine Sequeira), pachistana, il 15 marzo 2000 à Malir (Pakistan)
Sr. Mary Philomena Fogarty (Mary Coirle), americana, il 25 marzo 2003 a Norfolk (Virginia, USA).





Oblati di Maria Immacolata


P. Joaquín Martínez, OMI, informa che il numero dei Missionari Oblati di Maria Immacolata uccisi nel periodo compreso tra il 1831 al 1997 è complessivamente di 80. Attualmente in Vaticano è in corso la causa di beatificazione e canonizzazione di 22 OMI uccisi in Spagna durante la persecuzione religiosa, il 28 novembre 1936. Ancora nella fase diocesana sono invece le cause per gli OMI uccisi in Laos dai guerriglieri comunisti, nel periodo tra il 1960 ed il 1967. Si tratta di 5 sacerdoti OMI uccisi con altri compagni: 2 sacerdoti laotiani, 4 sacerdoti MEP (Missioni Estere di Parigi) e 5 catechisti laotiani, per un totale di 16 persone. Di questi il processo per P. Mario Borzaga si sta celebrando nella sua città di origine, Trento, mentre per gli altri, non potendosi celebrare in Laos, si fa in Francia, nella diocesi di Nantes.
In Polonia il Santo Padre Giovanni Paolo II ha beatificato P. Józef Cebula, OMI, (1902-1941) che morì martirizzato dai nazisti il 9 maggio 1941.





Salesiani (SDB)


I missionari Salesiani uccisi a causa del Vangelo sono diversi, ma non è ancora stato fatto un elenco preciso, comunica d. Dionisio Pacheco, SDB. Tra loro figurano due Santi martiri in Cina, considerati i “protomartiri salesiani”: San Luigi Versiglia, Vescovo, e San Callisto Caravario, sacerdote. Di nessuno degli altri è stata finora introdotta la causa di beatificazione. Ogni anno i Salesiani celebrano l'11 novembre, o la domenica più vicina a questa data, la "Domenica Missionaria Salesiana". In quel giorno dell’anno 1875 infatti partì da Genova la prima spedizione missionaria salesiana per la Patagonia Argentina. Così Don Bosco cominciò il suo sogno missionario.


San Luigi Versiglia
nacque nell' Oltrepò Pavese il 5 giugno 1973 e morì a Li Thau Tseui (Cina) il 25 febbraio 1930, fu Vescovo di Schiu Chow. A dodici anni venne inviato a Torino, a studiare nell'istituto dei Salesiani di Don Bosco; allora non pensava ancora di divenire sacerdote, ma veterinario. Poco dopo Don Bosco morì, senza aver potuto avere un colloquio con il ragazzo, cui aveva anticipato di avere qualcosa di importante da dirgli. Questo tuttavia colpì molto Luigi, che nel 1889 entrò nella congregazione salesiana. Frequentò la facoltà di filosofia all'Università Gregoriana di Roma, e a 22 anni fu ordinato sacerdote. L'anno dopo era direttore dei novizi salesiani a Genzano di Roma, ma la sua vera vocazione erano le missioni. Nel 1906 partì per la Cina: a Macao fu direttore spirituale della casa salesiana, dove espletò un intenso lavoro sia spirituale sia materiale, specie in favore degli orfani. Nel 1920 fu consacrato vescovo di Schiu Chow, nella regione del Kwangtung, nel sud della Cina. Erano tempi difficili, per i contrasti politici, le tensioni sociali, la diffusa criminalità. Qui il vescovo Versiglia continuò il suo lavoro, aprì scuole, seminari, apprezzato anche dai non cattolici. Il 23 febbraio 1930 mons. Versiglia, insieme al giovane missionario Callisto Caravario, due maestri, alle loro giovani sorelle e ad una catechista, partirono in barca per raggiungere la missione di Lin-chow, in una zona devastata dalla guerra civile. Il pericolo maggiore per i missionari cristiani era rappresentato dai guerriglieri comunisti e dai pirati. Una decina di banditi fermò la barca, chiedendo 500 dollari per lasciarla passare, minacciando di morte i passeggeri. Quando si accorsero delle ragazze a bordo, decisero di rapirle, ma mons. Versiglia e don Caravario cercarono di impedirlo con tutte le forze, tra le percosse dei briganti. Sopraffatti, furono condotti in un bosco vicino e lì fucilati. Le tre ragazze e i due giovani che erano con loro testimonieranno poi il coraggio e la serenità con cui il vescovo Versiglia e don Caravario affrontarono la morte. Era il 25 febbraio 1930. Le tre ragazze furono liberate alcuni giorni dopo dall'esercito regolare. Mons. Luigi Versiglia e don Callisto Caravario furono dichiarati martiri nel 1976 da Paolo VI; Papa Giovanni Paolo II li beatificò il 15 maggio 1983 e li canonizzò il 1° ottobre 2000.


San Callisto Caravario
nacque a Cuorgné (Torino) il 18 giugno 1903. Incontrando Mons. Versiglia a Torino nel 192l gli disse: "La raggiungerò in Cina". Mantenne la parola, partendo due anni dopo. Ordinato sacerdote, sempre fedelissimo alla sua consacrazione religiosa e animato da una carità sempre più ardente, accompagnava Mons. Versiglia nella visita pastorale, nel distretto di Lin Chow insieme a due maestri, due catechiste e un'allieva quando il 25 Febbraio 1930, in un tratto isolato del fiume, furono assaliti dai pirati comunisti. Nel tentativo di proteggere le giovani - che riuscirono a fuggire -, i due missionari furono percossi brutalmente e poi fucilati, in odio alla fede cristiana che esalta la verginità. Giovanni Paolo II li beatificò come Protomartiri salesiani, riconoscendo in loro "l'ideale del pastore evangelico... che dà la vita per il gregge... per la causa della verità e della giustizia, difensore dei deboli e dei poveri, trionfatore sul male del peccato e della morte". La loro memoria è celebrata il 25 febbraio



Alcuni missionari Salesiani uccisi


Don Johan Fuchs, SDB. Nato a Pfaffnau (Svizzera) l’8/3/1880, venne ucciso il 1° novembre 1934 a Rio das Mortes, dalle tribù indigene del Brasile.


Don Pedro Sacilotti, SDB. Nato a Lurena (SP) Brasile l'11/ 5/1898, venne ucciso il 1 novembre 1934 a Rio das Mortes, dalle tribù indigene del Brasile.


Don Rodolfo Lunkenbein, SDB, era nato il 1° aprile 1939 a Döringsadt, in Germania. Nel 1958 andò missionario in Brasile, dove divenne responsabile della Missione Salesiana di Meruri, nel Mato Grosso. Fu ucciso il 15 giugno 1976, a 37 anni, per aver difeso la comunità indigena dei Bororo nella demarcazione del loro territorio.


Don Fonseca Marco Aurelio, SDB, era nato il 15 febbraio 1949 a Concepción de Naranjo (Costa Rica). Fu ucciso da un soldato il 4 gennaio 1991 a Calulo (Angola), mentre, accompagnato da un catechista, si stava recando in un villaggio per il ministero.


Don Philip Valayam, SDB. Nato il 23/03/1959 a Koodaranhi, Calicut, Kerala (India) è stato ucciso nella notte tra il 24 ed il 25 dicembre 2005, dopo aver celebrato la Messa di Mezzanotte, mentre stava rientrando nella sua comunità “Don Bosco Youth Educational Services” di Nairobi (Kenya). Sembra che il sacerdote sia stato fermato da alcuni rapinatori che gli hanno sparato mentre tentava di reagire. Don Valayam era un sacerdote molto apprezzato e conosciuto. Nato a Koodaranhi-Calicut, India, era stato ordinato sacerdote nel 1988. Giunto nell’ispettoria Africa Est nel 1995 come missionario, era stato mandato a svolgere il suo ministero in Tanzania. Nel 2001 era stato trasferito a Nairobi in Kenya.


Don Declan Collins, SDB. Nato il 30/05/1952 a Drogheda (co. Louth) (Irlanda), venne ucciso per rapina il 16 novembre 2002, a Johannesburg (Sudafrica), dove era parroco e si occupava principalmente dei poveri e degli emarginati dei sobborghi della città.


Don Raphael Paliakara, SDB. Nato il 10/04/1955 a Chiyaram-Trichur (Kerala) (India), fu ucciso dai soldati entrati con violenza nella casa religiosa, a Imphal (India) il 15/5/2001.


Don Andreas Kindo, SDB. Nato il 2/12/1969 a Charry Munda (Bihar) (India), venne ucciso dai soldati entrati con violenza nella casa religiosa, a Imphal (India) il 15/5 /2001.


Seminarista Joseph Shinu. Nato il 27/03/1978 a Chakkittapara (Kerala) (India), venne ucciso dai soldati entrati con violenza nella casa religiosa, a Imphal (India) il 15/5/2001.


Don Cipriano Ibáñez, SDB. Nato il 8/12/1926 a Valoria Del Alcor (Palencia) Spagna, fu ucciso per rapina a Moca (Santo Domingo) il 26/1/1999.





Salesiane (FMA)


Le Salesiane, Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA), non hanno giornate particolari dedicate al ricordo dei missionari uccisi, perché solitamente si uniscono alle iniziative promosse dalla Chiesa locale, comunica suor Maria Trigila, FMA.
Ricordano comunque la loro consorella suor Vera Occhiena, uccisa in Mozambico nel 1982.


Suor Vera Occhiena, FMA
Missionaria salesiana, fu uccisa a Maputo (Mozambico) nella notte del 2 giugno 1982 per motivi che rimangono ancora misteriosi. Nata in provincia di Torino nel 1924, a vent’anni, in piena guerra, era studentessa alla facoltà di Lettere dell’Università di Torino. Sfollata, viene accolta nell’istituto delle FMA ad Arignano, dove incontra un direttore spirituale che le fa comprendere il suo futuro. Un anno dopo comunica ai genitori la scelta di diventare missionaria salesiana. Quindi inizia la sua vita religiosa a Torino, dove insegna lettere e pedagogia, e al pomeriggio organizza una serie di attività per i giovani: gruppi di solidarietà, del Vangelo, di aiuto alle missioni, ai poveri… Nel 1959 viene inviata in Brasile, nel Mato Grosso, come docente all’Università Salesiana. Per 7 anni dedica tutte le sue energie all’insegnamento e ai poveri. Tornata in Italia per assistere la madre, suor Vera riprende le sue attività a Cinisello Balsamo: insegnante, catechista, animatrice dell’oratorio e redattrice della rivista “Primavera”. Il 24 gennaio 1970 rinnova la sua domanda missionaria e la Madre Generale la invia in Mozambico, al collegio-scuola di Mamaacha, come insegnante, assistente, catechista e docente di teologia in seminario. Il tempo che le rimane libero lo trascorre visitando i villaggi dell’interno. Nel 1975 il Mozambico conquista l’indipendenza dal Portogallo. Il regime comunista nazionalizza scuole e collegi, i missionari vengono richiamati in patria, ma suor Vera decide di rimanere, cosciente dei pericoli che correva. Viene assunta come insegnante in un liceo di Maputo, ed il Vescovo le affida l’insegnamento del latino in seminario, compiti di responsabilità nell’ambito della Conferenza dei religiosi, la collaborazione con diversi periodici della diocesi. La notte del 31 maggio 1982, suor Vera si corica tardissimo, per terminare due articoli da consegnare in tipografia. La mattina seguente viene trovata agonizzante, sul pavimento della sua stanza, colpita alla testa con un grossa pietra. Sulla sua morte nessuno ha fatto luce.







"Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me."

Gal 2,20








Benedettini di Sant’Ottilia


L’Abate dei Benedettini di St. Ottilien, Jeremias Schroeder, OSB, ha inviato la seguente lista di Benedettini uccisi in terra di missione con alcune note biografiche.


Mons. Cassian Spiss, OSB
nato il 12.6.1866 a St. Jakob/Arlberg (Austria), morto il 14.8.1905 nelle vicinanze di Mikukuyumbu/Tans. Vicario Apostolico dello Zanzibar meridionale. Mons. Cassian si trovava in viaggio per missione che lo portava da Kilwa a Peramiho che si trovava a circa 1000 km di distanza. Era in compagnia di alcuni missionari che dovevano essere inviati alle stazioni missionarie all’interno del paese. La mattina del 14 agosto 1905 fu circondato da un gruppo di insorti. Il Vescovo rimase ucciso dalla lancia del capovillaggio Abdallah Chimai e lo stesso destino ebbero i suoi accompagnatori.


Fr. Andreas Scholzen, OSB nato il 27.6.1876 a Schleiden / Aachen (Germania) morto il 14.8.1905 nelle vicinanze di Mikukuyumbu/Tans. Missionario in Tanzania, Fr. Andreas era un infermiere molto apprezzato. Si trovava in compagnia di Mons. Cassian e ha sofferto il martirio insieme a lui.


Fr. Gabriel Sonntag, OSB nato il 26.2.1873 a Legau morto il l4.8.1905 nelle vicinanze di Mikukuyumbu/Tans. Missionario in Tanzania. Era procuratore per le stazioni missionarie all’interno del paese. Anche lui si trovava con Mons. Cassian durante il viaggio che per loro sarebbe stato l’ultimo.


P. Konrad Rapp, OSB nato il 7.1.1896 e morto il 6.6.1932. Missionario in Cina. Stava cavalcando nella notte mentre fu fermato dai soldati giapponesi i quali si accanirono contro di lui con fruste e coltelli, fino ad ucciderlo con un’arma da fuoco.


P. Servatius Ludwig, OSB nato il 15.6.1907 e morto il 26.5.1946. Missionario in Cina. “La sera tardi verso le ore 21 apparvero all’improvviso tre soldati comunisti e chiesero di vedere il responsabile della stazione missionaria che a loro dire volevano portare da un malato. P. Servatius era consapevole. E andato incontro alla morte con serenità. Poche ore dopo fu ucciso da quelle stesse persone. La mattina seguente il suo corpo fu trovato da alcuni cinesi”» (Dalla testimonianza di una catechista)


P. Bonifatius Köstler, OSB nato il 21.12.1897 e morto il 25.3.1947. Missionario in Cina. Durante il suo lavoro come missionario gli capitò spesso di essere vittima dell’assalto di banditi (soldati insorti). Nonostante le sue forze andassero diminuendo, si dedicò con slancio e successo alla missione, per ultimo nella missione di Hamatan. Da qui, all’inizio dell’estate 1946, fu portato insieme ad altri missionari in prigione e quindi nel campo di lavoro a Camping. Il suo stato di salute si era deteriorato. Apparentemente aveva problemi cardiaci. Gli fu permesso di recarsi da un medico nella vicina città di Tchatogou, dove morì per denutrizione il 25.3.1947.


Fr. Eusebius Lohmeier, OSB nato il 12.2.1897 e morto il 1.9.1949. Missionario in Corea del Nord. Nel 1924 fu inviato a Seul, dove diresse il lavoro di carpenteria per la costruzione del monastero di Tokwon e Yenki, e per la costruzione della cattedrale Pyongyang. Fu incarcerato nel 1949 e trasferito ad Oksadok dove mori il 1 settembre per denutrizione.


Fr. Markus Metzger, OSB nato il 26.1.1879 e morto il 3.8.1949. Missionario in Corea del Nord. Il 7.1.1911 fu inviato a Seul. Nel monastero locale faceva il portiere. Fu incarcerato nella prigione di Pyongyang e inviato nel campo di lavoro di Oksadok, dove morì il 3.8.1949 per denutrizione.


Fr. Eugen Ostermeier, OSB nato il 17.9.1885 e morto il 14.9.1949. Missionario in Corea del Nord. Durante la Seconda Guerra Mondiale la sua vigna a Tokwon fornì il vino per la Messa a tutti i sacerdoti della Corea, quando altri produttori di vino per la Messa avevano smesso la loro attività o erano stati espatriati. Fu incarcerato nella prigione di Pyongyang e mandato a Oksadok. Fr. Eugen è morto il 14.9.1949 a Oksadok.


Mons. Bonifatius Sauer, OSB, Abate e vescovo nato il 10.12.1877 e morto il 7. 2. 1950.
Alcuni anni dopo l’ordinazione sacerdotale (26.7.1903), venne inviato a Seoul l’11 gennaio 1909. Venne nominato Abate del monastero dei benedettini a Seul il 15.5.1913 e Vicario Apostolico di Wonsan il 25.8.1920. Consacrato Vescovo il 1.5.1921 a Seoul, venne poi nominato Abate Ordinario di Tokwon e primo ordinario di Hamhung il 12.1.1940. Arrestato dai comunisti il 9./10.05.1949, morì dopo nove mesi di prigione.
La cella nella prigione nelle quale fu rinchiuso Mons. Bonifatius era piuttosto una gabbia della misura di 2 metri per 2 metri e non aveva neanche un secchio per i bisogni. Quando entrò in carcere gli furono tolti la croce e la talare, e dovette portare la divisa blu dei prigionieri. Per sei mesi fu in isolamento. Secondo le regole della prigione poteva lavarsi solo i denti con un po’ di sale e in tutto questo tempo non potè mai lavarsi le mani né la faccia… Soltanto quando nel mese di novembre si aggravò il suo asma e il suo stato di salute, gli fu messo accanto fratel Gregor come infermiere. Due giorni prima di morire ogni tanto perdeva la coscienza e si esprimeva in maniera confusa. Il suo corpo era diventato uno scheletro.


Fr. Basilius Hauser, OSB nato il 10.11.1886 e morto il 14.2.1950. Missionario in Corea del Nord. Fu inviato a Seul il 3.5.1914. A Seul e Tokwon fu cuoco del Monastero fino alla sua morte, avvetuta ad Oksadok.


P. Rupert Klingseis, OSB nato il 5.1.1890 e morto il 6.4.1950. Missionario in Corea del Nord. P. Rupert lavorava come professore di filosofia nel Seminario Regionale a Tokwon fino a quando non fu soppresso dai comunisti. Dopo undici mesi di prigione e torture morì a Pyongyang per sfinimento e denutrizione.


Fr. Paschalis Fangauer, OSB nato il 8.1.1882 e morto il 16.4.1950. Missionario in Corea del Nord. Dappertutto dove lo chiamava la sua ubbidienza, piantava orti di frutta e verdura e curava le vigne.
Alla chiusura del monastero di Tokwon Fr. Paschalis fu incarcerato in un primo momento nella prigione di Pyongyang più tardi a Oksadok, dove morì il 16.4.1950 per denutrizione.


P. Lucius Roth, OSB nato il 19.2.1890 e morto il 3.10.1950. Missionario in Corea del Nord. P. Lucius era priore e provicario del monastero di Tokwon. Come superiore e uomo che rifiutava il comunismo, fu arrestato il 9.5.1949 e portato nella prigione di Pyongyang. Qui fu giustiziato il 3.10.1950, si suppone dopo essere stato torturato in maniera grave. Papa Pio XII, che aveva chiesto notizie particolari di P. Lucius ad ogni occasione, espresse particolare partecipazione al suo destino.


P. Dagobert Enk, OSB nato il 15.9.1907 e morto il 3.10.1950. Missionario in Corea del Nord. Fu inviato il 2.4.1934 a Tokwon, come economo. Prestò il suo servizio nella comunità fedelmente fino all’amara fine nel maggio 1950, quando fece l’ultimo sacrificio con la sua sofferenza e la sua morte. Mori probabilmente dopo essere stato sottoposto a tortura.


Fr. Josef Grahamer, OSB nato il 1.6.1888 e morto il 4.10.1950. Missionario in Corea del Nord. Fr. Josef fu fra i fondatori del primo monastero benedettino in terra coreana. Nei monasteri di Seul e di Tokwon, in un primo momento svolse soprattutto lavori di artigianato, dopo poco però fu conosciuto per le sue buone qualità di infermiere e conoscitore della medicina. Dopo cinque mesi di carcere fu ucciso il 4.10.1950.


Fr. Ludwig Fischer, OSB nato il 23.10.1902 e morto il 11.10.1950. Missionario in Corea del Nord. Fu inviato il 27.9.1925 a Seul, dove lavorava come artigiano nell’abbazia della città. Alla chiusura del monastero di Tokwon fu messo in prigione e ucciso il 11.10.1950.


P. Kanut Graf des Enffans d’Avernas, OSB nato il 11.3.1884 e morto il 6.11.1950. Missionario in Corea del Nord. Fu per quasi 20 anni sottopriore a Seul e dopo nella sua comunità di Tokwon, quasi contemporaneamente divenne superiore della stazione missionaria di Naihpyong, fino a quando il regime comunista pose fine alla sua azione missionaria. La parte finale della sua vita la trascorse nella prigione e nei campi di lavoro a Oksadok e Manpo, dove è anche seppellito.


Fr. Hilarius Hoiß, OSB nato il 27.6.1888 e morto il 12.12.1950. Missionario in Corea del Nord. Fu inviato a Seul il 7.1.1911 dove lavorava come insegnante in una scuola per artigiani. Costruì diverse stazioni missionarie in Corea del Nord e nella regione Yenki. Dopo l’incarcerazione fu spedito nel campo di lavoro a Oksadok e Manpo, dove morì per fame e per congelamento.


Fr. Solanus Hermann, OSB nato il 19.5.1909 e morto il 13.12.1950. Missionario in Corea del Nord. Fu inviato nel 1936 a Tokwon dove lavorò come artigiano nelle costruzioni. Alla chiusura del monastero di Tokwon fu incarcerato e poi spedito nei campi di lavoro a Oksadok e Manpo, dove morì per fame e per congelamento.


P. Anselm Romer, OSB nato il 7.12.1885 e morto il 9.11.1951. Missionario in Corea del Nord. Dal 1921 P. Anselm era rettore del Seminario locale a Seul. Quando fu ampliato il seminario a Tokwon (dal 1927) P. Anselm fu anche un rettore impegnato e capace. Arrestato il 9.5.1949 fu messo nella prigione di Pyongyang, e poi spedito nel campo di Oksadok, dove morì per fame e per congelamento.
Fr. Ildefons Flötzinger, OSB nato il 20.7.1878 e morto il 20.3.1952. Missionario in Corea del Nord. Fu inviato nel 1909 a Seul dove fu insegnante alla scuola per artigiani. Fr. Ildefons fondò varie stazioni missionarie e scuole. Nel maggio del 1949 fu messo nella prigione di Pyongyang e spedito a Oksadok, dove morì per fame e per congelamento.


Fr. Gottlieb Auer, OSB nato il 25.10.1887 e morto il 6.4.1952. Missionario in Corea del Nord. Fu inviato a Seul il 3.5.1914 come carpentiere. Per molti anni fu anche il fotografo della missione. Dal maggio 1949 fu imprigionato nella prigione di Pyongyang e poi nel campo di lavoro di Oksadok, dove mori per polmonite.


P. Kunibert Ott, OSB nato il 2.7.1912 e morto il 28.6.1952. Missionario in Corea del Nord. Dopo la solenne professione il 29.8.1937, fu inviato a Tokwon, dove completò i suoi studi di teologia e dove fu anche ordinato sacerdote il 30.4.1939. Quando fu chiuso il monastero di Tokwon, fu messo in prigione a Pyongyang e spedito a Oksadok, dove morì per fame.


P. Arnulf Schleicher, OSB nato il 21.9.1906 e morto il 28.6.1952. Missionario in Corea del Nord. P. Arnulf fu inviato il 10.4.1932 a Tokwon come professore, maestro dei novizi e sottopriore al Seminario locale. Ha tradotto le lettere degli Apostoli in lingua coreana. Anche in prigione dava lezioni di esegesi ai suoi confratelli. Come superiore si è consumato nel servizio ai suoi confratelli incarcerati. Morí a Oksadok, ultima vittima del comunismo.





Missionari di Scheut (CICM)


“Non abbiamo nel nostro istituto giornate particolari dedicate alla commemorazione dei missionari uccisi, anche se manteniamo sempre viva la memoria dei nostri missionari morti di morte violenta per la fede - comunica Père Jozef Dedier, archivista CICM -. Tra loro Padre Petrus Chang, cinese, morto vittima del regime comunista nel 1948. Negli anni 1948-1955 tutti i missionari CICM che operavano in Cina furono imprigionati, sottoposti al giudizio dei tribunali popolari ed espulsi dal paese. Alcuni nostri confratelli morirono in prigione. Nel 1955 in Cina restava un solo confratello cinese, di cui per molti anni non si ebbero notizie. Padre Remi Van Merhaeghe venne ucciso con il suo confratello, padre Henri Bongaerts al tempo della rivolta dei Boxer, nel 1901. Anche Mons. Ferdinand Hamer cadde vittima dei Boxer nel 1900. In epoca più recente, alcuni nostri confratelli hanno subito una morte violenta a causa del loro impegno a favore dei poveri. Padre Walter Voordeckers è stato assassinato in Guatemala il 12 maggio 1980. Alcuni giorni dopo Padre Conrado de la Cruz fu a sua volta assassinato. Due altri confratelli hanno subito la medesima sorte in Guatemala. Anche nelle Filippine due missionari, i Padri Elias Bareng e Leonard Vande Winkel, sono caduti vittime delle rivalità tra gruppi di opposte fazioni.

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Si ringrazia l'Agenzia Fides.













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"[...] Non abbiate paura!
APRITE, anzi, SPALANCATE le PORTE A CRISTO!
Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo.
Non abbiate paura!
Cristo sa "cosa è dentro l’uomo". Solo lui lo sa!
Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro,
nel profondo del suo animo, del suo cuore.
Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra.
È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione.
Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo.
Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna. [...]"


Papa Giovanni Paolo II
(estratto dell'omelia pronunciata domenica 22 ottobre 1978)



 
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