Quel Pastore caduto dal Presepio Vivente
Daniele Floris aveva vent'anni e doveva fare il figurante nel Natale di Villagrande,
ma cinque giorni prima è volato giù dal tetto di un cantiere,
il suo primo giorno di impiego:
LA VITTIMA NUMERO 1.069 dei 1.080 MORTI SUL LAVORO NEL 2010
Mancava un pastore nel presepio di Villagrande, l'ultimo Natale.
Il giovane pastore di un presepe vivente.
Un giovane arrivato già morente in ospedale, dove se n’è andato il 21 di dicembre, nel Reparto di Rianimazione dove i medici, almeno per lui, non hanno potuto niente.
Un pastore di vent`anni che, in terra di pastori, nell’Ogliastra nuorese, s’attrezzava a fare altro, qualsiasi altra cosa purché avesse nome lavoro, in un Paese dove ce n’è sempre meno e meno tutelato, a termine e insicuro.
Il pastore vivente Daniele Floris deve aver preso come l’annuncio di un angelo quel contratto di lavoro, offerto a lui e ad altri giovani operai - e pazienza se solo per qualche giorno - da un’agenzia interinale per conto dell’impresa d’appalto lombarda incaricata di installare i pannelli fotovoltaici sul tetto dei capannoni di un’azienda locale.
E poco gli importava sapere che sarebbe stata una corsa contro il tempo per via degli incentivi statali previsti perle energie rinnovabili e che il lavoro, tanto e strozzato, sarebbe stato da cominciare e da concludere entro il 31 dicembre (con eventuale proroga al 31 gennaio) pena la mancata erogazione dei fondi
Se il lavoro c’era, Daniele Floris mica si tirava indietro: accorreva alla chiamata conte un pastore da presepe al quale è appena giunta la buona novella.
Accorreva con la fiducia dei vent`anni, quella che fa tanti progetti e non si la troppe domande, pensando che le risposte giuste le abbia chi ti ha chiamato, chi ti ha messo sotto contratto, chi alla fine ti pagherà.
Domande del tipo: una volta arrampicati sul tetto che tipo di assicurazione avremo?
Terrà questa copertura ondulata che sembra poco più spessa e resistente di un foglio di colla di pesce?
Resteremo incollati lassù o al primo sovraccarico di peso voleremo di sotto senza rete?
Ma è già lunedì e non c’è tempo di pensar male, di farsi crucci, di avere in testa i guai e poi fra quattro giorni è Natale e il neo operaio indaffarato lascerà il posto a un immobile pastore.
Daniele si presenta al cantiere, si presenta ai colleghi:
ci sono Andrea di Tortolì e Ambrogio di Lotzorai, Giovanni di Ulassai e poi Fabrizio e altri ancora, hanno tutti tra i venti e i ventiquattro anni e una gran fame di lavoro che nell’Ogliastra manca ancora di più.
Salgono tutti sul tetto del capannone.
Cominciano a lavorare.
Daniele comincia a morire.
I ragazzi non sono addestrati per quel mestiere, non sono attrezzati perla sicurezza, non sono informati sulla resistenza della tettoia.
Vanno allo sbaraglio come un esercito ragazzino che non può fare a meno di combattere.
Stanno sull’altura a difendere la postazione degli incentivi e il loro salario giornaliero senza uno straccio di trincea.
E quel cecchino infame - armato di malvagia approssimazione e colpevole negligenza - che è l`incidente sul lavoro li centra in pieno.
La copertura si sbriciola sotto i piedi dei giovani operai.
Fabrizio Solanas fa in tempo ad acciuffare il braccio di un collega e quello ad aggrapparsi a una trave rimasta su.
Gli altri precipitano di sotto.
Se la cava con qualche frattura Giovanni.
Viene ricoverato in prognosi riservata Ambrogio.
Finisce in coma, con un polmone perforato, Daniele, che non sarà pastore e non avrà Natale: prima un annuncio di «morte cerebrale. e poi la notizia che il suo cuore si è fermato a vent’anni dichiareranno conclusa il giorno seguente, il primo giorno d`inverno, l`esistenza di un ragazzo per sempre e di un operaio per un giorno.
Un operaio aggrappato a un lavoro che non tiene più.
Metafora nera di un`Italia dove la disoccupazione - dati forniti dall’lSTAT il giorno della morte di Daniele - ha toccato il suo record dal 2004 a oggi ed è all’8.7 per cento: una massa formata per il 28.9% da giovani tra i 15 e i 24 anni.
E dove i caduti sul lavoro - le morti bianche da cantiere, fabbrica. officina – l’anno scorso sono stati 1.080 circa (in attesa del dato ufficiale INAIL), tre al giorno, 40 in più rispetto al 2009.
E Daniele non ha chiuso la lista.
Quando, il 27 dicembre, passato il Natale, si è tornati a lavorare, ci sono stati 4 lutti in un giorno, tra Alessandria e Bologna, Arezzo e Olbia Tempio, nell`indifferenza generale.
MARTIRI DEL LAVORO che non fanno notizia, non fanno dibattito.
Morti ammazzati dall’assenza assassina di prevenzione e controlli, che non fanno audience.
Chi volete che si accorga se in questo Paese manca da un giorno all’altro un figurante?
A chi volete che interessi di quel pastore caduto dal nostro presepio vivente?
Approfondimento:
La Sicurezza sul Lavoro
I Soggetti Tutelati dal D.Lgs n. 81/2008
Argomento pubblicato su Blog CATTOLICI, il Raccoglitore Italiano di BLOG di Fedeli CATTOLICI...
http://blogcattolici.blogspot.com/
Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons.
Siete liberi:
di riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare quest'opera alle seguenti condizioni:
- Devete attribuire la paternità dell'opera nei modi indicati dall'autore o da chi ti ha dato l'opera in licenza e in modo tale da non suggerire che essi avallino te o il modo in cui tu usi l'opera.
- Non potete usare quest'opera per fini commerciali.
- Non potete alterare o trasformare quest'opera, nè usarla per crearne un'altra.
Si ringrazia,
Cesare Fiumi.
Il brano è tratto dalla rubrica La Storia, dell'editorialista di Sette, numero 3/2011 del supplemento del Corriere della Sera.
Translate
Martire del Lavoro
"[...] Non abbiate paura!
APRITE, anzi, SPALANCATE le PORTE A CRISTO!
Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo.
Non abbiate paura!
Cristo sa "cosa è dentro l’uomo". Solo lui lo sa!
Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro,
nel profondo del suo animo, del suo cuore.
Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra.
È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione.
Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo.
Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna. [...]"
Papa Giovanni Paolo II
(estratto dell'omelia pronunciata domenica 22 ottobre 1978)