Translate

Lealtà verso la Chiesa








18 I testi liturgici di questa domenica formano una catena di invocazioni al Signore.
Nell'introito Lo chiamiamo nostro sostegno, nostra roccia e difesa [Cfr Sal 17, 19-20; 2-3. Introito della Messa].
L'orazione riecheggia lo stesso motivo: «Tu non privi mai della tua luce quelli che si rifugiano nella solidità del tuo amore» [Orazione della seconda domenica dopo Pentecoste].

Nel graduale continuiamo a invocarlo: «Nei momenti di angustia ho invocato il Signore... Libera, Signore, la mia anima dalle labbra di chi mi inganna, dalle sue false parole. Dio mio, in te mi rifugio» [Sal 119, 1-2; 7, 2. Graduale della Messa]. È commovente questa insistenza di Dio, nostro Padre, deciso a ricordarci che dobbiamo ricorrere sempre alla sua misericordia, qualunque cosa succeda.
Sì, anche adesso, in questi momenti in cui voci di confusione percorrono la Chiesa; sono momenti di smarrimento, perché tante anime non riescono a trovare dei buoni pastori, altri Cristi, che le guidino verso l'amore del Signore; e trovano invece «ladri e predoni», che vengono per «rubare, uccidere, distruggere» [Cfr Gv 10, 8.10].

Non dobbiamo aver paura.
La Chiesa, il Corpo di Cristo, sarà sempre il cammino indefettibile e l'ovile del Buon Pastore, il solido fondamento e la via aperta a tutti gli uomini.
L'abbiamo appena letto nel santo Vangelo: «Esci per le strade e lungo le siepi e spingili a entrare, affinché la mia casa si riempia» [Lc 14, 23].






19 Che cos'è la Chiesa? E dove si trova?
Molti cristiani, storditi e disorientati, non trovano una risposta sicura a queste domande, e arrivano forse a pensare che le risposte formulate in tanti secoli dal Magistero — e che i buoni libri di catechismo proponevano con essenziale precisione e semplicità — sono state «superate» e devono essere sostituite da altre.
Una serie di fatti e di difficoltà sembrano quasi essersi dati convegno, per oscurare il volto puro della Chiesa.
Alcuni dicono: la Chiesa si trova qui, nello sforzo di adattarsi ai cosiddetti «tempi moderni».
Altri gridano: la Chiesa non è altro che l'ansia di solidarietà degli uomini; dobbiamo adeguarla alle circostanze attuali.

Si sbagliano. La Chiesa, oggi, è la stessa che Cristo ha fondato, né può essere diversa.
«Gli Apostoli e i loro successori sono vicari di Dio nel governo della Chiesa costituita sulla fede e sui Sacramenti della fede.
Perciò, come non è in loro potere fondare un'altra Chiesa, così non possono insegnare altra fede né istituire altri Sacramenti: poiché giustamente si dice che la Chiesa è stata costruita sui Sacramenti, sgorgati dal costato di Cristo pendente dalla Croce» [SAN TOMMASO, Summa theologiae, III, q. 64, a. 2, ad 3].
La Chiesa si fa riconoscere dalle quattro note che sono contenute nella confessione di fede di uno dei primi concili, e che recitiamo nel Credo della Messa: «La Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica» [Simbolo costantinopolitano, DS 150 (86)]. Sono queste le proprietà essenziali della Chiesa, che le derivano dalla sua natura, così come la volle Cristo. E, per essere essenziali, sono anche note, cioè segni che la distinguono da qualunque altro tipo di comunità umana, nella quale pure si oda pronunciare il nome di Cristo.

Poco più di un secolo fa, il papa Pio IX riassunse brevemente questo insegnamento tradizionale: «La vera Chiesa di Cristo è costituita e si riconosce, per autorità divina, nelle quattro note a cui confessiamo di credere nel Simbolo; e ciascuna di queste note è unita in tal maniera con le altre, che non può assolutamente restarne separata. Quindi, colei che veramente è e si chiama Cattolica, deve assieme risplendere per le prerogative della unità, della santità e della successione apostolica» [PIO IX, Lettera del S. Ufficio ai vescovi inglesi, 16 settembre 1864, DS 2888 (1686)].
È questo — insisto — l'insegnamento tradizionale della Chiesa, nuovamente ripetuto nel Concilio Vaticano II, anche se in questi ultimi anni alcuni l'hanno dimenticato, spinti da un falso ecumenismo: «Questa è l'unica Chiesa di Cristo, che nel Simbolo professiamo Una, Santa, Cattolica e Apostolica, e che il Salvatore nostro, dopo la sua Risurrezione, diede da pascere a Pietro, affidandone a lui e agli altri Apostoli la diffusione e la guida, e costituì per sempre colonna e sostegno della verità» [Lumen gentium, 8].













20 «Perché siano una cosa sola, come lo siamo noi» [Gv 17, 11], chiede Cristo al Padre; «Perché tutti siano una sola cosa, come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi una sola cosa in noi» [Gv 17, 21].
La continua esortazione all'unità sgorga costantemente dalle labbra di Gesù Cristo, perché «ogni regno diviso in sé stesso cade in rovina, e nessuna città o famiglia divisa in sé stessa può stare in piedi» [Mt 12, 25].
Predicazione che diventa desiderio ardente: «Ed ho ancora altre pecore che non sono di quest'ovile; anche quelle io devo radunare, e ascolteranno la mia voce, e si avrà un solo gregge, e un solo pastore» [Gv 10, 16].

Con che meravigliosi accenti il Signore ha esposto questa dottrina! Moltiplica le parole e le immagini affinché possiamo comprenderlo, perché resti ben impressa nella nostra anima questa passione per l'unità: «Io sono la vera vite, e il Padre mio è il vignaiolo.
Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie via; e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché frutti di più... Rimanete in me e io in voi.
Come il tralcio non può recare frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» [Gv 15, 1-5].

Non vedete come quelli che si separano dalla Chiesa, anche se sono rami frondosi, diventano rapidamente secchi, e i loro frutti si riempiono del brulichio dei vermi? Amate la Chiesa Santa, Apostolica, Romana: l'Unica Chiesa.
Scrive san Cipriano: «Chi miete altrove, fuori della Chiesa, disperde la Chiesa di Cristo» [SAN CIPRIANO, De catholicae Ecclesiae unitate; PL 4, 503].
E san Giovanni Crisostomo insiste: «Non separarti dalla Chiesa.
Non c'è nulla di più forte della Chiesa. La tua speranza è la Chiesa; la tua salvezza è la Chiesa; il tuo rifugio è la Chiesa.
Essa è più alta del cielo e più vasta della terra; non invecchia mai, la sua forza è eterna» [SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, Homilia de capto Eutropio, 6].

Si difende l'unità della Chiesa vivendo molto uniti a Cristo, che è la vite di cui siamo i tralci.
In che modo?
Aumentando la nostra fedeltà al Magistero perenne della Chiesa: «Ai successori di Pietro lo Spirito Santo non fu promesso perché per rivelazione propria propalassero una nuova dottrina, ma perché, con la sua assistenza, custodissero santamente ed esponessero fedelmente la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede» [CONCILIO VATICANO I, Costituzione dogmatica sulla Chiesa, DS 3070 (1836)].
In questo modo conserveremo l'unità: venerando la nostra Madre senza macchia; amando il Romano Pontefice.






21 Alcuni affermano che siamo rimasti in pochi nella Chiesa; io risponderei loro che, se tutti custodissimo con lealtà la dottrina di Cristo, il numero crescerebbe subito considerevolmente, perché Dio vuole che la sua casa si riempia.
Nella Chiesa ritroviamo Cristo, l'Amore dei nostri amori. E per tutti dobbiamo desiderare questa vocazione, quest'intima gioia che inebria l'anima con la dolcezza luminosa del Cuore misericordioso di Gesù.

Dobbiamo essere ecumenici, si sente dire. D'accordo. Tuttavia io temo che, dietro alcune iniziative che si autodefiniscono ecumeniche, si nasconda un inganno: perché sono attività che non conducono all'amore di Cristo, la vera vite.
Per questo restano senza frutto. Io chiedo al Signore ogni giorno che mi dilati il cuore, perché continui a trasformare in amore soprannaturale l'amore che Egli ha posto nella mia anima per tutti gli uomini, senza distinzione di razza, di nazione, di cultura e di ceto.
Stimo sinceramente tutti gli uomini, cattolici e non cattolici; sia che credano in qualcosa, sia che non credano, anche se questi ultimi mi sono cagione di tristezza. Però Cristo ha fondato una sola Chiesa e ha un'unica Sposa.

L'unione dei cristiani?
Sì. Anzi, di più: l'unione di tutti quelli che credono in Dio. Però esiste una sola vera Chiesa. Non si tratta di ricostruirla con pezzi sparsi per ogni dove. E non ha bisogno di nessun tipo di purificazione per ritrovarsi finalmente pura. «La Sposa di Cristo non può essere adultera, perché è incorruttibile e pura.
Conosce una sola casa, conserva l'inviolabilità di un solo talamo con un pudore casto.
Ella ci conserva per Dio, prepara il Regno ai figli che ha generato.
Chi si separa dalla Chiesa si unisce con un'adultera, si allontana dalle promesse della Chiesa: e non otterrà le ricompense di Cristo colui che abbandona la Chiesa di Cristo» [SAN CIPRIANO, De catholicae Ecclesiae unitate, 6; PL 4, 503].







22 Adesso comprenderemo meglio come l'unità della Chiesa porti alla santità, e in che modo uno degli aspetti principali della sua santità sia quest'unità incentrata sul mistero del Dio Uno e Trino: «Un solo corpo, un solo spirito, come c'è una sola speranza alla quale siete stati chiamati; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è sopra tutti, opera in tutti ed è in tutti» [Ef 4, 4-6].

Santità non significa propriamente nient'altro che unione con Dio; più grande è l'intimità con il Signore, più grande è la santità.
La Chiesa è stata voluta e fondata da Cristo in compimento della volontà del Padre; la Sposa del Figlio, poi, è assistita dallo Spirito Santo.
La Chiesa è dunque opera della Trinità Beatissima; è Santa ed è Madre, la nostra santa Madre Chiesa.
Possiamo ammirare nella Chiesa una perfezione che potremmo chiamare originale, e un'altra finale, escatologica.
A tutte e due si riferisce san Paolo nell'epistola agli Efesini: «Cristo ha amato la Chiesa e ha dato sé stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell'acqua e mediante la Parola, al fine di presentarci la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia, né ruga o altro del genere, ma santa e immacolata» [Ef 5, 25-27].

La santità originale e costitutiva della Chiesa può essere oscurata, ma mai distrutta, perché è indefettibile: «Le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa» [Mt 16, 18]; può restare nascosta agli occhi umani, in alcuni momenti di cecità quasi collettiva. Però san Pietro dà ai cristiani il titolo di «gens sancta» [1 Pt 2, 9], popolo santo.
Essendo membri di un popolo santo tutti i fedeli hanno ricevuto questa vocazione alla santità e devono sforzarsi di corrispondere alla grazia ed essere, ognuno personalmente, santi. Lungo l'arco della storia, e anche oggi, ci sono tanti cattolici che si sono effettivamente santificati: giovani e vecchi, celibi e sposati, sacerdoti e laici, uomini e donne.

La santità personale di tanti fedeli — oggi come ieri — non fa rumore.
In genere non riconosciamo la santità di tante persone qualsiasi, che lavorano e vivono in mezzo a noi. Davanti agli sguardi terreni sono più evidenti il peccato e le mancanze di fedeltà, perché attirano maggiormente l'attenzione.






23 Gens sancta, popolo santo, composto da creature con le loro miserie: questa apparente contraddizione segna un aspetto del mistero della Chiesa.
La Chiesa, che è divina, è anche umana, perché è formata di uomini, e gli uomini hanno i loro difetti: «Omnes homines terra et cinis» [Sir 17, 27], tutti noi siamo impastati di terra e cenere.

Nostro Signore Gesù Cristo, che fonda la santa Chiesa, si attende che i membri di questo popolo si sforzino continuamente di raggiungere la santità. Ma non tutti rispondono con lealtà alla sua chiamata.
Ed è così che nella Sposa di Cristo si ritrovano, nello stesso tempo, le meraviglie del cammino di salvezza e le miserie di coloro che lo percorrono.

«Il divino Redentore volle che il ceto degli uomini da Lui fondato fosse anche una società perfetta nel suo genere, fornita di tutti gli elementi giuridici e sociali per perpetuare in terra l'opera salutare della Redenzione...
Se nella Chiesa si scorge qualche cosa che denota la debolezza della nostra condizione, ciò non deve attribuirsi alla sua costituzione giuridica, ma piuttosto alla deplorevole tendenza dei suoi singoli membri al male, tendenza che il divino Fondatore permette che esista anche nei membri più ragguardevoli del suo Corpo Mistico, affinché venga messa alla prova la virtù sia delle pecorelle sia dei pastori e in tutti si accumulino i meriti della fede cristiana» [PIO XII, enc. Mystici Corporis, 29 giugno 1943].

È questa la realtà della Chiesa, qui e ora.
La santità della Sposa di Cristo è pertanto compatibile con l'esistenza, nel suo seno, di persone non prive di difetti. «Cristo, infatti, dalla società che aveva fondata, non volle che fossero esclusi i peccatori: se dunque alcuni membri soffrono malattie spirituali, non c'è motivo di diminuire il nostro amore verso la Chiesa, ma piuttosto di aumentare la nostra pietà verso le sue membra» [PIO XII, enc. Mystici Corporis, 29 giugno 1943].






24 Darebbe prova di scarsa maturità chi, davanti ai difetti e alle miserie di coloro che appartengono alla Chiesa, chiunque essi siano — e per quanto alte siano le loro funzioni —, sentisse diminuire la sua fede nella Chiesa e in Cristo.
La Chiesa non è governata né da Pietro, né da Giovanni, né da Paolo; è governata dallo Spirito Santo, e il Signore ha promesso che rimarrà al suo fianco «tutti i giorni fino alla consumazione dei secoli» [Mt 28, 20].

Ascoltate ciò che dice san Tommaso, insistendo su questo argomento, a proposito della ricezione dei Sacramenti, che sono causa e segno della grazia santificante: «Chi si accosta a ricevere i Sacramenti, li riceve dal ministro della Chiesa, non in quanto è quella data persona, ma in quanto è ministro della Chiesa. Perciò finché la Chiesa lo tollera nel ministero, chi da lui riceve i Sacramenti, viene a comunicare non con il peccato di costui, ma con la Chiesa che lo presenta come ministro» [SAN TOMMASO, Summa theologiae, III, q. 64, a. 6, ad 2].
Quando il Signore permette che la debolezza umana appaia, la nostra reazione deve essere quella di chi vede la propria madre ammalata o maltrattata: deve amarla di più, moltiplicare le manifestazioni esterne e interne di affetto.

Se amiamo la Chiesa, non sorgerà mai dentro di noi l'interesse morboso di presentare come colpe della Madre le miserie di alcuni suoi figli.
La Chiesa, Sposa di Cristo, non ha motivo di intonare alcun mea culpa.
Noi invece sì: «Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa!».
Questo è il vero «meaculpismo», quello personale, e non quello che infierisce contro la Chiesa, indicando ed esagerando i difetti umani che, in questa Madre santa, derivano dalle azioni che vi compiono gli uomini, fin dove gli uomini possono arrivare, ma che non giungeranno mai a distruggere — anzi neppure a toccare — quella che è la santità originaria e costitutiva della Chiesa.

Dio nostro Signore ha paragonato infatti la Chiesa a un'aia, dove si ammucchia la paglia assieme al frumento, dal quale verrà poi il pane per la tavola e per l'altare; ha paragonato la Chiesa a una rete da pesca «ex omni genere piscium congreganti» [Mt 13, 47]: che raccoglie pesci buoni e cattivi, e questi ultimi verranno buttati via!







25 Il mistero della santità della Chiesa — questa luce originaria, che può essere eclissata dalle ombre della bassezza umana — respinge perfino il più piccolo pensiero di sospetto o di dubbio sulla bellezza di nostra Madre.
E non si può tollerare senza proteste che altri la insultino.
Non cerchiamo nella Chiesa i lati vulnerabili alla critica, come fanno taluni che non dimostrano né fede né amore.
Non concepisco che si possa vivere un affetto autentico per la propria madre, e al tempo stesso che si parli di lei con glaciale distacco.

Nostra Madre è Santa, perché è nata pura e continuerà a essere senza macchia per l'eternità. Se qualche volta non riusciamo a intravedere la bellezza del suo volto, siamo noi a doverci pulire gli occhi; se notiamo che la sua voce non ci aggrada, curiamo la durezza delle nostre orecchie che ci impedisce di cogliere, nel loro tono, i richiami del Pastore amoroso.
La nostra Madre è Santa, della santità di Cristo, a cui è unita nel corpo — che siamo tutti noi — e nello spirito, che è lo Spirito Santo, che dimora nel cuore di ognuno di noi, se ci conserviamo nella grazia di Dio.

Santa, Santa, Santa! Così osiamo inneggiare alla Chiesa, evocando l'inno in onore della Beatissima Trinità.
Tu sei Santa, Chiesa, Madre mia, perché ti ha fondato il Figlio di Dio, che è Santo; sei Santa, perché così ha voluto il Padre, fonte di ogni santità; sei Santa, perché ti assiste lo Spirito Santo, che abita nell'anima dei fedeli, per riunire i figli del Padre, che abiteranno nella Chiesa del Cielo, la Gerusalemme eterna.






26 Dio «vuole che tutti gli uomini si salvino e arrivino alla conoscenza della verità. Perché uno solo è Dio, e uno solo il mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Gesù Cristo, che ha dato sé stesso in riscatto per tutti» [1 Tm 2, 4-6]. Cristo istituisce una sola Chiesa, la sua Chiesa; per questo la Sposa di Cristo è Una e Cattolica: universale, per tutti gli uomini.

Da secoli la Chiesa è diffusa in tutto il mondo; ed è composta da persone di tutte le razze e condizioni sociali.
Però la cattolicità della Chiesa non dipende dall'estensione geografica, che comunque ne è segno visibile e motivo di credibilità. La Chiesa era cattolica già nella Pentecoste; nasce cattolica dal cuore piagato di Gesù, come un fuoco alimentato dallo Spirito Santo.

Nel secondo secolo i cristiani chiamavano cattolica la Chiesa per distinguerla dalle sètte che, utilizzando il nome di Cristo, tradivano in qualche punto la sua dottrina.
«La chiamiamo cattolica», scrive san Cirillo, «non soltanto perché è diffusa su tutta la terra, dall'uno all'altro confine, ma perché in modo universale e senza alcun difetto insegna tutti i dogmi che gli uomini devono conoscere, e che riguardano ciò che è visibile e ciò che non lo è, ciò che è celeste e ciò che è terreno.
E anche perché unifica nel retto culto tutti gli uomini, governanti e semplici cittadini, dotti e ignoranti.
E, infine, perché cura e sana da ogni genere di peccati, dell'anima e del corpo, e perché possiede inoltre — in qualunque modo le si voglia chiamare — tutte le virtù, nei fatti e nelle parole e in ogni specie di doni spirituali» [SAN CIRILLO, Catecheses, 18, 23].

La cattolicità della Chiesa non dipende neppure dal plauso o dalla considerazione dei non cattolici; né ha alcun rapporto con il fatto che, in problemi non spirituali, le opinioni di alcune persone dotate di autorità nella Chiesa siano prese in considerazione — e a volte strumentalizzate — da mezzi di opinione pubblica di correnti vicine al loro pensiero.
Capiterà con frequenza che la parte di verità che si trova in qualunque ideologia umana, trovi un'eco o un fondamento nell'insegnamento perenne della Chiesa; il che è, in una certa misura, un segno della divinità della rivelazione che il Magistero custodisce.
Però la Sposa di Cristo è cattolica anche quando sia deliberatamente ignorata da molti, e anche oltraggiata e perseguitata, come purtroppo oggi capita in molti luoghi.






27 La Chiesa non è un partito politico, né un'ideologia sociale, né un'organizzazione mondiale di concordia o di progresso materiale, pur riconoscendo la nobiltà di queste e altre attività.
La Chiesa ha sempre svolto, e svolge, un immenso lavoro a vantaggio dei bisognosi, di coloro che soffrono, di tutti coloro che patiscono in qualche maniera le conseguenze dell'unico vero male, che è il peccato.
E a tutti — a coloro che in un modo o nell'altro sono bisognosi, come a quelli che credono di godere della pienezza dei beni materiali — la Chiesa viene a confermare l'unica cosa essenziale, definitiva: che il nostro destino è eterno e soprannaturale, che soltanto in Cristo abbiamo la salvezza eterna, e che soltanto in Lui otterremo in qualche modo già in questa vita la vera pace e la vera felicità.

Pregate ora con me Dio nostro Signore perché i cattolici non dimentichino mai queste verità, e si decidano a metterle in pratica.
La Chiesa Cattolica non ha bisogno dell'approvazione degli uomini, perché è opera di Dio.

Ci mostreremo cattolici se diamo frutti di santità, perché la santità non conosce frontiere né è patrimonio di alcun particolarismo umano. Ci mostreremo cattolici se preghiamo, se cerchiamo continuamente di rivolgerci a Dio, se ci sforziamo sempre e in tutto di essere giusti — dando al termine giustizia tutta la sua portata, perché in questi tempi è utilizzato frequentemente in senso materialista ed erroneo —, se amiamo e difendiamo la libertà personale degli altri uomini.

Vi ricordo anche un altro segno, chiaro, della cattolicità della Chiesa: la fedele conservazione e amministrazione dei Sacramenti così come sono stati istituiti da Cristo, senza tergiversazioni umane né falsi tentativi di sottoporli a condizionamenti psicologici o sociologici.
Perché «nessuno può deliberare sulle cose che sono in potere di un altro, ma solo su quelle che sono in suo potere. Essendo quindi la santificazione dell'uomo in potere di Dio santificatore, non compete all'uomo decidere a suo arbitrio circa le cose che lo devono santificare, ma esse devono venire determinate per istituzione divina» [SAN TOMMASO, Summa theologiae, III, q. 60, a. 5].
I tentativi di togliere universalità all'essenza dei Sacramenti avrebbero forse ragion d'essere se si trattasse soltanto di «segni», di simboli, che operassero in conformità alle leggi naturali di comprensione e di intelligenza.
Però i «Sacramenti della nuova legge sono allo stesso tempo cause e segni. Per questo si dice comunemente che essi producono ciò che significano.
E ciò dimostra pure che sono Sacramenti in modo perfetto: perché sono ordinati a ciò che è sacro non solo come segni, ma anche come cause» [SAN TOMMASO, Summa theologiae, III, q. 62, a. 1, ad 1].











28 Questa Chiesa Cattolica è romana.
Io gusto il sapore di questa parola: romana. Mi sento romano, perché romano vuol dire universale, cattolico; perché così mi sento spinto ad amare teneramente il Papa, «il dolce Cristo in terra», come piaceva ripetere a santa Caterina da Siena, che considero come un'amica carissima.

«Da questo centro cattolico romano», sottolineava Paolo VI nel discorso di chiusura del Concilio Vaticano II, «nessuno è, in via di principio, irraggiungibile; in linea di principio tutti possono e debbono essere raggiunti.
Per la Chiesa cattolica nessuno è estraneo, nessuno è escluso, nessuno è lontano» [SACROSANCTUM OECUMENICUM CONCILIUM VATICANUM II, Constitutiones, Decreta, Declarationes, Vaticano 1966, p. 1079]. Io venero con tutte le mie forze la Roma di Pietro e di Paolo, bagnata dal sangue dei martiri, centro di espansione per tanti che hanno propagato nel mondo intero la parola salvifica di Cristo.
Essere romano non racchiude nessun significato di particolarismo, bensì di ecumenismo autentico; presuppone il desiderio di allargare il cuore, di aprirlo a tutti con l'ansia redentrice di Cristo, che tutti cerca e tutti accoglie, perché tutti ha amato per primo.

Sant'Ambrogio ha scritto alcune brevi parole, che sembrano quasi un canto di gioia: «Dove c'è Pietro, lì c'è la Chiesa; e dove c'è la Chiesa non regna la morte, ma la vita eterna» [SANT'AMBROGIO, In XII Ps. Enarratio, 40, 30].
Perché dove sono Pietro e la Chiesa, c'è Cristo: ed egli è la salvezza, l'unico cammino.






29 Nostro Signore fonda la sua Chiesa sulla debolezza — ma anche sulla fedeltà — di alcuni uomini, gli Apostoli, ai quali promette l'assistenza costante dello Spirito Santo.
Leggiamo ancora una volta questo testo ben noto, ma sempre nuovo e attuale: «È stato dato a me ogni potere nel cielo e sulla terra.
Andate, dunque, ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte le cose che vi ho comandato.
Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» [Mt 28, 18-20].

La predicazione del Vangelo non sorge in Palestina per iniziativa personale di alcuni uomini infervorati.
Che cosa potevano fare gli Apostoli?
In mezzo alla gente del loro tempo, non contavano nulla: non erano ricchi, né colti, né eroi secondo lo stampo umano. Gesù getta sulle spalle di questo pugno di discepoli un compito immenso, divino. «Non siete stati voi a scegliere me, ma io ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto sia stabile; affinché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo dia» [Gv 15, 16].

Lungo i duemila anni della sua storia, la Chiesa conserva ininterrotta la successione apostolica.
«I vescovi», dichiara il Concilio di Trento, «sono succeduti agli apostoli e sono posti, come dice lo stesso Apostolo [Paolo], dallo Spirito Santo per reggere la Chiesa di Dio (At 20, 28)» [CONCILIO DI TRENTO, Dottrina sul Sacramento dell'Ordine, DS 1768 (960)].
E fra gli Apostoli, lo stesso Cristo fa oggetto Simone di una scelta speciale: «Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» [Mt 16, 18].
E aggiunge: «Io ho pregato per te, che la tua fede non abbia a venir meno: e tu, quando ti sarai convertito, conferma i tuoi fratelli» [Lc 22, 32].

Pietro si trasferisce a Roma e vi stabilisce la sede del primato, del Vicario di Cristo.
È a Roma dunque dove si avverte meglio la successione apostolica, e per questo è chiamata la sede apostolica per antonomasia.
Il Concilio Vaticano I, con le parole di un Concilio precedente, quello di Firenze, ha proclamato che «tutti i fedeli di Cristo devono credere che la Santa Sede Apostolica e il Romano Pontefice possiedono il primato su tutto il mondo, e che lo stesso Romano Pontefice è il successore del beato Pietro, principe degli Apostoli, e vero vicario di Cristo, e capo di tutta la Chiesa, e padre e maestro di tutti i cristiani; e che a lui fu dato da nostro Signore Gesù Cristo, nella persona del beato Pietro, pieno potere di pascere, reggere e governare la Chiesa universale» [CONCILIO VATICANO I, Costituzione dogmatica sulla Chiesa, DS 3059 (1826)].







30 Il supremo potere del Romano Pontefice e la sua infallibilità, quando parla ex cathedra, non sono un'invenzione umana: si basano sull'esplicita volontà fondazionale di Cristo. Non ha alcun senso perciò opporre il governo del Papa a quello dei vescovi o ridurre la validità del Magistero pontificio all'assenso dei fedeli! Non c'è nulla di più estraneo alla Chiesa dell'equilibrio dei poteri; non ci servono gli schemi umani, per quanto possano essere attraenti e funzionali. Nessuno nella Chiesa gode di per sé, in quanto uomo, della potestà assoluta; nella Chiesa non c'è altro capo che Cristo; e Cristo ha voluto affidare a un suo Vicario — il Romano Pontefice — la sua Sposa pellegrina in questa terra.

La Chiesa è Apostolica per costituzione: «Colei che è veramente e si chiama Cattolica, deve assieme brillare per la prerogativa dell'unità, della santità e della successione apostolica.
Così, la Chiesa è Una, con l'unità chiara e perfetta di tutta la terra e di tutte le nazioni, con l'unità della quale è principio, radice e origine indefettibile la suprema autorità e l'eccellente primato del beato Pietro, principe degli Apostoli, e dei suoi successori sulla cattedra romana.
E non esiste un'altra Chiesa Cattolica, diversa da quella che, edificata sull'unico Pietro, si innalza per l'unità della fede e per la carità in un solo corpo coerente e compatto» [PIO IX, Lettera del S. Ufficio ai vescovi inglesi, DS 2888 (1686)].

Contribuiamo a rendere più evidente agli occhi di tutti questa apostolicità, manifestando con squisita fedeltà l'unione al Papa, che è unione a Pietro.
L'amore al Romano Pontefice deve essere in noi vibrante e appassionato, perché in lui vediamo Cristo.
Se parliamo col Signore nella preghiera, acquisteremo uno sguardo limpido, che ci farà distinguere, anche negli avvenimenti che a volte non capiamo e che ci causano lacrime e dolore, l'azione dello Spirito Santo.






31 La Chiesa ci santifica dal momento in cui, grazie al battesimo, entriamo nel suo seno. Appena nati alla vita naturale, possiamo già aver parte alla grazia santificante. «La fede di un altro, anzi di tutta la Chiesa, giova al bambino in virtù dell'operazione dello Spirito Santo che unisce la Chiesa e mette l'uno in comunicazione di beni con l'altro» [SAN TOMMASO, Summa theologiae, III, q. 68, a. 9, ad 2].
È meravigliosa questa maternità soprannaturale della Chiesa, conferitale dallo Spirito Santo. «La rigenerazione spirituale prodotta dal battesimo somiglia in qualche modo alla nascita fisica, nel senso che i bambini, come non prendono il cibo da sé quando sono ancora nel seno materno, ma vengono sostentati dal nutrimento della madre, così finché non hanno l'uso di ragione e vivono quasi nel seno della madre Chiesa, non si applicano la salvezza da sé stessi, ma per mezzo della Chiesa» [SAN TOMMASO, Summa theologiae, III, q. 68, a. 9, ad 1].

Risalta in tutta la sua grandezza il potere sacerdotale della Chiesa, che deriva direttamente da Cristo. «Cristo è la fonte di ogni sacerdozio; perché quello dell'Antica Legge ne era la figura, e quello della Nuova Legge agisce in suo nome, secondo l'affermazione di san Paolo (2 Cor 2, 10): "Anch'io, se ho perdonato qualcosa, l'ho fatto per riguardo a voi, in persona di Cristo"» [SAN TOMMASO, Summa theologiae, III, q. 22, a. 4].

La mediazione salvifica tra Dio e gli uomini si perpetua nella Chiesa per mezzo del Sacramento dell'Ordine, che abilita — in virtù del carattere e della grazia che ne conseguono — a operare come ministri di Cristo in favore di tutte le anime.
«Il fatto che uno possa realizzare un atto di cui un altro è incapace, non deriva da differenze nella bontà o nella malizia, ma dalla potestà acquisita, che uno possiede e un altro no.
Per questo, poiché il laico non ha la potestà di consacrare, non può operare la consacrazione qualunque sia il grado della sua bontà personale» [SAN TOMMASO, In IV Sent., d. 13, q. 1, a. 1].






32 Nella Chiesa c'è diversità di ministeri, ma il fine è uno solo: la santificazione degli uomini.
E a questo compito partecipano in qualche modo tutti i cristiani, per il carattere ricevuto con i Sacramenti del battesimo e della cresima. Tutti dobbiamo sentirci responsabili di questa missione della Chiesa, che è la stessa missione di Cristo. Chi non sente zelo per la salvezza delle anime, chi non cerca con tutte le sue forze di far sì che il nome e la dottrina di Cristo siano conosciuti e amati, non potrà comprendere l'apostolicità della Chiesa.

Un cristiano passivo non ha ancora capito ciò che Cristo chiede a tutti noi. Un cristiano che pensi ai «fatti suoi», trascurando la salvezza degli altri, non ama con il Cuore di Gesù.
L'apostolato non è missione esclusiva della Gerarchia, né dei sacerdoti o dei religiosi.
Il Signore ci chiama tutti a essere strumenti, con l'esempio e la parola, di quella fonte di grazia che balza fino alla vita eterna.

Ogni volta che leggiamo gli Atti degli Apostoli, ci commuoviamo di fronte all'audacia, alla fede nella loro missione e alla gioia, in mezzo ai sacrifici, dei discepoli di Cristo. Non cercano le folle.
E anche se le folle vengono, essi si rivolgono a ogni anima in concreto, a ogni uomo, uno per uno: Filippo, all'etiope [Cfr At 8, 26-40]; Pietro, al centurione Cornelio [Cfr At 10, 1-48]; Paolo, a Sergio Paolo [Cfr At 13, 6-12].

Avevano imparato dal Maestro. Ricordatevi di quella parabola degli operai che attendevano lavoro in mezzo alla piazza del villaggio. Quando, a giorno inoltrato, arriva il padrone della vigna, si accorge che c'è ancora gente con le mani in mano: «Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi?». «Perché nessuno ci ha assoldati» [Mt 20, 6-7], rispondono.
Questo non deve accadere nella vita del cristiano; non deve esserci nessuno al suo fianco che possa affermare di non aver mai udito parlare di Cristo, perché nessuno glielo ha annunciato.

Gli uomini pensano spesso che nulla impedisca loro di fare a meno di Dio. Si sbagliano. Anche se non lo sanno, giacciono come il paralitico della piscina probatica: incapaci di muoversi verso le acque che salvano, verso la dottrina che riempie l'anima di gioia.
La colpa è, molte volte, dei cristiani; quelle persone potrebbero infatti ripetere: «hominem non habeo» [Gv 5, 7], non ho nessuno che mi aiuti. Ogni cristiano deve essere apostolo, perché Dio, pur non avendo bisogno di nessuno, tuttavia ha bisogno di noi. Conta su di noi perché ci dedichiamo a diffondere la sua dottrina di salvezza.






33 Stiamo contemplando il mistero della Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica.
È giunta l'ora di chiederci: condivido la sete di anime di Cristo?
Prego per la Chiesa, della quale faccio parte, e nella quale devo realizzare una missione specifica, che nessun altro può fare in vece mia? Stare nella Chiesa è già molto: ma non basta.
Dobbiamo essere Chiesa, perché nostra Madre non deve mai esserci estranea, al di fuori, lontana dai nostri pensieri più profondi.

Concludiamo queste considerazioni sulle note della Chiesa.
Con l'aiuto del Signore, esse resteranno impresse nelle nostre anime, confermando in noi un criterio chiaro, sicuro, divino, per amare di più questa Madre santa, che ci ha fatto nascere alla vita della grazia, e ci nutre giorno per giorno con inesauribile sollecitudine.

Se per caso udite parole o grida di offesa contro la Chiesa, mostrate, con umanità e con carità, ai disamorati, che non si può maltrattare questa Madre.
Adesso la attaccano impunemente perché il suo regno, quello del suo Maestro e Fondatore, non è di questo mondo. «Finché il frumento geme in mezzo alla paglia, finché le spighe soffrono in mezzo alla zizzania, finché si lamentano i vasi di misericordia fra i vasi d'ira, finché piange il giglio fra le spine, non mancheranno i nemici che dicono: Quando morirà e sparirà il suo nome?
Vedrete che verrà il tempo nel quale spariranno i cristiani, e non ci saranno più... Però, dopo aver detto questo, essi muoiono senza scampo.
E la Chiesa permane» [SANT'AGOSTINO, Enarrationes in Psalmos, 70, II, 12].

Qualunque cosa succeda, Cristo non abbandonerà la sua Sposa.
La Chiesa trionfante è già con Lui, alla destra del Padre. E da là ci chiamano i nostri fratelli, i cristiani che glorificano Dio per questa realtà che noi vediamo ancora avvolta nella chiara penombra della fede: la Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica.





APPROFONDIMENTI:

Il Fine soprannaturale della Chiesa - cap. 1


Argomento pubblicato su Blog CATTOLICI, il Raccoglitore Italiano di BLOG di Fedeli CATTOLICI...
http://blogcattolici.blogspot.com/

Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons.
Siete liberi:
di riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare quest'opera alle seguenti condizioni:
- Devete attribuire la paternità dell'opera nei modi indicati dall'autore o da chi ti ha dato l'opera in licenza e in modo tale da non suggerire che essi avallino te o il modo in cui tu usi l'opera.
- Non potete usare quest'opera per fini commerciali.
- Non potete alterare o trasformare quest'opera, nè usarla per crearne un'altra.

Fonte: Testo, La Chiesa nostra Madre, cap. 2, San Josemaría Escrivá (www.escrivaworks.org)













Bookmark and Share







YouTube

Instagram

Home Page

Facebook

Blogger

































"[...] Non abbiate paura!
APRITE, anzi, SPALANCATE le PORTE A CRISTO!
Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo.
Non abbiate paura!
Cristo sa "cosa è dentro l’uomo". Solo lui lo sa!
Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro,
nel profondo del suo animo, del suo cuore.
Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra.
È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione.
Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo.
Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna. [...]"


Papa Giovanni Paolo II
(estratto dell'omelia pronunciata domenica 22 ottobre 1978)



 
Original design by Blog CATTOLICI | This design is released under a Creative Commons licence