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Come i CRISTIANI si impegnano nella POLITICA?






"Non possiamo parlare finchè non ascoltiamo ...
Quando avremo il cuore colmo,
la bocca parlerà, la mente penserà."


Madre Teresa di Calcutta






Come sono state, lungo i secoli, le relazioni tra CRISTIANI e POLITICA?




Le relazioni tra politica e cristiani, tra Stato e Chiesa hanno conosciuto, lungo i secoli e nei diversi paesi, una complessa evoluzione sia a livello dei principi sia a livello delle attuazioni pratiche.

Il modo di concepire e di realizzare tali relazioni tiene conto dei diversi contesti storici, sociali ed ecclesiali.

La mia riflessione, qui di seguito esplicitata, si fonda in particolare sui documenti ecclesiali di questi ultimi 50 anni, e soprattutto su: Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II, il Catechismo della Chiesa Cattolica, il Codice di Diritto Canonico, il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa.



















Secondo la fede cristiana, quale SCOPO ha la POLITICA?




La politica, intesa come molteplice e varia azione economica-sociale-legislativa-amministrativa-culturale, deve:



- Nei confronti della persona e della società civile:

tutelare e promuovere i diritti fondamentali e inalienabili della persona, la dignità e l’uguaglianza di tutti i cittadini;

svolgere i suoi compiti come servizio alle persone e alla società;

promuovere i valori fondamentali e utilizzare i mezzi giusti e idonei per realizzare il bene comune, la giustizia e la pace;

utilizzare le virtù naturali, così bene descritte dall’antichità greca, e cioè le quattro virtù cardinali: la prudenza, la giustizia, la fortezza, la temperanza.


- Nei confronti del potere pubblico:

usare mezzi onesti per conquistare, mantenere e aumentare tale potere;

esercitare con imparzialità e democrazia il mandato ricevuto dai cittadini;

favorire l’informazione e la partecipazione democratica dei cittadini rispettando il principio della solidarietà soprattutto verso i più poveri;

attuare una limpida trasparenza nella personale e pubblica amministrazione, con uso onesto del pubblico denaro;

salvaguardare in giusto modo i diritti dell’opposizione.


- Nei confronti dell'umanità:

promuovere la solidarietà, il benessere e la pace di tutti i popoli;

comporre gli eventuali conflitti col dialogo;

realizzare e consolidare un ordine internazionale, nel rispetto di quei principi che ispirano un ordinamento giuridico in armonia con l’ordine morale;

realizzare il bene comune.









Quali sono le ESIGENZE DEL BENE COMUNE?




Il bene comune "si concretizza nell’insieme di quelle condizioni sociali che consentono e favoriscono negli esseri umani, nelle famiglie e nelle associazioni il conseguimento più pieno e più rapido della loro perfezione" (GS 26).


Il bene comune:

. è "bene di tutti gli uomini e di tutto l’uomo" (Christifideles laici, n.42)

. esige "che siano rese accessibili all’uomo tutte quelle cose che sono necessarie a condurre una vita veramente umana" (GS 26)

. ha a che fare con una concezione integrale dell’uomo e del suo sviluppo, secondo tutta la ricchezza delle sue articolazioni

. comporta l’impegno di tutti e ciascuno, seppure con diversità e complementarietà di forme, di compiti e di responsabilità. Ricerca "il bene di tutti e di ciascuno, perchè tutti siano veramente responsabili di tutti" (Sollecitudo rei socialis, n.38). Il bene comune delle persone non si può realizzare indipendentemente dal bene comune delle comunità alle quali le persone appartengono

. comprende anche la dimensione economica, pur non esaurendosi in essa.









Quando una società è autenticamente democratica, secondo la concezione cristiana?




Quando la società è fondata su uno Stato legittimamente costituito, ove sovrana è la legge e non la volontà arbitraria degli uomini.


Tale Stato richiede:

. libere e universali elezioni

. retta concezione della dignità della persona umana e una tutela dei suoi diritti

. coerente visione e attuazione del bene comune, come fine e criterio regolatore della vita politica

. partecipazione diffusa e corresponsabilità, a vari livelli e secondo le rispettive capacità, di tutti i cittadini

. rispetto per la propria e altrui autonomia politica, culturale, economica, religiosa.


In una società democratica, il soggetto dell’autorità politica è il popolo, considerato nella sua totalità di detentore della sovranità. La comunità politica è costituita per essere al servizio della società civile, dalla quale deriva, e in ultima analisi quindi delle persone e dei gruppi che la compongono.


L’autorità politica deve pertanto:

. garantire la vita ordinata e retta della comunità, promovendo il bene comune

. rispettare il principio di sussidiarietà, e cioè non deve sostituirsi alla libera attività dei singoli e dei gruppi, ma piuttosto disciplinarli e sostenerli in caso di necessità

. lasciarsi guidare dall’ordine morale, "il quale si fonda in Dio, che ne è il primo principio e l’ultimo fine" (GIOVANNI XXIII, Pacem in terris, n. 27). Proprio da questo ordine trae la virtù di obbligare e la propria legittimità morale, non dall’arbitrio o dalla volontà di potenza

. riconoscere, rispettare e promuovere i valori umani e morali essenziali

. emanare leggi giuste, cioè conformi alla dignità della persona umana e ai dettami della retta ragione. Pertanto il cittadino non è obbligato in coscienza a seguire le prescrizioni delle autorità civili se sono contrarie alle esigenze dell’ordine morale, ai diritti fondamentali delle persone o agli insegnamenti del Vangelo

. comminare pene proporzionate alla gravità dei delitti, e finalizzate a riparare il disordine introdotto dalla colpa, garantire l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone, contribuire alla correzione e al recupero personale e sociale del colpevole.









"Non esitate a stimolare i fedeli laici a vincere ogni spirito di chiusura, distrazione e indifferenza, e a partecipare in prima persona alla vita pubblica.
Incoraggiate le iniziative di formazione ispirate alla dottrina sociale della Chiesa, affinché chi è chiamato a responsabilità politiche e amministrative non rimanga vittima della tentazione di sfruttare la propria posizione per interessi personali o per sete di potere.
Sostenete la vasta rete di aggregazioni e di associazioni che promuovono opere di carattere culturale, sociale e caritativo. Rinnovate le occasioni di incontro, nel segno della reciprocità, tra Settentrione e Mezzogiorno"


Papa Benedetto XVI, Discorso alla 63a assemblea della Conferenza episcopale italiana, 26 maggio 2011










Come va attuata una sana laicità dello stato?




"Non è certo espressione di laicità, ma sua degenerazione in laicismo, l’ostilità a ogni forma di rilevanza politica e culturale della religione; alla presenza, in particolare, di ogni simbolo religioso nelle istituzioni pubbliche. Come pure non è segno di sana laicità il rifiuto alla comunità cristiana, e a coloro che legittimamente la rappresentano, del diritto di pronunziarsi sui problemi morali che oggi interpellano la coscienza di tutti gli esseri umani, in particolare dei legislatori e dei giuristi.
Non si tratta, infatti, di indebita ingerenza della Chiesa nell’attività legislativa, propria ed esclusiva dello Stato, ma dell’affermazione e della difesa dei grandi valori che danno senso alla vita della persona e ne salvaguardano la dignità. Questi valori, prima di essere cristiani, sono umani, tali perciò da non lasciare indifferente e silenziosa la Chiesa, la quale ha il dovere di proclamare con fermezza la verità sull’uomo e sul suo destino"
(BENEDETTO XVI, Discorso all’Unione Giuristi Cattolici Italiani, 9 dicembre 2006).









In quale modo la Chiesa è impegnata in politica?




La Chiesa, in quanto tale, non s’impegna, non si identifica, non si confonde, non è legata a nessun sistema o partito politico: rispetta e promuove la sana e giusta laicità dello Stato.
La Chiesa non è un agente politico, non è un partito, non fa politica.

La Chiesa non propone concrete decisioni da prendere, programmi da attuare, campagne politiche da condurre, persone da votare. Tutte queste realtà sono "cose tecniche per le quali il Magistero non possiede i mezzi proporzionati nè missione alcuna" (Pio XI, Quadragesimo anno). "La Chiesa rispetta la legittima autonomia dell’ordine democratico e non ha titolo per esprimere preferenze per l’una o l’altra soluzione istituzionale o costituzionale" (GIOVANNI PAOLO II, Centesimus annus, 47).

La Chiesa e la comunità politica, pur esprimendosi ambedue con strutture organizzative visibili, sono di natura diversa sia per la loro configurazione sia per le finalità che perseguono.

E’ ben vero che le finalità della Chiesa e dello Stato sono di ordine diverso e che ambedue sono società perfette, dotate quindi di mezzi propri, e sono indipendenti nella rispettiva sfera di azione. Ma è anche vero che l’una e l’altra agiscono a beneficio di un soggetto comune: l’uomo. La loro separazione non esclude la loro collaborazione. "La comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l’una dall’altra nel proprio campo. Tutte e due, anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone umane" (GS 76).

La Chiesa, proprio perché a servizio di ogni persona e della crescita integrale della persona può e deve:

. evangelizzare l’ordine politico (politico qui inteso nel suo più alto valore sapienziale)

. avere il riconoscimento giuridico della propria identità e realizzare forme stabili di rapporti e strumenti (ad es. concordati) idonei a garantire relazioni armoniche

. giudicare i comportamenti politici in quanto hanno una dimensione etica. Essa dunque rivendica la libertà di esprimere il suo giudizio morale su ogni realtà umana ogniqualvolta ciò sia richiesto dalla difesa dei diritti fondamentali della persona o dalla salvezza delle anime

. aiutare i laici, attraverso i Pastori, a formarsi una retta coscienza cristiana e ad animare cristianamente le realtà temporali (compito questo che scaturisce nativamente, per i laici, dal loro essere battezzati e cresimati)

. istruire e illuminare, come è suo proprio compito, la coscienza dei fedeli, soprattutto di quanti si dedicano all’impegno nella vita politica, perché il loro agire sia sempre al servizio della promozione integrale della persona e del bene comune.









Quali DOVERI HA IL CRISTIANO nei riguardi della politica?




Ogni cristiano:

. ha il dovere-diritto di interessarsi e di impegnarsi, secondo le proprie possibilità e capacità, nella politica per promuovere una società a servizio della persona, principio-centro-fine di ogni sua azione nella luce del Vangelo. Dalla persona umana scaturisce tale diritto di prendere parte attiva alla vita pubblica e addurre un apporto personale all’attuazione del bene comune

. non disprezza o considera irrilevante l’attività politica, ma invece la ritiene fondamentale per il perseguimento del bene comune, e sostiene pertanto l’attenzione e la convinta partecipazione di ogni cittadino, compreso l’esercizio del voto

. agisce a nome proprio (e non della Chiesa in quanto tale) nelle sue opzioni politiche, e nello stesso tempo:

. offre una coerente testimonianza cristiana

. rispetta la legittima molteplicità delle opzioni temporali

. ricerca e promuove, in determinate situazioni, l’unità politica dei cristiani, a salvaguardia di particolari valori e per il bene comune

. sa distinguere tra impegno politico e scelta partitica. Se i principi etici sono assoluti e immutabili, l’azione partitica, che pure deve ispirarsi ai principi etici, non consiste di per sé nella realizzazione immediata dei principi etici assoluti, ma nella realizzazione del bene comune concretamente possibile nel quadro di un ordinamento democratico. Nel fare ciò non è mai possibile ammettere un male morale. In concreto, tuttavia, può accadere che, quando non sia possibile ottenere di più, proprio in forza del principio della ricerca del miglior bene comune concretamente possibile, si debba o sia opportuno accettare un bene minore o tollerare un male minore rispetto a un male maggiore

. non aderisce né appoggia forze politiche e sociali che si oppongano o non prestino sufficiente attenzione ai principi e ai contenuti qualificanti della dottrina sociale della Chiesa

. evita l’astensionismo indifferentista, il rifugio nel privato, la delega in bianco.









Secondo quali criteri il cristiano sceglie un partito?




Nello scegliere e nel votare un partito, il cristiano compie una seria valutazione morale:

. circa la comunità nazionale e internazionale: valuta il complesso dei beni materiali, morali, spirituali che le animano e le dirigono

. circa il partito: esamina se i programmi-fini-mezzi-scelte operative di quel partito sono coerenti con il Vangelo. Non tutto infatti è compatibile con la fede. Nello stesso tempo, occorre ricordare che il cristianesimo è un messaggio religioso e, in quanto tale, rivolto a tutti gli uomini indistintamente. E’ capace pertanto di ispirare programmi diversi, scelte concrete, che possono essere diverse eppure tutte ugualmente coerenti con la medesima ispirazione ideale

. circa i candidati da votare: valuta la loro onestà, competenza politica e professionale, capacità di dialogare con tutti, la loro testimonianza cristiana nella vita personale, familiare, professionale, sociale.









Quali sono, nel Programma Politico, i contenuti irrinunciabili per un cristiano?




Sono quei principi fondati sul primato e sulla centralità della persona umana, quali ad esempio:

la difesa del diritto alla vita in tutte le sue fasi (dal primo momento del suo concepimento fino alla morte naturale);

la salvaguardia dei diritti dell'embrione umano;

la protezione della famiglia fondata sul matrimonio monogamico tra uomo e donna;

la libertà di educazione e quindi il diritto dei genitori ad educare i loro figli;

la tutela sociale dei minori;

l'emancipazione dalle forme moderne di schiavitù
(sfruttamento della prostituzione, liberalizzazione delle droghe);

il diritto alla libertà religiosa;

il rispetto della giustizia sociale, della sussidiarietà e della solidarietà;

la difesa della pace (da non confondersi con il pacifismo ideologico) contro ogni forma di violenza e di terrorismo
(cfr. CDF, Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica).

Da notare che questi principi, anche se sono illuminati e confermati dalla fede, sono insiti nella natura umana, e pertanto sono comuni a tutta l’umanità e sono fondamentali per il bene della società (cfr. BENEDETTO XVI, Discorso, 30 marzo 2006).









Quali sono i requisiti per il Cristiano Eletto In Un Partito?




Un cristiano, eletto in un partito, deve avere i seguenti requisiti:

. rispetto e promozione dei cardini dottrinali cristiani, in particolari dei principi della dottrina sociale cristiana

. esercizio del mandato, ricevuto democraticamente, come servizio alla società come servizio di tutto l’uomo e di ogni uomo, e come esercizio della carità: la carità, come virtù teologale, può e deve investire anche la politica con la propria forza di illuminazione, con la propria energia di dedicazione, con la propria capacità di servire e amare tutto l’uomo e tutti gli uomini

. corretta concezione della vita sociale e politica che egli è chiamato a servire

. deontologia professionale e competenza specifica nella gestione degli affari pubblici

. formazione ed educazione civile e politica permanente

. esercizio delle virtù che favoriscono l’impegno politico come servizio (integrità morale, lealtà, sincerità, pazienza, modestia, moderazione...)

. distacco dall’interesse e dal prestigio personale: il cristiano che fa politica deve agire con disinteresse, cercando non l’utilità propria, né del proprio gruppo o partito, ma il bene di tutti e di ciascuno

. ascolto delle sane e giuste esigenze del popolo prima, durante e dopo le elezioni

. onestà cristiana nella sua vita personale, familiare, sociale: tra “vita buona” e “buon governo” c’è un nesso inscindibile.









Come devono comportarsi i politici cattolici nei confronti di una legge intrinsecamente ingiusta?




Nel caso in cui si proponga per la prima volta all’Assemblea legislativa una legge intrinsecamente ingiusta, non è mai lecito conformarsi ad essa, né partecipare ad una campagna di opinione in favore di una legge siffatta, né dare ad essa il suffragio del proprio voto.

Nel caso sia già in vigore una legge intrinsecamente ingiusta, il politico cattolico deve opporsi ad essa nei modi a lui possibili e rendere nota la sua opposizione. Se non fosse possibile abrogare completamente una legge di questo genere, egli potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte di legge più restrittive, mirate cioè a limitare i danni di una tale legge e a diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica, a condizione che sia chiara e a tutti nota la sua personale assoluta opposizione a leggi siffatte e che sia evitato il pericolo di scandalo. Così facendo, non si attua una collaborazione illecita a una legge ingiusta; piuttosto si compie un legittimo e doveroso tentativo di limitarne gli aspetti iniqui. (Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Evangelium vitae, n. 73).









Quale deve essere il comportamento del CLERO nei riguardi della POLITICA?




I sacerdoti:

. non devono utilizzare la loro posizione e la loro missione nella Chiesa per appoggiare un qualunque partito, essendo super partes, a servizio di tutti e promovendo il bene di ciascuno e di tutti

. non possono essere eletti in alcun partito, a meno che ‘in circostanze concrete ed eccezionali, lo esiga il bene della comunità’ (CODICE DI DIRITTO CANONICO, n. 280)

. offrono il proprio contributo costruttivo e coerente nel campo ‘pre-politico’ e politico (non partitico), annunciando i valori fondamentali della persona e del Vangelo e offrendo indirizzi e orientamenti riguardanti i valori ai quali si deve ispirare l’attività socio-politica

. promuovono buoni rapporti con le amministrazioni politiche in aperta e cordiale collaborazione per il bene dei cittadini, nella chiarezza dei ruoli e nel rispetto delle competenze specifiche, evitando posizioni di compromesso e accordi dai quali non risulta chiara la posizione autonoma della Chiesa


si impegnano:

. a non mettere, durante il periodo elettorale, sedi e strutture (le parrocchie, gli istituti religiosi, le scuole cattoliche e le altre realtà ecclesiali) a disposizione delle iniziative di singoli partiti o formazioni politiche

. a non programmare, in vicinanza delle votazioni, iniziative di formazione, di riflessione, di preghiera e accompagnamento spirituale che coinvolgano persone già impegnate a livello sociale e politico e candidate in partiti

. a non indicare quale parte politica ritengano a loro giudizio dia maggior sicurezza in ordine alla difesa e promozione dei beni umani in questione: questa indicazione sarebbe in realtà un'indicazione per chi votare

. a vigilare affinché all'interno dei locali parrocchiali non si facciano volantinaggio, affissione di manifesti o comunque altre forme di propaganda elettorale, né si utilizzino a questo scopo i bollettini parrocchiali.

Argomento pubblicato su Blog CATTOLICI, il Raccoglitore Italiano di BLOG di Fedeli CATTOLICI...
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- Non potete alterare o trasformare quest'opera, nè usarla per crearne un'altra.


NB: per approfondire l’argomento, si leggano i seguenti documenti pontifici:

Giovanni XXIII, Mater et magistra, 1961; Pacem in terris, 1963;

Concilio Vaticano II, Gaudium et spes (GS), 1966, nn. 74-76;

Giovanni Paolo II, Sollecitudo rei socialis, 1988;

Evangelium vitae, 1995; Centesimus annus, 1991;

Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC), nn. 1897-1901; 2212-2213; 2244-2246;

Compendio del CCC nn. 405-406, 463-465;

Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF), Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, 2002;

Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della dottrina sociale della Chiesa, 2004, pp. 206-232.





Si ringrazia,
Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Raffaello Martinelli,
Vescovo della Diocesi di Frascati.




Approfondimenti:

I Cattolici nella Vita Politica


Una NUOVA GENERAZIONE di politici cattolici













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"[...] Non abbiate paura!
APRITE, anzi, SPALANCATE le PORTE A CRISTO!
Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo.
Non abbiate paura!
Cristo sa "cosa è dentro l’uomo". Solo lui lo sa!
Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro,
nel profondo del suo animo, del suo cuore.
Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra.
È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione.
Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo.
Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna. [...]"


Papa Giovanni Paolo II
(estratto dell'omelia pronunciata domenica 22 ottobre 1978)



 
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