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Perchè vado alla Santa MESSA ogni Domenica?






Che cos’è la S. Messa?




La S. Messa è:



· la celebrazione del mistero-sacrificio Pasquale (passione, morte, risurrezione) di Cristo Signore, reso presente ed efficace all’interno della comunità cristiana: “Celebriamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”;

· la presenza vera, reale, sostanziale del Cristo con il suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità: vero Dio e vero Uomo;

· il banchetto-comunione con Cristo e, grazie a Lui, con i fratelli: mediante il suo sacrificio, Cristo ci unisce mirabilmente a sè e tra noi, così da costituire una “cosa sola”.



Cristo nella S. Messa:



· rende lode e grazie a Dio Padre (eucaristia);

· attualizza il suo Sacrificio pasquale (memoriale);

· si rende presente realmente con il suo Corpo e Sangue nel pane e nel vino consacrati nella potenza dello Spirito Santo (transustanziazione);

· si fa nostro cibo e bevanda per la nostra salvezza eterna (banchetto).







Chi ha istituito la S. Messa?




Cristo Signore ha istituito la S. Messa il giovedì santo, la notte in cui veniva tradito.






Che cosa significa che la S. Messa è il Memoriale del Sacrificio di Cristo?




La S. Messa è memoriale nel senso che rende presente ed efficace sull’altare, in modo incruento, il sacrificio che Cristo, in modo cruento, ha offerto al Padre sul Calvario per la salvezza di tutti gli uomini.



La S. Messa non è dunque soltanto il ricordo di avvenimenti passati, ma rende presente e attuale quell’unico e perfetto sacrificio di Cristo sulla croce.

Identici sono la vittima e l’offerente: Cristo. Identica la finalità: la salvezza di tutti. Diverso è il modo di offrirsi: cruento sulla croce del Calvario, incruento nella S. Messa.







Che cosa significa Transustanziazione?




Significa che nella S. Messa, grazie alla potenza dello Spirito Santo, il pane di grano e il vino di uva diventano, nella loro sostanza, il Corpo e il Sangue di Cristo.







Qual è il rapporto tra la S. Messa e la Chiesa?




L’Eucaristia esprime e costruisce la Chiesa, come autentica comunione del popolo di Dio, nella sua ricca pluralità e nella sua intima unità. Lo stesso pane eucaristico, fatto di molti grani, e il vino, fatto con molti acini, significano l’unità e la pluralità del popolo cristiano che celebra l’Eucaristia.



L’Eucaristia fa la Chiesa, nel senso che l’Eucaristia la riunisce, la manifesta, la nutre, la fortifica, la fa crescere in qualità e la invia a tutta l’umanità.

E nello stesso tempo, la Chiesa fa l’Eucaristia, la celebra, la offre al Padre unita a Cristo nello Spirito Santo.



L’Eucaristia è l’apice della liturgia. È il compendio e la somma della nostra Fede. Contiene tutto il tesoro spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua e nostro pane vivo. È il luogo privilegiato in cui la Chiesa confessa la sua Fede e la confessa nel modo più alto e completo.







Come la S. Messa coinvolge la vita quotidiana?




La S. Messa costituisce il centro, il cuore di tutta la vita cristiana per la comunità ecclesiale, universale e locale, e per i singoli fedeli.


Infatti, la S. Messa:



- è il culmine dell’azione con cui Dio santifica il mondo in Cristo, e del culto che gli uomini danno al Padre;



- è fonte e vertice di tutta la vita cristiana. Si pone al centro della vita ecclesiale. Essa unisce il cielo e la terra. Comprende e pervade tutto il creato;



- è il punto di arrivo e di partenza di ogni attività della comunità cristiana e di ogni fedele. È dalla S. Messa che si va verso il mondo, verso la propria attività quotidiana con l’impegno di vivere ciò che si è celebrato (Messa - mandato - missione nel mondo).



Ed è alla S. Messa che si fa ritorno, tutti ripieni del proprio lavoro (Eucaristia, offerta e lode per tutto ciò e di tutto ciò che si è fatto per mezzo di Cristo);

· è il centro, la norma, il modello e il più sublime momento di ogni preghiera della Chiesa e del singolo cristiano;

· è l’appuntamento d’amore, settimanale ma anche possibilmente quotidiano, con Colui che ha dato tutto se stesso per noi;

· è il sacramento nel quale viene manifestato e attuato il mistero di Cristo, il mistero della Chiesa, il mistero stesso della persona umana, la quale esprime e realizza compiutamente se stessa nella S. Messa;

· La S. Messa è alimento, luce e forza per il nostro pellegrinaggio terreno e suscita e alimenta il nostro desiderio della vita eterna: il paradiso.







C’è una preghiera che sia uguale o superi la S. Messa?




Assolutamente no. La S. Messa supera la portata delle altre preghiere, ed anzi nessun’altra azione della Chiesa ne uguaglia l’efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado. Essa è quanto di più prezioso la Chiesa possa avere nel suo cammino nella storia. In essa è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa.







È obbligatorio partecipare alla S. Messa?




I cristiani hanno l’obbligo di partecipare alla S. Messa ogni domenica e nelle altre feste di precetto, a meno che non vi siano gravi motivi (malattia…). In assenza di tali gravi motivi, il cristiano, che non adempie tale obbligo, commette peccato mortale.

L’Eucaristia domenicale è «una questione di identità», anzi un bisogno, una necessità vitale, dalla quale non si può evadere.







Perché è obbligatorio proprio di domenica?




Perché Gesù Cristo è risorto “il primo giorno dopo il sabato” (Lc 24,1), il dies solis (il giorno del sole), poi chiamato dies Domini: il giorno di domenica (cfr. S. Giustino, I Apologia, cap. 65/67).

E la risurrezione di Cristo è l’evento centrale di tutta la vita di Cristo e della nostra Fede cristiana.

“Se Cristo non è risuscitato, vana è la vostra Fede” ci dice S. Paolo (1 Cor 15,14).







Come si santifica la domenica?




· Partecipando alla S. Messa;

· e dedicandosi a quelle attività che consentono di:

- rendere culto a Dio (maggior tempo dedicato alle preghiere personali e familiari, agli incontri e alle letture di approfondimento religioso, alle visite ai cimiteri …);

- curare la propria vita coniugale, familiare, parentale;

- assicurare il giusto e doveroso riposo del corpo e dello spirito;

- dedicarsi alle opere di carità soprattutto a servizio dei malati, degli anziani, dei poveri...







Quale deve essere il nostro atteggiamento nei confronti della S. Messa?




La S. Messa, per ciò che è, richiede da parte nostra:



· una grande Fede (“mistero della Fede”) che porta ad accogliere tutta la ricchezza del mistero;

· una continua disponibilità ad approfondire, mediante la catechesi, ciò che viene celebrato così che possa diventare Vita nella nostra vita;

· una formazione adeguata, in vista di una piena, consapevole e attiva partecipazione alla celebrazione eucaristica;

· una partecipazione gioiosa e comunitaria. Proprio perché la S. Messa ha carattere comunitario, grande rilievo assumono:

- i dialoghi fra il celebrante e l’assemblea

- il canto: segno della gioia del cuore: “Prega due volte chi canta bene”

- i gesti e gli atteggiamenti (stare in piedi, in ginocchio, seduti…), che esprimono e favoriscono l’intenzione e i sentimenti interiori di partecipazione, e che sono segno dell’unità di spirito di tutti i partecipanti;



· una purezza di coscienza: solo chi è in pace con Dio e con i fratelli partecipa pienamente ed efficacemente alla S. Messa;

· una partecipazione completa. Essa comporta:

- puntualità nell’arrivare in Chiesa per l’inizio della S. Messa;

- partecipazione attenta alla mensa della Parola di Dio;

- condivisione del banchetto del Corpo del Cristo (“Prendete e mangiatene tutti...”).







Partecipando alla S. Messa, si deve fare la S. Comunione?




È cosa molto buona che i cattolici, ogni qual volta partecipano alla S. Messa, facciano anche la S. Comunione. E comunque non più di due volte al giorno.







Chi puo fare la S. Comunione?




Può fare la S. Comunione ogni cattolico che sia in grazia di Dio, e cioè che, dopo aver esaminato attentamente la sua coscienza, abbia la consapevolezza di non essere in peccato mortale, perchè in tal caso commetterebbe un sacrilegio: “Chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del Sangue del Signore… mangia e beve la propria condanna” (1 Cor 11, 27-29).







Come accostarsi alla S. Comunione?




· Con rispetto: anche con l’atteggiamento del corpo (gesti, abiti dignitosi) si esprime il rispetto, la solennità, la gioia di questo incontro con il Signore;

· con il digiuno da almeno un’ora;

· dopo aver partecipato, dall’inizio, alla S. Messa, e impegnandosi a ringraziare il Signore per il grande Dono ricevuto, anche dopo la S. Messa e durante la giornata e la settimana.







Perché è importante rispettare le norme liturgiche nella S. Messa?





Le norme liturgiche:

· esprimono e tutelano la S. Messa, la quale, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo Corpo che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza;

· consentono di rispettare ed attuare l’intrinseco legame tra professione e celebrazione della Fede, tra la lex orandi e la lex credendi: La sacra Liturgia, infatti, è intimamente collegata con i principi della dottrina e l’uso di testi e riti non approvati comporta, di conseguenza, che si affievolisca o si perda il nesso necessario tra la lex orandi e la lex credendi;

· sono espressione dell’autentico senso ecclesiale. Attraverso di esse passa l’intero flusso della Fede e della tradizione della Chiesa.

· La S. Messa non è mai proprietà privata di qualcuno, né del celebrante né della comunità nella quale si celebrano i Misteri. L’obbedienza alle norme liturgiche va riscoperta e valorizzata come riflesso e testimonianza della Chiesa una e universale, resa presente in ogni celebrazione dell’Eucaristia;

· garantiscono la validità, la dignità, il decoro dell’azione liturgica, e con essa anche il “rendersi presente” di Cristo;

· conducono alla conformità dei sentimenti nostri con quelli di Cristo, espressi nelle parole e nei riti della Liturgia;

· esprimono e garantiscono il “diritto” dei fedeli ad una celebrazione degna, e pertanto anche il loro diritto ad esigerla.

· Qualora si verificassero inadempienze ed abusi, i fedeli le segnalino, nella verità e con carità, alla legittima autorità (al Vescovo o alla S. Sede).







Quali danni causano gli abusi liturgici?





· Gli abusi liturgici non solo deformano la celebrazione, ma provocano insicurezza dottrinale, perplessità e scandalo nel popolo di Dio. Non rispettare le norme liturgiche contribuisce ad oscurare la retta Fede e la dottrina cattolica su questo mirabile Sacramento. Gli abusi liturgici, più che espressione di libertà, manifestano una conoscenza superficiale o anche ignoranza della grande tradizione biblica ed ecclesiale relativa all’Eucaristia, espressa in tali norme.

· Il Mistero affidato alle nostre mani è troppo grande perché qualcuno possa permettersi di trattarlo con arbitrio personale, che non ne rispetterebbe il carattere sacro e la dimensione universale.







Che cosa hanno detto alcuni Santi circa l’Eucaristia?




· “Se voi siete il corpo di Cristo e le sue membra, allora il vostro stesso mistero giace sulla mensa eucaristica. Voi dovete essere ciò che vedete e dovete ricevere ciò che siete” (S. Agostino).

· “Soltanto la Chiesa può offrire al Creatore questa oblazione pura (l’Eucaristia), offrendogli con rendimento di grazie ciò che proviene dalla sua creazione” (S. Ireneo).

· “La parola di Cristo, che potè creare dal nulla ciò che non esisteva, non può trasformare in una sostanza diversa ciò che esiste?” (S. Ambrogio).

· “L’Eucaristia è quasi il coronamento di tutta la vita spirituale e il fine al quale tendono tutti i sacramenti” (S. Tommaso).
















LA DOMENICA: COME LA SANTIFICO?












Perché è importante per il cristiano la domenica?




Perché di domenica Cristo è risorto. E infatti era proprio di domenica quando le donne che avevano assistito alla crocifissione di Cristo si recarono al sepolcro «di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato» (Mc 16, 2), e lo trovarono vuoto.







Perché la Risurrezione di Cristo è così importante?





· Perché la Risurrezione di Gesù è il dato fondamentale, centrale e originario su cui poggia la Fede cristiana: “Se Cristo non è risorto, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra Fede” (1 Cor 15,14).

· La Risurrezione di Cristo è l’evento mirabile che non solo si distingue in modo assolutamente singolare nella storia degli uomini, ma si colloca al centro del mistero del tempo e della storia. A Cristo appartengono il tempo e i secoli. Egli costituisce l’asse portante della storia, al quale si riconducono il mistero delle origini e quello del destino finale del mondo.







Con quali espressioni viene indicata la domenica?





La domenica è anche chiamata: il Giorno del Signore, della Chiesa, dell’uomo, del sole, il primo giorno della settimana, l’ottavo giorno.







Perché la domenica è chiamata: Il giorno del Signore?



In quanto la domenica è il giorno della celebrazione della Pasqua (Passione-Morte-Risurrezio-ne-Ascensione) del Signore per la salvezza del mondo. Di tale Pasqua l’Eucaristia, che di domenica viene celebrata, è memoriale (e cioè rende presente ed efficace nell’oggi la Pasqua del Signore, che Egli ha compiuto duemila anni fa). Per questo la domenica è chiamata anche la Pasqua settimanale. Allo stesso tempo il «giorno del Signore» è anche chiamato il «signore dei giorni», «festa primordiale» in quanto «tutto è stato fatto per mezzo di Lui e senza di Lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste» ( Gv 1, 3).







Il giorno della Chiesa?



La domenica è anche chiamata giorno della Chiesa, in quanto, nella celebrazione eucaristica domenicale, la Comunità cristiana ritrova la sua fonte e il suo culmine, la ragione della sua esistenza, l’origine del suo benessere, il suo vero e insostituibile principio di azione. È attorno all’Eucaristia della domenica che cresce e matura la comunità, la quale ha la missione di comunicare il Vangelo e di condividere l’esperienza intensa di comunione tra tutti i suoi membri.







Il giorno dell’uomo?



Come giorno dell’uomo, la domenica, con la sua dimensione della festa, coinvolge l’uomo nella sua identità personale, familiare e comunitaria nella logica di un modo di essere e di vivere trascendente. Nello stesso tempo, la domenica svela all’uomo il senso del suo essere e agire.







Il primo giorno della settimana?



La domenica è anche chiamata il primo giorno della settimana, perché nella concezione ebraica, il giorno di festa è il sabato, e la domenica dunque è il primo giorno della settimana.







Perché è importante tale denominazione?



Indicando la domenica come il primo giorno della settimana viene evidenziata la singolare connessione che esiste tra la Risurrezione e la creazione, tra «il primo giorno della settimana» in cui è avvenuta la Risurrezione di Cristo e il primo giorno della settimana cosmica in cui Dio ha creato il mondo (cfr Gn 1, 1-2.4). Infatti la Risurrezione costituisce come l’inizio di una nuova creazione, della quale il Cristo, «generato prima di ogni creatura» (Col 1, 15), costituisce anche la primizia, «il primogenito di coloro che risuscitano dai morti» (Col 1, 18).







L’ottavo giorno?



La domenica è anche chiamata l’ottavo giorno, perché nella concezione ebraica il sabato risulta essere il settimo giorno della settimana , e dunque la domenica è anche l’ottavo giorno.







Che cosa evidenzia la domenica intesa come l’ottavo giorno?





L’ottavo giorno evidenzia il legame della domenica con l’eternità. Infatti la domenica, oltre che primo giorno, è anche «giorno ottavo», posto cioè, rispetto alla successione settenaria dei giorni, in una posizione unica e trascendente, evocatrice non solo dell’inizio del tempo, ma anche della sua fine nel «secolo futuro». La domenica in tal senso:

· significa il giorno veramente nuovo, unico, che seguirà il tempo attuale, il giorno senza termine che non conoscerà né sera né mattino, il secolo imperituro che non potrà invecchiare

· è il preannuncio incessante della vita senza fine, della vita eterna verso cui il cristiano viene proiettato

· prefigura il giorno finale, quello della Parusía, già in qualche modo anticipata dalla gloria di Cristo nell’evento della Risurrezione. In effetti, tutto quanto avverrà, fino alla fine del mondo, non sarà che una espansione e una esplicitazione di ciò che è avvenuto nel giorno in cui il corpo martoriato del Crocifisso è risuscitato

· è invito a guardare in avanti, è il giorno in cui la comunità cristiana grida a Cristo il suo «Marána tha: vieni, o Signore!» (1 Cor 16, 22). In questo grido di speranza e di attesa, essa si fa compagnia e sostegno della speranza degli uomini.







Perché la domenica è chiamata il giorno del sole?




Questa espressione giorno del sole, attribuita alla domenica, viene da molto lontano.

All’inizio della storia del cristianesimo, un’accorta intuizione pastorale suggerì alla Chiesa di cristianizzare, per la domenica, la connotazione di giorno del sole, espressione con cui i romani denominavano questo giorno e che ancora emerge in alcune lingue contemporanee. In tal modo la Chiesa delle origini sottraeva i fedeli alle seduzioni di culti che divinizzavano il sole, e indirizzava la celebrazione di questo giorno a Cristo, vero «sole» dell’umanità, «sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte» (Lc 1, 78-79), venuto come «luce per illuminare le genti» (Lc 2, 32), e che ritornerà alla fine dei tempi, per essere e trasfigurare con la Sua luce sfolgorante tutti e tutto.







In che senso la domenica rivela all’uomo il significato del tempo?




La domenica, sgorgando dalla Risurrezione di Cristo, fende i tempi dell’uomo (i giorni, i mesi, gli anni, i secoli) come una freccia direzionale che li collega sia al primo giorno della creazione sia all’ultimo giorno (l’ottavo) del mondo, nel quale il Signore Gesù verrà nella gloria e farà nuove tutte le cose.







Quale relazione esiste tra la domenica e l’anno liturgico?




La domenica è il naturale modello per comprendere e celebrare, nel corso dell’anno liturgico, tutto il mistero di Cristo, dall’Incarnazione e Natività fino all’Ascensione, al giorno di Pentecoste e all’attesa della beata speranza e del ritorno del Signore. La domenica, con la sua ordinaria «solennità», scandisce così, di anno in anno, il tempo del pellegrinaggio della Chiesa, fino alla domenica senza tramonto. Infatti la Chiesa, di domenica in domenica, illuminata da Cristo, cammina verso la domenica senza fine della Gerusalemme celeste, quando sarà compiuta in tutti i suoi lineamenti la mistica Città di Dio, che «non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello» (Ap 21, 23).







Perché la domenica è legata al nostro Battesimo?




La domenica, celebrazione della Morte e della Risurrezione di Cristo, ricorda, più degli altri giorni, che noi siamo, con Cristo e grazie a Lui, morti al peccato e risorti alla vita nuova dei figli di Dio, proprio nel giorno del nostro battesimo. «Con Lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in Lui siete anche stati insieme risuscitati per la Fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti» (Col 2, 12). La Chiesa sottolinea questa dimensione battesimale della domenica esortando a celebrare i battesimi, oltre che nella Veglia pasquale, anche in questo giorno settimanale, la domenica, in cui si commemora la Risurrezione del Signore.







Come si santifica la domenica?




· Partecipando anzitutto alla celebrazione eucaristica, la quale è veramente, per ogni battezzato, il cuore della domenica. “Senza domenica non possiamo vivere”: così proclamò uno dei cristiani che subì il martirio sotto Diocleziano nel IV secolo, proprio perché non volle rinunciare a celebrare l’Eucaristia domenicale.

· E anche mediante la preghiera, le opere di carità e l’astensione dal lavoro.







Come va vissuta la S. Messa domenicale?




· La S. Messa domenicale è, per il cristiano, un impegno irrinunciabile, da vivere non solo per assolvere a un precetto, ma come bisogno di una vita cristiana veramente consapevole e coerente.

· I fedeli di domenica si riuniscono in assemblea perché, ascoltando la Parola di Dio e partecipando all’Eucaristia, fanno memoria della Passione, della Risurrezione e della Gloria del Signore Gesù e rendono grazie a Dio che li ha rigenerati per una speranza viva per mezzo della Risurrezione di Gesù Cristo dai morti (cfr 1 Pt 1, 3). In ogni Santa Messa, benediciamo il Signore, Dio dell’universo, presentandogli il pane e il vino, frutti della terra e del lavoro dell’uomo.

· Quando poi i genitori partecipano con i loro figli alla S. Messa, le famiglie cristiane vivono una delle espressioni più qualificate della loro identità e del loro “ministero” di chiese domestiche.







Quando il cristiano è obbligato a partecipare alla S. Messa?




«La domenica e le altre feste di precetto, i fedeli sono tenuti all’obbligo di partecipare alla S. Messa» (can. 1247 del Codice di Diritto Canonico). Una tale legge implica un obbligo grave, e ben si comprende il motivo, se si considera la rilevanza che la domenica e l’Eucaristia hanno per la vita cristiana. Colui che deliberatamente non ottempera a tale obbligo commette un peccato mortale.







Chi può essere dispensato dal partecipare alla S. Messa domenicale?




Colui che è giustificato da un serio motivo (per esempio la malattia) o ne sia dispensato dal proprio parroco.







Come santificare la domenica pregando di più?




· È quanto mai opportuno che il cristiano, oltre a partecipare alla S. Messa, santifichi la domenica dedicando maggior tempo alla preghiera: personale, familiare, comunitaria. Tali momenti particolari di preghiera preparano e completano nell’animo cristiano il dono proprio dell’Eucaristia.

· Particolarmente raccomandata è la celebrazione solenne e comunitaria dei Vespri. Importanti sono anche espressioni antiche della religiosità, come il pellegrinaggio: spesso i fedeli approfittano del riposo domenicale per recarsi a Santuari dove vivere, magari con l’intera famiglia, qualche ora di più intensa esperienza di Fede, momenti di grazia.

· Il tempo donato a Cristo non è mai tempo perduto, ma piuttosto tempo guadagnato per l’umanizzazione profonda dei nostri rapporti, della nostra vita e di quella del mondo.







Perché per la santificazione della domenica si richiede il riposo, l’astensione dal lavoro?




· L’alternanza tra lavoro e riposo, inscritta nella natura umana, è voluta da Dio stesso, come si rileva dal brano della creazione nel Libro della Genesi (cfr Gn 2, 2-3; Es 20, 8-11): il riposo è cosa «sacra», essendo per l’uomo la condizione per sottrarsi al ciclo, talvolta eccessivamente assorbente, degli impegni terreni e riprendere coscienza che tutto è opera di Dio. Se è esemplare per l’uomo, nella prima pagina della Genesi, il «lavoro» di Dio, altrettanto lo è il suo «riposo»: “Cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro”(Gn 2, 2).

· L’interruzione del ritmo spesso opprimente delle occupazioni esprime, con la novità del riposo e il distacco dal lavoro, il riconoscimento della dipendenza propria e del cosmo da Dio. Tutto è di Dio! Il giorno del Signore torna continuamente ad affermare questo principio. Tanto più urgente è questo riconoscimento nella nostra epoca, nella quale la scienza e la tecnica hanno incredibilmente esteso il potere che l’uomo esercita attraverso il suo lavoro.







Quali sono i vantaggi del riposo domenicale?





Grazie al riposo domenicale:

· le preoccupazioni e i compiti quotidiani possono ritrovare la loro giusta dimensione

· le cose materiali, per le quali ci si agita spesso, lasciano posto ai valori dello spirito

· le persone con le quali viviamo riprendono, nell’incontro e nel dialogo più pacato, il loro vero volto. Il riposo e la distensione sono necessari alla nostra dignità di persone: le molteplici e complementari esigenze religiose, familiari, culturali, interpersonali difficilmente possono essere soddisfatte se non viene salvaguardato almeno un giorno settimanale in cui godere insieme della possibilità di riposare e di far festa

· le stesse bellezze della natura - troppe volte sciupate da una logica di dominio che si ritorce contro l’uomo - possono essere riscoperte e profondamente gustate

· si può ritrovare un po’ di pace con Dio, con se stessi e con i propri simili; un tempo propizio per la riflessione, il silenzio, lo studio e la meditazione, che favoriscono la crescita della vita interiore e cristiana

· si possono vivere preziosi momenti di arricchimento spirituale, di più grande libertà, di maggiori possibilità di contemplazione e di comunione fraterna. Questo impegna ciascuno dei discepoli di Cristo a dare anche agli altri momenti della giornata, vissuti al di fuori del contesto liturgico - vita di famiglia, relazioni sociali, occasioni di svago - uno stile che aiuti a far emergere la pace e la gioia del Risorto nel tessuto ordinario della vita. Il più tranquillo ritrovarsi dei genitori e dei figli può essere, ad esempio, occasione non solo per aprirsi all’ascolto reciproco, ma anche per vivere insieme qualche momento formativo e di maggior raccoglimento

· viene offerta l’occasione di dedicarsi, con maggiore disponibilità di energie e di tempo, alle attività di misericordia, di carità e di apostolato.

· L’Eucaristia domenicale, dunque, non solo non distoglie dai doveri di carità, ma al contrario impegna maggiormente i fedeli «a tutte le opere di carità, di pietà, di apostolato, attraverso le quali divenga manifesto che i fedeli di Cristo non sono di questo mondo e tuttavia sono luce del mondo e rendono gloria al Padre dinanzi agli uomini» (Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum Concilium, n. 9)

· si favoriscono momenti di condivisione fraterna nei confronti dei più poveri. «Ogni primo giorno della settimana ciascuno metta da parte ciò che gli è riuscito di risparmiare» (1 Cor 16, 2) e lo doni a chi ha meno di lui.







Quali lavori sono consentiti la domenica?




Quelli che non impediscono di rendere culto a Dio e non turbano la letizia propria del giorno del Signore o il dovuto riposo della mente e del corpo. Sono consentite le attività familiari o attività che hanno una grande utilità sociale, a meno che non creino abitudini pregiudizievoli per la religione, la vita di famiglia e la salute. Ogni cristiano deve anche evitare di imporre, senza necessità, ad altri ciò che impedirebbe loro di osservare il giorno del Signore.







Che differenza c’è tra la domenica e il “fine settimana”?




Ai discepoli di Cristo è chiesto di non confondere la celebrazione della domenica, che dev’essere una vera santificazione del giorno del Signore, col «fine settimana», inteso fondamentalmente come tempo di semplice riposo o di evasione. Purtroppo, quando la domenica perde il significato originario e si riduce a puro «fine settimana», può capitare che l’uomo rimanga chiuso in un orizzonte tanto ristretto che non gli consente più di vedere il «cielo».







Perché è importante santificare la domenica facendo festa?




L’esigenza di «far festa» è insita nell’essere umano. Ora per il cristiano, la domenica, il giorno in cui il Signore è risorto, è il giorno per eccellenza della gioia. Alla domenica, ben s’addice l’esclamazione del Salmista: «Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso» (Sal 118). «Il primo giorno della settimana, siate tutti lieti» si legge nella Didascalia degli Apostoli, dei primi tempi del cristianesimo. Nel giorno del Signore, la Chiesa infatti testimonia fortemente la gioia provata dagli Apostoli nel vedere il Signore risorto la sera di Pasqua. Sant’Agostino, facendosi interprete della diffusa coscienza ecclesiale, mette appunto in evidenza tale carattere della domenica: «Si tralasciano i digiuni e si prega stando in piedi come segno della risurrezione; per questo inoltre tutte le domeniche si canta l’alleluia». Il carattere festoso dell’Eucaristia domenicale esprime la gioia che Cristo trasmette alla sua Chiesa attraverso il dono dello Spirito.

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Si ringrazia,
Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Raffaello Martinelli,
Vescovo della Diocesi di Frascati.













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"[...] Non abbiate paura!
APRITE, anzi, SPALANCATE le PORTE A CRISTO!
Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo.
Non abbiate paura!
Cristo sa "cosa è dentro l’uomo". Solo lui lo sa!
Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro,
nel profondo del suo animo, del suo cuore.
Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra.
È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione.
Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo.
Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna. [...]"


Papa Giovanni Paolo II
(estratto dell'omelia pronunciata domenica 22 ottobre 1978)



 
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