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SERVO per Amore







L'ordinazione sacerdotale costituisce il momento culminante della storia vocazionale di chi ha risposto con un "sì" alla chiamata di servire la Chiesa.

Per comprendere meglio come venga vissuta la scelta di consacrarsi a Dio abbiamo rivolto alcune domande a un neo sacerdote Legionario di Cristo,
ordinato il 12 dicembre 2009, a Roma.








INTERVISTA a Padre Olaf Oceguera

a cura di Alessandra Clementini

















Alessandra Clementini:

«Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga» (Gv 15, 16).
In queste parole di Gesù si può leggere il grande mistero della vocazione sacerdotale, quale dono di Dio per chi la riceve e per l'intera Chiesa.
Padre Olaf, lei ha appena ricevuto l'ordinazione, può raccontarci brevemente quali sono stati i segni della chiamata di Cristo nella sua storia vocazionale?






Padre Olaf:

Ho vissuto la verità di queste parole del Van­gelo nella mia vita.
Guardando indietro alla mia storia e cercando di capire come mai oggi sono sacerdote, mi rendo conto di quanto sia stato Cristo a guidare la mia anima, le mie scelte e il succedersi delle cose.
Fino a un­ dici anni non ricordo di aver mai pensato di voler essere sacerdote.
Non ero un bambino a cui piaceva pregare o andare in chiesa, né la mia famiglia era fervente nella fede.
Mi piaceva andare in giro con gli amici in bicicletta per il mio paese, ballare, cantare e fare sport.
Frequentavo una scuola calcio ed ero anche il capitano di una squadra di palla canestro.
In realtà, proprio la scuola calcio fa parte in modo particolare della mia storia vocazionale. Facevo la quinta elementare e nella mia squadra giocava un ragazzino molto bravo.
Ciò destava in me una certa antipatia e invidia.
L'anno successivo non venne più, e di questo non mi preoccupai.
Lo rvidi per caso, mentre camminavo per strada con mia zia. Si avvicinò a lei e la salutò. Quando andò via, le dissi candidamente: «Quello mi sta molto antipatico»,
e a questa frase seguì un severo rimprovero che ricordo ancora oggi:

Non puoi parlare male di lui - mi disse severa mia zia - è un seminarista».

Rimasi molto perplesso da queste parole.
Mi colpì non tanto il fatto che lui fosse seminarista, in fondo anche mio padre lo era stato in gioventù, quanto il non poter parlare male di qualcuno che era entrato in seminario.
«È forse qualcosa di speciale essere seminarista?» mi chiesi stupito.

Poi, la sera di quello stesso giorno accadde qualcosa di molto particolare.
Con la mia famiglia, come tutte le domeniche, mi recai alla Santa Messa.
Sinceramente non ricordo se il sacerdote nell'omelia aveva par­lato del bisogno di sacerdoti nel mondo, o se c'era qualche cartellone di promozione del seminario, ma, mentre eravamo tutti in macchina per tornare a casa, espressi ad alta voce il mio desiderio di visitare un seminario, non senza provocare le risa scherzose dei miei fratelli.

Quel pensiero, quel desiderio mi accompagnò per tutta la notte e i giorni successivi, fin quando non venni a sapere che un gruppo di ragazzi avrebbe fatto le vacanze di luglio in Messico, proprio in un seminario, il Centro Vocazionale dei Legionari di Cristo.

Questa fu l'occasione giusta per me per comprendere meglio la vita all'interno di un seminario, pur non conoscendo né i Legionari di Cristo, né tantomeno la differenza tra sacerdoti diocesani e religiosi.
Mio padre mi diede il permesso di andare, e così partii insieme ad un gruppo di 5 ragazzi.
L'esperienza fu a dir poco entusiasmante.

L'ambiente era pieno di allegria, i sacerdoti erano giovani, sempre gioiosi e pronti a trasmettere a noi ragazzi la gioia di conoscere Cristo attraverso le tante attività in cui eravamo impegnati: lo sport, le gite in montagna, lo studio, la preghiera.

Fu allora che chiesi ai miei genitori di poter rimanere a stu­diare in quel seminario per un anno, e poi per un altro anno ancora.
Certo, a undici anni un bambino non può prendere una decisione così radicale, quella di andare via di casa per essere sacerdote, a meno che non sia Dio stesso a fare in modo che tale scelta diventi il frutto di una maturazione guidata da Lui e dai suoi strumenti.

La scelta di divenire sacerdote, infatti, la feci in maniera consapevole negli anni dell'adolescenza, quando, pur sentendomi molto attratto dalle esperienze di vita dei miei coetanei, sostenuto dalla preghiera e dal confronto sincero con il mio direttore spirituale, decisi di seguire con fiducia ciò che DIO mi stava chiedendo: CONSACRARMI TUTTO A LUI.

Entrai in noviziato, e due anni dopo professai i voti di povertà, castità ed obbedienza: il primo grande passo della mia consacrazione al Signore verso il sacerdozio.














(VIDEO) Ordinazione Sacerdotale con il Card. Velasio De Paolis
- parte n° 1 - Litanie dei Santi





(VIDEO) Ordinazione Sacerdotale con il Card. Velasio De Paolis
- parte n° 2 - Veni, Creator Spiritus





(VIDEO) Ordinazione Sacerdotale con il Card. Velasio De Paolis
- parte n° 3 - O Signore, Nostro Dio















Alessandra Clementini:

Ci sono stati dei momenti particolarmente significativi degli anni dedicati alla sua formazione oltre che spirituale e pastorale, anche umana e intellettuale, in particolare nell'esperienza fatta con le attività apostoliche del Movimento Regnum Christi?






Padre Olaf:

Sono tante le esperienze significati e che hanno arricchito la mia vita religiosa, tre in palticolare:

la prima, quando studiavo negli Stati Uniti.

Avevo ven­t'anni e conobbi un ragazzo della Califomia, di una fa­miglia cattolica fervente, che era molto entusiasta della sua attività in parrocchia; aveva una sorella consacrata nel movimento Regnum Christi.
Dopo qualche tempo, mi disse che era diventato marmone e che era convinto che la Chiesa Cattolica fosse in errore.
Mi sentii in qualche modo responsabile di ciò, poiché io mi ero allontanato da lui e lui si era allontanato dalla Chiesa.

Da qui la mia riflessione circa il mio impegno per far conoscere di più Gesù ai giovani e far amare la Chiesa.

La seconda esperienza che mi aiutò molto a maturare fu il mio pe­riodo trascorso in Brasile.

Mi fu affidata la pastorale vo­cazionale e la sezione giovani del Regnum Christi. Stan­do con loro capii quanto grande fosse la fiducia che la Chiesa e la Legione di Cristo riponevano in me nell'affidarmi dei ragazzi desiderosi solo di approfondire la loro amicizia con Gesù attraverso il mio impegno e la mia spiritualità.

Infine, non posso non ricordare l'ultima esperienza, forse la più importante, avvenuta poco prima della mia ordinazione diaconale e sacerdotale.

Mi fermai a riflettere sulla bellezza e santità del sacerdozio e nacque da qui un senso di inquietudine. Era un periodo in cui avvertivo l'attrazione per le cose del mondo e per questo mi sentivo indegno di ricevere il dono del sacerdozio, e provavo grande timore nel prendermi questo impegno.

Eppure, proprio in questi momenti ho sperimentato la misericordia di Dio.

Tante persone mi sono state vicine per consigliarmi e incoraggiarmi ma, soprattutto, ho capito come Dio abbia permesso questa difficoltà per purificarmi e per rendermi umile ed essere consapevole del fatto che da solo non posso essere fedele alla mia vocazione, ma Lui mi assicura la sua presenza, la sua compagnia, perché non sono stato io a scegliere Lui, ma Lui ha scelto me per portare frutti di vita eterna.














Alessandra Clementini:

Maria, Madre di Gesù, è la persona umana che più di chiunque altro ha risposto alla vocazione di Dio, con umiltà alla sua chiamata e fidandosi della sua Parola.
Quanto l'hanno aiutata nel suo cammino verso il sacerdozio l'esempio e l'intercessione della Vergine Santissima?






Padre Olaf:

Sin dalla mia adolescenza nel Centro Vocazionale ho imparato a vedere in lei una madre che mi guida, mi consiglia, mi incoraggia.

Il 12 dicembre, festa della Madonna di Guadalupe, patrona del Messico, ormai è diventata una data memorabile.
Nel 2004 sono venuto a Roma in un periodo di forte crisi in cui avevo la sensazione di non aver compiuto la missione che i superiori mi avevano affidato in Brasile, di aver perso molto tempo; non sentivo più quella voglia di lavorare, di salvare anime, di predicare il Vangelo.

Ma l'incontro casuale con alcuni ragazzi durante una conferenza, l'aver fatto loro conoscere i Legionari di Cristo e l'invito a prendere parte alla celebrazione della festa di Guadalupe alla nostra parrocchia hanno fatto rinascere in me l'entusiasmo per la mia vocazione, la gioia di essere legionario, di continuare a formarmi, di pregare per i ragazzi spinto dal desiderio di aiutarli ad avvicinarsi a Cristo.

Poi, la mia ordinazione sacerdotale è avvenuta proprio il 12 dicembre, e credo proprio che Maria abbia voluto farsi vedere lungo la mia strada vocazionale.














(VIDEO) ECCOMI, eccomi! SIGNORE, io vengo...














Alessandra Clementini:

Secondo san Paolo essere sacerdote significa soprattutto «essere amministratori dei misteri di Dio» (l Cor 4,1-2) in virtù dell'esercizio del triplice ministero:
della Parola di Dio, per evangelizzare e guidare le anime,
della Penitenza, divenendo testimone autentico della mise­ricordia divina, dell'Eucaristia, come momento di intima comunione con Cristo.

È trascorso solo un mese dalla sua ordinazione sacerdotale.

Come è cambiata la sua vita ora che è "amministratore" dei beni della salvezza?






Padre Olaf:

Continuo ad ammirare la bellezza e la grandezza di questo dono.

È troppo grande, troppo santo.

Continuo a sentirmi indegno, ma sono convinto che se Dio ha voluto scegliere me per essere un ponte per unirLo ai suoi figli, sarà Lui a mantenermi forte, saldo davanti alle tempeste.

Sono un amministratore, e san Paolo continua dicendo che ciò che si aspetta da un amministra­tore non è che sia famoso, intelligente, ricco, o che sia ammirato ma che sia FEDELE.
Come inizio del mio ministero sacerdotale mi è stata affidata la fomazione degli adolescenti del gruppo ECYD (Educazione, Cultura e Sport).
La mia vita ora ruota intorno a questi "piccoli uomini", pieni di sogni e di energia, con lo scopo di avvicinarli a Gesù Cristo, di aiutarli a scoprire la loro vocazione e di essere lo strumento perché vivano la vita di grazia e sentano il bisogno di far qualcosa affinché i loro amici e coetanei conoscano ed amino Gesù Cristo.

Cerco di fare in modo che tutto ciò che faccio, come sacerdote, abbia un valore di eternità e sia mezzo di salvezza per le anime che Dio mi ha affidato .




fonte:
LeCristo, Anno XVII, N°1, Febbraio 2010



APPROFONDIMENTO:

Il Sacerdote



Argomento pubblicato su Blog CATTOLICI, il Raccoglitore Italiano di BLOG di Fedeli CATTOLICI...
http://blogcattolici.blogspot.com/

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"[...] Non abbiate paura!
APRITE, anzi, SPALANCATE le PORTE A CRISTO!
Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo.
Non abbiate paura!
Cristo sa "cosa è dentro l’uomo". Solo lui lo sa!
Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro,
nel profondo del suo animo, del suo cuore.
Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra.
È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione.
Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo.
Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna. [...]"


Papa Giovanni Paolo II
(estratto dell'omelia pronunciata domenica 22 ottobre 1978)



 
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